La risposta della Russia all’attacco al ponte sullo stretto di Kerc è stata violenta, brutale e sparsa. Fin dalla prima mattina di oggi, il Cremlino ha ordinato un affondo pesantissimo in diverse regioni ucraine con missili e droni, colpendo infrastrutture e centri fondamentale della capitale Kiev. Non succedeva dal 26 giugno. Ecco il bilancio di morti e feriti, ma anche la ricostruzione degli eventi di oggi.
La Russia si sta mostrando in tutta la sua crudeltà e la sua ferocia. Il 10 ottobre sarà ricordato come un giorno storico e molto triste per l’Europa, ma soprattutto per l’Ucraina. Una pagina in cui hanno prevalso ire, vendette, terrore, furia omicida e a farne le spese sono i civili, coloro che sarebbero dovuti restare fuori da un conflitto scellerato. Il numero di morti e feriti, ma soprattutto i danni provocati e la paura generate, danno le proporzioni di una guerra sempre più terrificante.
La cronaca degli ultimi giorni ha tracciato un quadro ben preciso sulla guerra in Ucraina. Ed era il momento di una controffensiva da parte degli uomini di Volodymyr Zelensky che stava sortendo gli effetti desiderati. Un’avanzata importante nei territori persi e riconquistati, soprattutto a Sud, e che è sfociata poi nell’attacco, sempre di matrice ucraina, sul ponte di Crimea. Una costruzione dal valore strategico e simbolico cruciale, soprattutto per i rifornimenti per le truppe del Cremlino e di cui Putin si è trovato improvvisamente privato.
La sua risposta è stata impetuosa e inaccettabile, per la ricaduta sui civili ucraini. Infatti, Kiev è stata pesantemente attaccata, utilizzando un gran numero di missili e droni. Una mattinata del terrore, che ha risvegliato la capitale con gli squilli della morte e della distruzione, come non accadeva da giugno. I russi hanno colpito con l’intento di radere al suolo, ma mettendo nel mirino infrastrutture strategiche, centri del potere, palazzi, monumenti. Un pezzo di storia cancellato dalla barbarie omicida e anche palesi crimini di guerra, come sottolineato da diverse voci europee.
Entrando ancora più nei dettagli, i russi hanno utilizzato oltre 83 missili e usato 17 droni iraniani per attaccare l’Ucraina. Inizialmente le ricostruzioni della stampa internazionale, hanno delineato solo l’utilizzo missilistico, poi si è avuta piena contezza anche dei droni lanciati. A finire sotto la furia del Cremlino non è stata solo Kiev, ma anche Leopoli, Pryluky, Khmelnytskyi, Dnipro, Nizhyn, Zhytomyr e Kharkiv. Un bollettino tracciato in via approfondita dal viceministro della Difesa ucraina, Hanna Maliar, e pubblicato dalle colonne del Kyiv Independent.
Inizialmente si pensava che la Russia avesse utilizzato circa settanta missili per portare a termine l’obiettivo prefissato, poi i numeri sono ulteriormente saliti, anche per le proporzioni e la scala dell’attacco portato. L’allarme aereo sulla capitale, infatti, è durato per ben sei ore, prima che i civili potessero rifugiarsi e restare nei sotterranei della metro. Il video della folla di cittadini attaccati nei sotterranei per proteggersi dagli attacchi di Mosca stanno facendo il giro del web e commuovendo il mondo intero, sempre più fermo nella condanna della guerra.
Il capo dell’Amministrazione militare regionale di Kiev ha dato ulteriori dettagli su come sono davvero andate le cose a Kiev. Gli attacchi si sono concentrati su tre distretti, con l’obiettivo di colpire infrastrutture nevralgiche e civili. Oleksiy Kuleba sottolinea: “Ci sono dei morti e persone che si trovano bloccate sotto le macerie”. Dichiarazioni che sono state riprese da Ukrinform. Il lavoro di servizi speciali, soccorritori e Croce Rossa è stato incessante, nonostante tutte le difficoltà del caso, vista la situazione.
Il momento è particolarmente complicato, visto che i danni causati e le esplosioni hanno conseguenze sempre più importanti sulle vie delle comunicazioni, l’energia elettrica e i rifornimenti di acqua. Alla fine, un bilancio abbastanza preciso su morti e feriti è stato tracciato dal Guardian. Si parla di almeno undici morti in Ucraina e 64 feriti, numeri che purtroppo potremmo veder salire nelle prossime ore, vista l’entità degli attacchi. Nella tarda mattinata di oggi, infatti, si parlava di una decina di morti e una sessantina di feriti.
Putin non ci ha messo molto a rivendicare gli attacchi, che hanno causato grossi danni anche sotto il profilo storico e culturale. Il ministro della Cultura, Oleksandr Tkachenko, ha annunciato che i russi hanno danneggiato l’Università, la Filarmonica e i musei Khanenko e Shevchenko. È stato preso di mira anche il ponte pedonale e ciclabile sul Volodymyrsky Uzviz, situato vicino all’Arco della Libertà.
In generale, possiamo affermare che molti degli attacchi russi si siano concentrati sul centro della capitale. Un missile, addirittura, non è andato lontano dall’ufficio del presidente e un altro è caduta vicino Servizio di sicurezza ucraino. Diversi video che circolano sul web mostrano, inoltre, come i russi non abbiano avuto pietà neanche dei parco giochi.
E se proprio Putin voleva mandare una risposta dopo l’attacco al collegamento con la Crimea, l’ha trovata nel ponte Klitschko, anche conosciuto come ponte di vetro. Si tratta di un’infrastruttura cruciale per Kiev, che viene percorsa ogni giorno da centinaia di persone che lo percorrono a piedi o in bicicletta, e che è finito nel mirino degli attacchi russi. In ogni caso, sembra aver retto il colpo.
La cronaca delle ultimissime ore, invece, ha visto finalmente cessare l’allarme aereo che stordiva Kiev, dopo sei lunghissime ore. Le persone sono potute uscire dai rifugi e sono tornate in strada e nei bar, tanto è vero che circolano molte immagini e video sui social network di cittadini che hanno potuto recarsi nei bar e per strada. Molti percorsi, però, restano chiusi per ripristinare i collegamenti e la circolazione dopo la caduta dei missili. Le metro sono diventate simbolo di resistenza e hanno mostrato la forza d’animo dei cittadini ucraini, ripresi in canti nazionalisti nei sotterranei, mentre la Russia continuava ad attaccare.
Kiev, intanto, ha ripreso un fitto lavoro diplomatico con alcuni dei massimi esponenti dell’Unione Europea e della Nato per chiedere ulteriori aiuti in un momento cruciale della guerra. Le parole di Zelensky hanno fatto il giro del mondo: “Vogliono spazzarci via”. Un grido d’allarme lanciato forte e chiaro agli alleati contro l’ennesimo crimine di guerra della controparte russa.
Anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha lanciato un appello forte chiaro, indicando la necessità immediata di sistemi di difesa aerea migliori per difendersi da eventuali nuovi attacchi sparsi per tutto il Paese da parte di Putin. La risposta è già arrivata dal Canada che si è fatto sentire ancora una volta presente nel sostegno all’Ucraina.
Intanto, l’intelligence di Kiev ha lavorato strenuamente per ricostruire la matrice e la genesi dell’attacco. A parte il coinvolgimento della Bielorussia, che ormai è sempre più parte integrante della guerra, gli 007 di Zelensky sono convinti che un attacco di questo tipo fosse in programmazione dai primi di ottobre. Le istruzioni arrivate dal Cremlino, secondo quanto riferito attraverso una nota proprio dall’intelligence, prevedevano tali affondi missilistici già il 2-3 ottobre. Ne sono sicuri, perché le unità militari dell’aviazione strategica e a lungo raggio avevano già ricevuto l’ordine di prepararsi per affondi di questa portata. Per gli attacchi, la Russia aveva scelto le infrastrutture più importanti e le zone di Kiev più popolate, in modo da arrecare i danni massimi ai civili e alle zone dove si espleta il potere. I tempi, inoltre, sarebbero ben antecedenti l’attacco al ponte di Crimea e qui cadrebbe anche l’ipotesi di un attacco di reazione da parte di Putin. O forse non solo.
Tornando alle situazioni nelle città, ora ben quattro regioni ucraine sono rimaste senza elettricità, secondo le ultime notizie che arrivano dal Paese guidato da Zelensky. Ciò è successo perché gli attacchi russi si sono concentrati proprio sui sistemi deputati all’energia e che, quindi, hanno smesso di funzionare. Le regioni in questione sono quelle di Leopoli, Poltava, Sumy e Ternopil. In molte altre zone, invece, le interruzioni sono state parziali.
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