Manca davvero pochissimo all’incoronazione, si fa per dire, di Giorgia Meloni come prima donna alla guida di un governo in Italia. Prima ci sono da sbrigare due o tre passaggi burocratici come l’elezione dei presidenti delle due Camere, e le consultazioni, dopo di che, appunto, potrà nascere l’esecutivo del centrodestra che proprio la leader di Fratelli d’Italia dovrebbe presiedere.
Se tutto filasse liscio, entro il 22 ottobre, Sergio Mattarella dovrebbe affidarle l’incarico, poi toccherà a lei presentare una rosa di nomi per i ministeri (ai quali sta lavorando duramente da settimane) che il presidente della Repubblica dovrà accettare. L’ultimo step poi sarà l’ottenimento della fiducia in Parlamento, un gioco da ragazzi insomma.
Domani come tanti scolaretti al primo giorno di elementari, deputati e senatori entreranno per la prima volta nelle aule del Parlamento per votare e assolvere al compito che gli italiani, il 25 settembre, hanno affidato loro.
Perché sì, già da lunedì gli eletti della diciannovesima legislatura si sono affacciati tra Montecitorio e Palazzo Madama, emozionati e desiderosi di immortalare momenti che potrebbero non ricapitare più (o che ricapitano dopo nove, come per Silvio Berlusconi), ma domani, ecco, sarà, come dire, ufficiale.
Con una sintesi trovata (finalmente) nel centrodestra, che però Ignazio La Russa un po’ ha smentito, si eleggeranno i presidenti di Camera e Senato, il là decisivo per un percorso che porterà poi (altrettanto finalmente) Giorgia Meloni a formare l’esecutivo. I passaggi burocratici sono molteplici e cadenzati, vediamoli insieme.
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL SENATO – Come dicevamo, il primo appuntamento è l’elezione del presidente del Senato, e contestualmente quello della Camera, assumendo, però, il ruolo di seconda carica dello Stato, diamo priorità a Palazzo Madama.
Secondo i regolamenti, la scelta avviene a scrutinio segreto e prende in considerazione solo i senatori in carica. Nelle prime due votazioni, è necessario ottenere la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea (104 preferenze). Dalla terza, invece, basta la maggioranza assoluta dei presenti al voto, che però slitta di un giorno, quindi venerdì. Se neanche così si riesce a eleggere un presidente, l’ultima votazione utile è la quarta, in cui si va al ballottaggio tra i due nomi più votati e, ancora, in caso di parità, viene eletto il senatore più anziano tra i due.
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA – Per Montecitorio, i tempi potrebbero essere un po’ più lunghi. Innanzitutto perché alla prima votazione servono i due terzi degli aventi diritto (267 deputati), per la seconda e la terza basta la maggioranza dei due terzi dei presenti, dalla quarta in poi si procede fino a quando non si raggiunge il quorum della maggioranza assoluta dei voti.
ISCRIZIONE DEI PARLAMENTARI AI GRUPPI E SCELTA DEL CAPOGRUPPO– I due presidenti, da venerdì in poi presumibilmente, dovranno fissare i termini per le iscrizioni dei parlamentari ai vari gruppi. Altrettanto verosimilmente, non si andrà oltre domenica 16, al massimo lunedì 17. Una volta fatto, dovranno trovare i capigruppo, fondamentali per la partecipazione alle consultazioni.
DESIGNAZIONE DEGLI UFFICI DI PRESIDENZA E INDIVIDUAZIONE DEI VICEPRESIDENTI – Un altro passaggio, sempre in capo ai due presidenti di Camera e Senato, è la designazione degli uffici di Presidenza e, se il tempo lo consentirà, anche l’individuazione dei vicepresidenti. Con molta probabilità entro martedì tutto sarà pronto.
CONSULTAZIONI – Entro le 24 ore successive, quindi non oltre il 20, il capo dello Stato inizierà il giro delle consultazioni che partirà dalle coalizioni meno rappresentate, come quella del terzo polo, per arrivare poi a quelle che invece avranno la maggioranza. Anche qui, se tutto dovesse andare secondo i piani, il 21 sera (ma più probabilmente il 22 mattina), Mattarella conferirà l’incarico a Meloni per formare il governo, che lei accetterà con riserva.
Non è un caso se prima del 20-21 non se ne farà nulla. Come ampiamente detto, al Consiglio europeo a Bruxelles ci andrà Mario Draghi, solo dopo avverrà il passaggio di consegne. Anche perché prima c’è da presentare la lista dei ministri, che il presidente della Repubblica potrebbe anche rispedire al mittente (è successo anche nel primo governo guidato da Giuseppe Conte), poi ci sarà il giuramento e, infine, la fiducia dei due rami del Parlamento a Meloni e al suo esecutivo.
Una volta ottenuta con molta facilità, però, ci sarà da lavorare sui dossier, con il caro energia che ne promette delle belle.
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