Perché mai realizzare un dispositivo che possa leggere nella mente per poi trasformare il pensiero in parola condivisibile e ascoltabile per tutti quando il nostro organismo ha già tutto ciò che gli serve ossia le corde vocali e la possibilità di modulare il suono dell’aria espirata attraverso lingua e bocca? Semplice, perché nel mondo ci sono milioni di persone che non possono esprimersi per danni dovuti a determinati traumi, per danni neurologici o sono già nati con questa mancanza per via di patologie congenite. Ebbene, il device chiamato Emotiv EEG appare come una sorta di caschetto che funziona in coppia con un’apposita applicazione per smartphone che trasforma il pensiero in una frase udibile distintamente. Scopriamo di più su questa tecnologia utile e potenzialmente disruptive.
Si chiama Emotiv EEG e combina l’uso di un elettroencefalogramma (EEG) con un’applicazione di comunicazione assistita: la società californiana Smartstones ha così realizzato un supporto ideale per tutte quelle persone con difficoltà nella comunicazione verbale che non possono esprimersi a voce, ma solo attraverso il linguaggio dei segni oppure tramite strumenti appositi. Questa tecnologia, che si potrebbe definire come think-to-speak ossia pensa per parlare, in realtà, va a sostituirsi a ciò che normalmente avviene nell’organismo di chi non ha questi sfortunati problemi, bypassando il “blocco” e ripristinando questa importantissima funzione.
Le onde cerebrali sono captate dall’EEG integrato nell’elemetto (nemmeno così invasivo e brutto da vedere, anzi al contrario quasi “stiloso” nella sua forma futuristica) che le decifra e le invia senza fili via Bluetooth allo smartphone che potrà tradurle in parole e riprodurle, sempre attraverso l’applicazione che è stata sviluppata dopo anni e anni di ricerche. Come funziona? Se movimenti e gestualità sono traducibili in parole grazie al linguaggio dei segni, il pensiero di effettuare detti movimenti è altrettanto univoco e rilevabile attraverso l’EEG che poi dà il via alla procedura che vi abbiamo descritto qualche riga fa. L’app, in realtà, funziona anche per chi non può comunicare ma può andare ad agire sul touchscreen.
Si può, insomma, disegnare sullo schermo tattile qualcosa di simile a uno dei gesti del linguaggio dei segni e il sistema lo tradurrà in parola. Una funzionalità davvero molto utile per poter dialogare e farsi capire da chi non padroneggia la lingua dei segni stessa. Una tecnologia davvero importante e potenzialmente rivoluzionaria che potrebbe aiutare tantissime persone.
A proposito, il controllo dei dispositivi tramite onde cerebrali sarà una delle tecnologie disruptive del futuro prossimo venturo perché consentirà alle persone con difficoltà di ovviare a mancanze fisiche (come paralisi o malattie fortemente invalidanti) e ai normodotati un controlling più rapido e immediato. Tuttavia, gli attuali “caschi” sono pesanti e voluminosi, ma c’è chi come l’Università di San Diego ha realizzato un dispositivo molto più pratico, leggero e meno invasivo come quello che vedete nell’immagine di copertina. Come funziona? È un vero e proprio EEG ossia Elettro EncefaloGramma che “cattura” l’attività del cervello e la invia a un computer che può tradurla in informazioni specifiche. Si potrà così scrivere al computer, controllare macchine (dalle sedie a rotelle all’auto?) e andare ogni oltre limite del nostro organismo.