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Il caso del pesto alla genovese made in Usa: l’azienda Giovanni Rana fa chiarezza

Non accenna a diminuire la polemica sul pesto alla genovese di Giovanni Rana, di cui 7 tonnellate sono state sequestrate nel porto di Genova. Motivo del sequestro, stando agli ispettori del Ministero della Salute, alcune presunte irregolarità. E dopo aver fatto ricorso al Tar, l’azienda ha deciso anche di rilasciare un comunicato circa la bufera sull’autenticità dei suoi prodotti.

Pesto alla genovese – Nanopress.it

Da ore non si parla di altro, ovvero del pesto alla genovese made in Usa prodotto dalla famosa azienda Giovanni Rana, una delle più note del nostro Paese. La notizia: un carico di oltre 7 tonnellate di gustosa salsa al basilico sequestrata dagli ispettori del Ministero della Salute nel porto di Genova.  A stupire, il fatto che questo prodotto provenisse nientemeno che da oltreoceano, per la precisione dagli Stati Uniti. Oggi, il pastificio ha rilasciato una nota chiarendo la sua posizione.

Pesto alla genovese Giovanni Rana proveniente dagli Usa: l’azienda chiarisce con una nota

Il Ministero della Salute ha sequestrato al porto di Genova ben 7.184 chili di pesto alla genovese, realizzato dallo stabilimento di Chicago aperto nel 2012 dall’azienda Giovanni Rana. Motivo del blocco, presunte irregolarità in merito alla legge sugli alimenti della UE.

Pesto Kirkland prodotto da Giovanni Rana – Nanopress.it

La notizia ha fatto alzare più di un sopracciglio: come è possibile che una delle salse più note del nostro Paese, prodotta da un’azienda italiana, venga prodotta invece negli Stati Uniti?

Il provvedimento risale allo scorso 27 gennaio, ma la notizia è trapelata ieri. In quella data il Dirigente sanitario e il Direttore dell’Ufficio Posto Controllo Frontaliero di Genova avevano infatti deciso per il sequestro della merce in quanto “Non conforme per controllo identità non soddisfacente ai sensi del regolamento della Comunità europea 625/2017”.

L’azienda Giovanni Rana ha voluto fare chiarezza con una nota dettagliata su quanto accaduto, spiegando e rendendo noto come funziona la produzione del suo pesto, nell’attesa di conoscere il risultato del ricorso fatto al tar per lo sblocco della sua merce.

“Pastificio Rana, attraverso la propria controllata americana Rana Meal Solution,
produce pesto per il mercato americano utilizzando esclusivamente Basilico coltivato
in Liguria con certificazione DOP ottenuta dal Consorzio di Tutela del Basilico Genovese
DOP” si legge nel primo punto.

“L’azienda è il maggiore esportatore di basilico DOP a livello mondiale da circa 12 anni; L’etichetta del prodotto in questione, infatti, riporta la dicitura “100% Imported italian
basil DOP” e il bollino di certificazione del Consorzio di Tutela del Basilico Genovese
DOP” continua poi.

I motivi del blocco e la veridicità delle etichette al centro del caso “Rana”

Benché si sia molto parlato di pesto alla genovese made in Usa, e ciò possa anche essere vero, in minima parte, il prodotto utilizzato per confezionare la salsa è 100% italiana, proprio come spiegato nella nota di Giovanni Rana.

Pesto alla genovese – Nanopress.it

Il pesto proveniente dallo stabilimento di Chicago è stato prodotto con basilico italiano. L’azienda di solito lo vende negli Stati Uniti alla grande catena di supermercati Costco, molto nota negli Usa e in Canada. La società di ipermercati, tuttavia, ha anche punti vendita in Spagna e Francia, e lì il prodotto è in vendita con l’etichetta Kirkland.

È così che Cotsco, deciso a puntare sulla qualità dei prodotti, ha chiesto all’azienda italiana di destinare parte dei vasetti prodotti nello stabilimento americano di Chicago all’Europa. Poiché la legge italiana vieta l’uso di indicazioni geografiche e denominazioni di origine nei marchi commerciali, l’etichetta Kirkland che cita “100% Imported italian basil Dop – Genovese Basil” ha dato da pensare agli ispettori, che hanno deciso per il blocco.

A spiegare il perché di questo “giro“, Mario Anfossi, presidente del Consorzio del basilico genovese Dop, che ha preso anche le difese della società.“La ragione è che, per ragioni burocratiche, le ci vorrebbe un anno e passa per poter vendere il pesto magari fatto in Italia con un altro marchio. E allora le conviene importare quello di Chicago”. Nessun imbroglio, quindi, ma un mero fatto di tempistiche inferiori.

Amanda Merli

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