Il caso del piccolo Francesco Bonifazi morto a 7 anni per un’otite

È stata chiesta la condanna per il medico omeopata che sconsigliò l’utilizzo di antibiotici per l’otite di Francesco Bonifazi.

Medico condannato
Medico condannato – Nanopress.it

Il piccolo morì all’ospedale di Ancona e nel processo tenutosi il 24 settembre scorso, la Procura ha formulato la richiesta di condanna per colui che lo aveva preso in cura.

La morte del piccolo Francesco Bonifazi

Si può morire per una semplice otite di cui disponiamo ad oggi degli strumenti necessari per le cure? Purtroppo è proprio quello che è successo all’ospedale di Ancona alcuni anni fa.

Vittima di questa vicenda assurda è un bambino di 7 anni, la cui otite non venne curata adeguatamente poiché il suo medico sconsigliò l’uso di antibiotici. Così degenerò in encefalite e a tre giorni dal ricovero all’ospedale Salesi morì.

Torniamo a quel 27 maggio del 2017, quando il piccolo Francesco Bonifazi di Cagli, un paesino in provincia di Pesaro Urbino, accusa un fastidio all’orecchio che si rivelerà essere un’otite batterica bilaterale.

I genitori si affidarono a un medico pesarese ma le cure furono sbagliate e dopo alcuni giorni, la patologia peggiorò e Francesco finì in ospedale, dove morì dopo alcuni giorni perché la sua otite, curata con l’omeopatia, era sfociata in encefalite.

Bimbo ospedale
Bimbo ospedale – Nanopress.it

I genitori vennero condannati a 3 mesi di carcere poiché non avevano esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio.

I due avevano chiesto aiuto a uno specialista in omeopatia che gli consigliò dei prodotti omeopatici invece degli antibiotici che invece erano necessari per lenire l’otite del piccolo.

Il dottore aveva consigliato ai genitori di utilizzare Camomilla e altre piante antinfiammatorie, una terapia che aveva continuato a portare aventi anche se il peggioramento delle condizioni di Francesco era palese.

Fra le altre cose, il bambino aveva la febbre fissa a 39 e spesso dormiva, secondo i giudice tutti questi segnali avrebbero dovuto quantomeno mettere in allarme i genitori, che invece si sono fidati ciecamente.

La condanna per i genitori

Proprio perché considerati negligenti nei confronti del bambino, i genitori di Francesco hanno ricevuto una condanna a 3 mesi di carcere.

Il loro comportamento è stato inappropriato, anche perché i colloqui con il dottore erano molto spesso telefonici e via Whatsapp, quindi non c’era modo per quest’ultimo di verificare la reale situazione.

Inoltre, il bambino era inappetente e come già detto, aveva una febbre molto alta, spesso oltre i 39 gradi.

I giudici contestano ai genitori anche la scelta imprudente di rivolgersi a un medico specializzato in omeopatia come unica figura di riferimento.

In parole semplici, avrebbero dovuto consultare anche altri dottori viste le condizioni in peggioramento e vista la rigidità di questo nell’utilizzo degli antibiotici e delle terapie vaccinali.

I difensori della coppia hanno annunciato che ricorreranno in appello verso questa condanna per omicidio colposo aggravato, perché a loro dire non ci sono motivazioni idonee.

La posizione del medico

Il processo a carico del medico, inizialmente rinviato a giudizio con rito ordinario, si è aperto il 24 settembre scorso.

La Procura ha chiesto 4 anni di condanna per il 60enne, ritenuto in primis il responsabile della morte di Francesco Bonifazi.

L’accusa è quella di omicidio colposo e il procedimento presso il Tribunale di Ancona è arrivato alla fase finale e quindi alla discussione delle parti.

Il pubblico ministero Daniele Paci ha formulato la richiesta di condanna nel pomeriggio di ieri e l’udienza è proseguita con l’arringa degli avvocati difensori.

Il giudice ha rinviato l’udienza al 4 novembre per leggere la sentenza definitiva e per ulteriori repliche.

In aula erano presenti i familiari della piccola vittima, alcuni dei quali si sono costituiti parte civile e chiedono un risarcimento di 300mila euro.

Secondo l’accusa, il medico avrebbe sottostimato la gravità del quadro clinico che invece indicava una fortissima infezione ed è sconcertante che ancora l’omeopata continui ad oggi ad esercitare la sua attività.

Quando utilizzare l’omeopatia

In un approfondimento tenutosi al Tg2000, il dirigente dell’Istituto superiore di sanità, Giovanni Rezza, aveva affermato che se un’infezione batterica si manifesta in maniera grave come questa, non si può ricorrere all’uso di farmaci tradizionali.

Anche se i genitori molto speso sono ansiosi nell’utilizzo di farmaci e terapie verso i figli e quindi prediligono medici come quello in questione, per curare situazioni complesse non è questa la strada giusta.

L’esperto ha evidenziato come la perdita di fiducia nel sistema sanitario a portato le famiglie a optare per specialisti che scelgono in primis un approccio meno invasivo e più naturale.

Paradossalmente però, questo non aiuta a sconfiggere malattie importanti e come nel caso del piccolo Francesco, l’omeopatia non porta a nulla perché equivale a non agire affatto.

Invece c’è bisogno innanzitutto di vedere il paziente con i propri occhi per capire l’entità del problema e come muta, così da rispondere alle esigenze.

 

 

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