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Il Cdm ha approvato il Ddl Femminicidio: tra le novità, pene più severe e braccialetto elettronico

Ad annunciarlo ieri sera la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella: il Cdm ha approvato il Ddl Femminicidio, che prevede inasprimento delle pene e misure più dure per chi trasgredisce. Composto da 15 articoli, il disegno di legge dà molto spazio alla prevenzione, in modo da non permettere che i “reati spia” diventino qualcosa di più grave. Roccella ha inoltre comunicato che in autunno, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, partirà una campagna di sensibilizzazione nelle scuole, dove verrà diffuso il testo di legge e prevederà anche la testimonianza di vittime di violenza. Il governo ora richiederà al Parlamento di avviare la procedura d’urgenza per rendere quanto prima realtà il disegno.

Aula di Montecitorio – Nanopress.it

Il caso di Giulia Tramontano, incinta al settimo mese e brutalmente uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello, ha scosso l’Italia intera, e il governo ha deciso di non rimanere indifferente di fronte al sempre maggior numero di vittime di femminicidio – dall’inizio del 2023 ben 47 – e ieri sera durante il Cdm ha approvato il Ddl dedicato proprio alla violenza sulle donne. Ad annunciarlo è stata la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, che ha lavorato al provvedimento di concerto con i ministri degli interni e della Giustizia. Il disegno di legge va ad irrobustire le misure già esistenti e ne vara di altre soprattutto per prevenire i crimini peggiori, facendo sì che i “reati spia” non si trasformino in qualcosa di molto grave. Via libera, quindi, al braccialetto elettronico, oltre all’aumento delle pene per i recidivi e la velocizzazione degli iter giudiziari.

Il Consiglio dei ministri approva il Ddl Femminicidio

Ieri sera il Cdm ha approvato il Ddl Femminicidio, e ora il governo chiederà la procedura d’urgenza per renderlo legge il prima possibile. Questo è quanto ha dichiarato in conferenza stampa la ministra Eugenia Roccella, che ha lavorato fianco a fianco con il ministro degli Interni e quello della Giustizia per arrivare al testo definitivo da presentare in Aula.

Eugenia Roccella – Nanopress.it

Importanti le novità che contiene, con particolare attenzione alla prevenzione, come l’utilizzo del braccialetto elettronico, finora a discrezione del giudice e su consenso dell’indagato: con la nuova legge, diventerebbe automatico nei casi di violenza di genere, con l’obbligo di di rispetto della distanza minima dalla vittima di 500 metri.

Inoltre la misura della sorveglianza speciale si applicherebbe non solo nel caso di maltrattamenti e stalking, ma anche per vicende di revenge porn, tentato omicidio e le aggressioni con l’acido. Il Ddl contiene poi anche l’arresto in flagranza differita, ovvero nel caso tramite video e foto risulti chiaro il suo coinvolgimento, questo sempre che non siano trascorse 48 ore dal fatto.

A cambiare, poi, sarebbero anche le pene, decisamente più pesanti per i recidivi di violenza domestica, privata, revenge porn, minacce e atti persecutori, tra gli altri: “Le pene sono aumentate se il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da soggetto ammonito, anche se la persona offesa è diversa da quella per la cui tutela è già stato adottato l’ammonimento”.

A cambiare, infine, anche l’iter giudiziario, che dovrà essere molto più veloce: i pm e i giudici avranno 30 giorni di tempo per valutare rispettivamente l’esistenza dei presupposti per le misure cautelari e decidere su queste ultime. È anche prevista l’attribuzione dei fascicoli agli stessi magistrati al fine di renderli “specializzati” sulla tematica della violenza di genere e domestica.

“Procederemo nel modo più rapido possibile. Sappiamo che queste cose non possono essere regolate con decreto legge, però vi sarà una corsia preferenziale, una dichiarazione di urgenza. Si tratta di provvedimenti che devono avere l’attuazione più rapida possibile, soprattutto per l’aspetto procedurale” ha dichiarato il Guardasigilli Carlo Nordio, presente anch’egli alla conferenza stampa.

“Ci sono fascicoli di denunce per Codice rosso che giacciono nelle Procure, non certo per l’inerzia dei magistrati, ma per la scarsità di risorse nota a tutti. L’urgenza della crescita esponenziale di crimini di questa natura impone la massima celerità possibile” ha concluso il ministro.

Amanda Merli

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