È stato sciolto il Consiglio comunale di Rende, in provincia di Cosenza, il provvedimento è stato preso dal Consiglio dei Ministri in seguito ad una proposta avanzata da Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno Italiano. La gestione del comune sarà affidata ad una Commissione straordinaria per i prossimi 18 mesi.
Il provvedimento arriva per il lavoro svolto dalla Commissione di accesso antimafia e per il coinvolgimento di Marcello Mannaco, sindaco di Rende, e Pino Munno, ex assessore ai lavori pubblici, nell’inchiesta “Reset”. Mannaco era accusato di scambio elettorale politico- mafioso, di aver intrattenuto relazioni con esponenti della ‘‘ndrangheta che avrebbero favorito la sua elezione nel 2019.
Il Consiglio dei Ministri ha deciso di sciogliere il Consiglio comunale di Rende che si trova in provincia di Cosenza, la decisione è stata avanzata dopo la proposta di Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno.
Si è deciso che la gestione del Comune verrà affidata ad una Commissione straordinaria per i prossimi 18 mesi.
Il provvedimento preso è dovuto al lavoro che è stato svolto dalla Commissione di accesso antimafia che è stata nominata nei mesi scorsi da Vittoria Ciaramella, prefetto di Cosenza e che è composta da Antonio Reppucci, prefetto, Giuseppe Zanfini, vice questore aggiunto, e Dario Pini, tenente colonnello dei carabinieri.
Ma non solo è anche dovuto al coinvolgimento di Marcello Manna, sindaco della città, e Pino Munno, ex assessore ai lavori pubblici, nell’inchiesta chiamata “Reset” che è stata condotta dal Dda di Catanzaro.
Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo del partito Fratelli d’Italia alla Camera, ha commentato l’accaduto come una sconfitta per la politica italiana, dal momento che Rende ha fatto nel tempo la storia della democrazia del dopoguerra calabrese e meridionale.
“Ingiustizia è fatta” questo il commento che si legge nella nota congiunta della Giunta comunale, del presidente del Consiglio comunale e dei consiglieri di maggioranza di Rende.
Nella nota viene chiarito che hanno sempre agito con trasparenza e per il bene comune e della città. Secondo loro le dimissioni non avrebbero cambiato quanto è avvenuto in queste ore “una storia, purtroppo già scritta”.
Ciò che avvenuto, si legge nella nota, sarebbe un danno contro il municipio che si è dovuto scontrare nel tempo con diverse avversità e poteri forti, “abbiamo pagato lo scotto di aver contrapposto alle vecchie logiche partitiche un nuovo modello civico di governo in un clima di perenne conflitto, contro chi rema non nell’interesse delle comunità, ma per interessi di parte”
Sono pronti a dimostrare l’ingiustizia di questo provvedimento non appena saranno rese note le motivazioni che hanno portato a tale decisione. Sarà messa in campo ogni azione legale necessaria per ripristinare la verità.
Marcello Manna era stato accusato di scambio elettorale politico-mafioso nell’inchiesta “Reset” che era stata realizzata sulle cosche di ‘ndrangheta del Cosentino.
Inoltre era anche accusato di aver avuto rapporti con esponenti che avrebbero favorito la sua elezione alle precedenti elezioni del 2019. Ma nel mirino degli inquirenti c’era il bando di gara per la gestione del palazzetto dello sport comunale.
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