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Il cessate il fuoco in Sudan non regge e i cittadini fuggono in massa da Khartoum

In Sudan e, in particolar modo, nella capitale Khartoum la situazione è tragica e, nonostante il cessate il fuoco proposto e accettato dalle fazioni in contrasto, gli scontri tra forze militari statali e milizie paramilitari prosegue feroce e ha costretto moltissimi abitanti del luogo a lasciare le loro abitazioni. Si stai è verificando una consistente fuga di massa da parte dei cittadini, che hanno perso tutto a seguito della guerriglia urbana che si è scatenata negli ultimi giorni in territorio sudanese.

Scontri tra esercito e milizie paramilitari in Sudan – Nanopress.it

La situazione è particolarmente grave nella capitale del Sudan, dove gli scontri tra le forze di sicurezza e i gruppi paramilitari in opposizione, hanno distrutto molte case e provocato un alto numero di vittime. Gli scontri che stanno avvenendo hanno portato inevitabilmente la popolazione ad una fuga di massa, dato che anche le principali strutture strategiche civili come ospedali e cliniche sono state prese di mira durante la guerriglia. Il popolo si trova a soffrire di ogni tipologia di carenza e ha necessità impellenti, sempre più spesso rivolte a cure mediche, che a loro volta richiedono lo spostamento verso altre zone.

Da cosa provengono gli scontri in Sudan tra esercito e truppe paramilitari RSF

Le fonti di tensione in Sudan includono da molto tempo la lotta per il potere tra le forze militari e paramilitari, la rivalità tra gruppi etnici e religiosi, la scarsità di risorse e le difficoltà economiche, nonché l’instabilità politica in tutta la regione.  Ma ciò che ha portato al nervosismo attuale, che ha generato poi a sua volta un reale conflitto armato meno di una settimana fa, va ricercato nel 2019 con la caduta dell’ex presidente Omar Al-Bashir.

Nel 2019 una dura lotta popolare contro l’ex presidente Omar al-Bashir ha portato alla sua caduta e al suo successivo arresto, ma non solo, dato che ha mostrato chiaramente le tensioni e le divisioni all’interno del territorio sudanese.

Le forze militari e le truppe di sicurezza rapide (RSF), hanno cominciato ad avere problemi durante il governo di transizione. Le milizie paramilitari hanno espresso preoccupazione in merito a come sarebbe stata organizzata l’integrazione delle milizie RSF e, inoltre, per la futura militarizzazione del paese e anche su chi avrebbe supervisionato il procedimento di transazione.

I precedenti scontri tra gruppi militari in contrasto hanno subito un’escalation di violenza nel 2020 nella zona del Darfur, dove è presente da sempre è presente una lotta interna per il controllo delle risorse, e la spartizione delle stesse, che genera malcontento sulla ripartizione del potere. Sono emerse accuse di crimini atroci attribuiti ad entrambe le parti che hanno alimentato la violenza e gli scontri a fuoco.

Inoltre, la situazione economica del Sudan è stata molto difficile negli ultimi anni, con alti tassi di inflazione, disoccupazione e povertà. Questo ha ulteriormente aumentato le tensioni tra le varie comunità e ha portato a proteste e rivolte in varie parti del paese.’

L’ instabilità politica, la competizione per le risorse e le difficoltà economiche, che rappresentano le principali fonti di tensione in Sudan, non sono mai state appianate e finché ciò non avverrà, sarà presente la possibilità di escalation volente come quella che si sta verificando in questo momento.

Alcuni paesi europei hanno annunciato l’evacuazione dei loro cittadini in Sudan in modo da portarli al sicuro al di fuori delle zone di guerra. L’Unione Africana e l’ONU hanno chiesto un immediato cessate il fuoco e il dialogo tra le parti in conflitto per risolvere la crisi in modo pacifico.

La situazione attuale in Sudan è molto precaria e grande timore per il futuro del paese e della sua gente. Molte organizzazioni internazionali stanno lavorando per fornire aiuto umanitario alle persone in difficoltà e per trovare una soluzione che si contrapponga alla crisi in maniera duratura.

E’ necessario adoperarsi per una soluzione pacifica e sostenere gli sforzi delle organizzazioni internazionali che stanno fornendo aiuto umanitario.

Inoltre, la situazione attuale potrebbe aggravare la già difficile situazione umanitaria nel Paese, che già soffre per la scarsità di cibo, acqua e servizi medici di base. La guerra civile tra il governo centrale e i gruppi separatisti del Sudan del Sud ha causato migliaia di morti e milioni di sfollati che sono scappati dalla fame e dalla povertà estrema.

Proprio per evitare di ripetere gli errori del passato è  altamente necessario un intervento internazionale per evitare una catastrofe umanitaria e politica nel Sudan. Questo, secondo diversi analisti, potrebbe essere attuato tramite l’imposizione di sanzioni ma anche con pressioni diplomatiche sulle parti in conflitto, ma anche attraverso l’invio di aiuti umanitari e l’intervento nel processo politico interno per promuovere una soluzione pacifica e sostenibile per i sudanesi.

In questo contesto, le recenti tensioni tra l’esercito e I’RSF non fanno che aggravare la situazione e rischiano di far precipitare ulteriormente il Sudan. Il rischio del coinvolgimento di altre potenze in questa crisi è elevato, sopratutto se si osserva la posizione strategica del paese come ponte tra il Nordafrica e l’Africa subsahariana ma, sopratutto, la sua ricchezza di petrolio.

La delicata situazione economiche delle famiglie sudanesi provengono già da un precedente aumento dei prezzi, che è stato causato da ragioni differenti ma concomitanti, tra le quali si trovano l’inflazione, la svalutazione della valuta nazionale e la mancanza di prodotti alimentari a causa dell’instabilità politica e della scarsa produzione agricola.

Senza dubbio un ulteriore peggioramento della qualità di vita degli ultimi anni è stato causato dalla pandemia da Covid-19 che si è abbattuto sull’economia aggiungendo nuovi ostacoli alle catene di approvvigionamento alimentari internazionali e causando di conseguenza una riduzione momentanea del commercio e delle entrate del governo.

Scontri nella capitale
del Sudan Khartoum – Nanopress.it

La mancanza di cibo e beni di prima necessità sta colpendo duramente le famiglie, che non riescono ad accedere ai prodotti a causa dei prezzi alti. La situazione sta peggiorando giorno dopo giorno, e il governo sta faticando a trovare soluzioni a breve termine per contrastare la crisi.

Le organizzazioni umanitarie stanno facendo del loro meglio per aiutare le comunità colpite, distribuendo cibo e forniture essenziali nelle zone più remote del Paese. Tuttavia, molte di queste organizzazioni hanno bisogno di fondi per continuare a sostenere la popolazione vulnerabile e per attuare programmi di sviluppo a lungo termine.

È fondamentale che la comunità internazionale agisca rapidamente per aiutare il Sudan in questa difficile situazione, sostenendo i programmi umanitari e facendo pressione sul governo affinché adotti politiche economiche e agricole più efficaci. Senza un intervento tempestivo e coordinato un numero davvero importante di persone rischiano di essere lasciate in una situazione di estrema povertà e insicurezza alimentare che già a seguito dei combattimenti in atto sta sconvolgendo il Sudan.

La fuga di massa dei cittadini da Khartoum

Dall’inizio degli scontri, che si trovano ormai al sesto giorno, la capitale del Sudan Khartoum è stata devastata e la popolazione ha deciso di fuggire in massa, dato che il cessate il fuoco non è stato rispettato dall’esercito sudanese e dalla milizia della RSF.

Alawya al-Tayeb, un cittadino di 33 anni, ha dichiarato, mentre stava lasciando la capitale, che l’unica motivazione che lo spinge a farlo e la protezione dei propri figli e soprattutto proteggerli dalla realtà attuale che rivela uno scenario terribile che riempie ormai le città sudanesi.

Ha voluto sottolineare inoltre che: “La vita a Khartoum è impossibile se questa guerra non si ferma”.

Un medico che ha parlato con il Guardian ha spiegato che: “La situazione per i civili non è buona ovunque nel Paese, ma è particolarmente grave nella capitale, Nyala e Merowe”.

Precisando inoltre che: “Quattro dei miei colleghi sono stati uccisi. Quasi tutti i principali ospedali soffrono di gravi carenze di personale medico, medicine, acqua, elettricità, carburante e cibo.”

Il medico ha poi spiegato in conclusione: “Molti pazienti sono stati mandati a casa. Per i civili, il problema principale è l’interruzione delle forniture di acqua ed elettricità. Personalmente mi trovo in un luogo dove non c’è fornitura di acqua ed elettricità per due giorni”. Ovviamente il medico che ha rilasciato le dichiarazioni ha chiesto l’anonimato temendo rappresaglie.

Germania e Giappone stanno attuando un piano di evacuazione per i cittadini presenti in Sudan, ma l’ambasciata Usa situata nella capitale ha precisato che data l’attuale incertezza e soprattutto a causa della chiusura dell’aeroporto non è presente un piano di evacuazione coordinato.

La nota disposta riporta che: “a causa dell’incerta situazione della sicurezza a Khartoum e della chiusura dell’aeroporto, non ci sono piani per [una] evacuazione coordinata dal governo degli Stati Uniti per il momento.”

Milizie ed esercito in aeroporto in Sudan – Nanopress.it

La popolazione, in particolare le donne e i bambini, sono esposti a gravi rischi tra cui violenza e abusi, oltre alla mancanza di cibo, acqua potabile e cure mediche.

In questo contesto critico, molte organizzazioni internazionali stanno provando a fornire supporto medico ai sopravvissuti e ai feriti locali, ma ci sono ancora diversi ostacoli da superare per garantire la sicurezza e il benessere della popolazione locale.

È fondamentale che la comunità internazionale si organizzi per prendere seri provvedimenti e porre fine a questa situazione di violenza e instabilità, e che si avvii un dialogo costruttivo tra le parti in conflitto per giungere a una soluzione pacifica e duratura per il Sudan.

Solo attraverso una collaborazione solidale tra autorità, sia nazionali che internazionali, si potrà porre fine a questa tragedia umanitaria e garantire un futuro di per il popolo sudanese.

 

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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