La morte di Gino Mäder, il giovane corridore svizzero di 26 anni, ha sconvolto il mondo del ciclismo.
L’incidente che ha portato alla sua scomparsa è avvenuto durante la quinta tappa del Tour de Suisse, una delle più importanti, anche se brevi, corse a tappe del calendario World Tour, il cui arrivo è previsto a La Punt.
I soccorsi sul posto sono durati ben 25 minuti, durante i quali i soccorritori hanno attuato manovre di rianimazione per cercare di contenere l’arresto cardiaco del giovane corridore. Dopo aver stabilizzato i valori vitali, così da poter essere trasportato d’urgenza, Mäder è stato trasferito in elicottero all’ospedale di Coira, dove è arrivato in condizioni estremamente gravi.
Purtroppo, nonostante i tentativi di salvare la sua vita, il giovane ciclista svizzero è mancato questa mattina verso le 11.30 circa.
Mäder era uno dei più promettenti corridori svizzeri e aveva già dimostrato il suo talento vincendo una tappa del Giro d’Italia 2021, in salita a Colle San Marco nella tappa svolta per l’ appunto appena sopra ad Ascoli Piceno.
La sua morte rappresenta una perdita non solo per il mondo del ciclismo svizzero, ma per l’intero panorama ciclistico internazionale.
L’incidente che ha portato alla morte di Mäder è un monito per tutti coloro che praticano questo sport, ma anche per le autorità sportive e le squadre. È importante garantire la massima sicurezza sui percorsi delle corse, soprattutto in discesa, dove i corridori sono esposti a maggiori rischi. La dinamica non è chiara ma ciò che è emerso chiaramente è il malcontento dei colleghi del corridore, che hanno ribadito la pericolosità e la poca preoccupazione per l’incolumità dei partecipanti in questa tappa, ma non solo.
La morte di Mäder deve essere necessariamente utilizzata con uno scopo positivo per evitare, se possibile, incidenti come questo. Deve essere un’occasione per riflettere sull’importanza della sicurezza sulle strade e sulla necessità di promuovere una cultura della sicurezza tra i corridori e gli appassionati di questo sport.
La sua memoria resterà per sempre nei cuori di tutti coloro che amano il ciclismo e che hanno avuto il privilegio di assistere alle sue imprese sulle strade delle più importanti corse a tappe del mondo.
Gino Mäder, il giovane ciclista svizzero nato nel 1997 e compiuto 26 anni lo scorso 4 gennaio, era una promessa del ciclismo mondiale. Il corridore è diventato professionista nel 2019 ed attualmente corre per il team Bahrain-Victorious.
Con i suoi 181 centimetri di altezza e soli 61 chili di peso, Mäder era un corridore longilineo e dotato di grandi capacità atletiche. Già all’inizio della sua carriera, il giovane svizzero ha dimostrato di avere un grande talento, conquistando due medaglie d’argento rispettivamente agli Europei su pista nel 2014 e ai Mondiali su pista juniores nel 2015.
Mäder aveva un grande futuro davanti a sé e il suo talento lo aveva già portato a vincere una tappa del Giro d’Italia nel 2021, salendo sul podio della celebre salita di Colle San Marco, sopra Ascoli Piceno.
La sua prematura scomparsa rappresenta una perdita irreparabile per il mondo del ciclismo, ma la sua memoria continuerà ad essere onorata da tutti coloro che lo hanno conosciuto e ammirato per le sue doti sportive e umane.
La morte di Mäder rappresenta un monito per tutti coloro che amano il ciclismo e che praticano questo sport. È importante garantire la massima sicurezza sui percorsi delle corse e promuovere una cultura della sicurezza tra i corridori e gli appassionati di questo sport, per evitare che tragedie come questa possano ripetersi in futuro.
La comunità del ciclismo piange la scomparsa di Gino Mäder, ma allo stesso tempo si unisce per celebrare la sua vita e il suo straordinario talento. La sua memoria resterà per sempre nei nostri cuori e continuerà ad ispirare i giovani corridori in tutto il mondo.
La tragedia che ha portato alla morte di Gino Mäder ha suscitato una forte polemica tra i ciclisti e gli organizzatori del Tour de Suisse. In particolare, molti corridori hanno criticato la scelta di non modificare il tracciato della corsa nonostante i pericoli evidenti per i concorrenti.
La ricostruzione della tragedia ha evidenziato come la discesa dell’Albulapass fosse particolarmente pericolosa, con i corridori che raggiungevano velocità superiori ai 100 km/h. Nonostante ciò, gli organizzatori hanno deciso di mantenere comunque il percorso originale, forse per mantenere alto lo “spettacolo”.
Questa scelta ha suscitato molte critiche da parte dei ciclisti, che hanno sottolineato come un arrivo in vetta sarebbe stato perfettamente possibile e avrebbe evitato il tratto più pericoloso della discesa.
Il campione Remco Evenepoel ha espresso la sua critica in un post su Instagram, scrivendo: “Spero che la morte di Gino Mäder sia uno spunto di riflessione per tutti. Non è stata una decisione intelligente lasciarci finire questa pericolosa discesa”.
La morte di Mäder secondo la maggior parte dei corridori è un tragico monito che deve fare riflettere e prendere sul serio la questione della sicurezza dei corridori.
È importante che gli organizzatori delle corse e le autorità sportive si impegnino a garantire la massima sicurezza sui percorsi delle corse, evitando tratti particolarmente pericolosi, nonostante il pubblico possa amare un determinato percorso o la pericolosità di uno specifico tratto.
Dopo la comunicazione che informava del tragico epilogo Il team Bahrain ha anche sottolineato: “Gino è stato un atleta straordinario, un esempio di determinazione, un membro prezioso della nostra squadra e di tutta la comunità ciclistica. Il suo talento, la dedizione e la passione per lo sport ci hanno ispirato tutti. Bahrain Victorious correrà in suo onore, mantenendo la sua memoria su ogni strada che percorreremo”.
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