Cile: al voto una nuova costituzione che possa rendere il paese più democratico per tutti, dopo l’era Pinochet.
I 15 milioni di elettori cileni hanno votato domenica al referendum sulla nuova Costituzione destinata, se gli elettori la approvano, a sostituire quella ereditata dalla dittatura di Augusto Pinochet. Lunghe file si sono registrate davanti ai seggi elettorali anche prima che aprissero alle 8:00. Lo scrutinio deciderà se i cileni vorranno o meno un grande cambiamento nella società.
Anche se gli ultimi sondaggi hanno previsto la vittoria del no, il presidente di sinistra Gabriel Boric è stato tra i primi a votare, insieme al padre e al fratello, nella città di Punta Arenas, nell’estremo sud del Paese, di fronte allo Stretto di Magellano.
“In Cile dobbiamo risolvere le nostre divergenze con più democrazia. Sono molto orgoglioso che siamo arrivati così lontano”, ha twittato.
L’ex presidente Michelle Bachelet, che ha appena lasciato il suo incarico di Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha affermato che se la nuova costituzione fosse respinta, “le richieste dei cileni rimarrebbero insoddisfatte“.
Il voto di domenica dovrebbe o finalizzare, in caso di sì, o sospendere, se vince il no, il processo di nuova Costituzione iniziato dopo la violenta rivolta popolare del 2019, mediante la quale si chiedeva maggiore giustizia sociale.
I cittadini si sono svegliati molto presto per poter votare non appena sono stati aperti i seggi elettorali in tutto il paese.
L’attuale Costituzione, redatta sotto la dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), è ancora, nonostante le numerose riforme successive, considerata un freno a qualsiasi riforma sociale fondamentale.
La base neoliberista di un modello che ha consentito decenni di stabilità e crescita economica, ha anche generato una società profondamente disuguale. La proposta punta a garantire ai cittadini cileni diversi diritti, come quelli all’istruzione, alla salute pubblica, alla pensione e ad un alloggio dignitoso.
Intende, inoltre, sancire il diritto all’aborto, un argomento dibattuto in questo Paese dove l’aborto è autorizzato solo dal 2017 in caso di stupro o pericolo per la madre o il bambino, così come i diritti ambientali o un ulteriore riconoscimento delle popolazioni indigene.
I sondaggi prevedono, senza eccezioni, la vittoria del no per quel che concerne la proposta di una nuova Costituzione.
Secondo Marta Lago, sociologa e fondatrice dell’Istituto elettorale Mori, tanti saranno i giovani che si recheranno a votare, in quanto sostenitori del cambiamento. Una posizione che – secondo la studiosa – cozzerà con il ‘no’ sostenuto, in gran parte, da altre parti del paese.
Secondo lei, i sostenitori del “no” formano un gruppo “molto eterogeneo” con una forte fibra “populista” alimentato dalla “paura” di essere espropriati.
Al contrario, il sostenitori del “sì” hanno capito come “saranno distribuiti i nuovi diritti sociali”, dice. “C’è naturalmente sempre la possibilità che tutti i sondaggi siano sbagliati” e che il voto nella capitale “potrebbe compensare quello del nord e del sud” del Paese, ma “penso che questa probabilità non superi il 5%”, sottolinea.
Una bocciatura di questa proposta di Costituzione, elaborata per un anno da un’assemblea costituente – eletta nel maggio 2021 e composta da 154 membri – non significherebbe il congelamento di tutte le riforme.
Se vince il no, infatti, il presidente Gabriel Boric ha annunciato che chiederà al Parlamento di avviare un nuovo processo costituzionale partendo da “zero”, con l’elezione di una nuova assemblea costituente per redigere un nuovo testo.
Secondo lui, il referendum del 2020, approvato dal 79%, ha definitivamente seppellito la Costituzione dell’era Pinochet. Se prevarrà il sì, la nuova Costituzione entrerà in vigore in 10 giorni.
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