Diciotto ragazzi catapultati nella realtà scolastica del 1961: sorveglianti rigorosissimi, insegnanti severi, niente cellulari né internet. Su Rai Due è iniziata la seconda edizione de Il collegio. Sin dal suo esordio, lo scorso anno, il programma è stato presentato come un esperimento sociologico: in che modo reagiranno i protagonisti, trovandosi a rapportarsi con un contesto caratterizzato da una disciplina ferrea, completamente diverso dal mondo scolastico a cui sono abituati? E, soprattutto, come affronteranno la totale impossibilità di utilizzare internet, loro, che sono nativi digitali avvezzi a vivere in una quotidianità iperconnessa?
Seguendo il docu-reality ci rendiamo conto che non esiste una risposta univoca a queste domande. Infatti, se è vero che alcune reazioni comuni sono dettate da un’appartenenza generazionale e dall’anacronismo in cui i ragazzi si trovano catapultati, dall’altro lato ognuno di loro affronta l’esperienza in un modo tutto personale.
Ecco, allora, che c’è chi cerca di ribellarsi alle regole imposte rischiando anche l’espulsione, chi invece si adegua scegliendo di vivere l’esperienza come opportunità di crescita personale e con l’obiettivo di portare armonia nel gruppo, chi si commuove perché prova nostalgia di casa, chi si comporta da leader e chi si sente spesso escluso dal gruppo. Questa edizione può contare su un cast costruito sapientemente, variegato: ciascuno dei ragazzi ha una sua precisa caratterizzazione e la struttura tipica del reality – in cui si alternano momenti che raccontano la vita nel college e momenti in stile confessionale in cui i ragazzi si raccontano – contribuisce a far emergere ciascuna personalità.
Il contesto è quasi surreale: gli insegnanti, i sorveglianti, il preside sono figure di fatto macchiettistiche; rispetto a questa artificiosità, che spesso fa sorridere, si pone come contraltare la verità delle reazioni dei ragazzi. E’ così che si viene a creare quell’empatia che fa venire voglia di seguire le avventure dei diciotto collegiali.
Pertinente anche la scelta della voce narrante: quella di Giancarlo Magalli che, nel 1961, era in età da liceo. Oltre a tenere il filo del racconto reality, introduce alcune chicche, supportate da filmati d’epoca, che svelano aspetti della quotidianità di un tempo.
Sebbene presenti molti aspetti caricaturali, un po’esasperati, Il collegio riesce a catturare l’attenzione facendoci entrare nel vissuto dei protagonisti e suscitando la curiosità di scoprire quali saranno le sfide con cui i ragazzi dovranno fare i conti nel loro viaggio in un passato ad essi sconosciuto.