Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla Nadef: disposti 21 miliardi per il caro energia

Dopo circa un’ora e mezza, è finito il secondo Consiglio dei ministri del governo di Giorgia Meloni. All’ordine del giorno dell’esecutivo, la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), che ha avuto il via libera: a disposizione 21 miliardi per il caro energia.

Piantedosi Giorgetti Meloni
Matteo Piantedosi, Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni – Nanopress.it

Come anticipato da fonti di governo, all’esame dell’esecutivo anche un emendamento sulle trivelle al dl Aiuti ter per aumentare l’estrazione di gas nazionale. Non solo, però, decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei ministeri; decreto legge sulle disposizioni urgenti di proroga delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria e per la partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO.

Via libera del Consiglio dei ministri per la Nadef

Il Consiglio dei ministri ha dato il suo okay alla Nadef: verranno stanziati 22/23 miliardi di euro contro il caro bollette. Tutte le novità sono state poi presentate dalla presidentessa Giorgia Meloni, dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, dal ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, in conferenza stampa.

La premier ha iniziato precisando il motivo per il quale, appunto, sia stato convocato il Cdm: “Riusciamo per il 2022 a liberare circa 9,5 miliardi che, la prossima settimana, vorremo utilizzare sul caro energia“, ha detto poi prima di lanciare un appello al Parlamento affinché “approvi il testo al più presto“.

Per il 2023, ha spiegato, dall’esecutivo si immaginano un indebitamento al 4,3%, che poi comunque andrà a calare, così quindi si potranno liberare 22 0 23 miliardi che verranno destinati ancora all’energia. “Sono oltre 30 miliardi di euro a fine 2023 per fronte alla crisi energetica“.

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Giorgia Meloni – Nanopress.it

In soccorso, per la parte più tecnica è intervenuto poi il ministro in quota Lega, precisando come la previsione di indebitamento, “e in aumento rispetto a quello previsto e rispetto al tendenziale previsto al 3,4%” è proprio per aiutare le famiglie e le imprese. L’obiettivo della Nadef è, quindi, di mitigare i costi con degli interventi che hanno un “approccio prudente realistico e sostenibile“, da cui è “derivata una previsione macroeconomica di crescita per l’anno prossimo dello 0,6% del Pil reale“, ha aggiunto Giorgetti.

Sempre stando alla nota di aggiornamento al Def, il governo ha previsto una “discesa del debito costante fino al 141,2% nel 2025“. Non sono previsioni ottimistiche, ma fatte con la consapevolezza di saper comunque fronteggiare i rischi di una recessione. L’atteggiamento con si presentano al governo, ha detto ancora, è responsabile. “La prossima settimana sarà presentato un decreto legge già per il 2022, per arrivare a fine anno, con delle misure di sollievo, e nei primi mesi del 2023”. E molto, ha spiegato “dipenderà dall’evoluzione complessiva del mercato dell’energia, dove al momento c’è una riduzione del prezzo del gas ma per i prossimi mesi le previsioni non sono altrettanto ottimistiche“.

Quindi sì, Meloni ha chiarito che tutte le norme che sono state adottate non sono “solo sul piano emergenziale, non solo sul caro bollette, ma anche per permettere di essere questa nazione indipendente e autonoma“. Nonostante, infatti, si preveda entro gennaio di avere due miliardi di metri cubi di gas calmierati, “che dovrebbero coprire buona parte delle nostre esigenze“, si è deciso anche di “liberare alcune estrazioni di gas italiano favorendo e ampliando concessione in essere o nuove concessioni” che verranno poi destinati alle aziende energivore, ma a prezzi calmierati. “La misura – ha detto – riguarda per i primi due anni il 75% del gas potenziale che si potrà estrarre“.

E il collegamento con le parole del suo ministro, con un elogio all’Unione europea, grazie alla quale, ha precisato ancora, “il prezzo del gas scendendo“, seguito immediatamente dopo un affondo, perché è vero che “con la presa in carico della questione, infatti, la speculazione è scesa, ma non durerà molto se non arriveranno segnali seri e concreti” da Bruxelles. Sia chiaro, “una soluzione europea sul tema delle bollette è giusta e necessaria, ci sono posizioni variegate, noi siamo favorevoli: avendo noi una emergenza significativa, dovremo valutare come spendere bene anche le risorse esistenti, come il Repower Eu“.

A concludere il discorso energia, la presidentessa del Consiglio ha ricordato come “il 24 novembre ci sarà un nuovo consiglio dei ministri dell’Energia, abbiamo molto acceso i riflettori per dare risposte concrete“.

Quanto specificatamente alla manovra, la palla è di nuovo passata al titolare del Mef, spiegando anche che “qualsiasi intervento di natura fiscale e di spesa previdenziale deve essere coperto all’interno dello stesso settore di intervento altrimenti non rispetteremo l’obiettivo che abbiamo dichiarato di mettere tutte le risorse a disposizione” per le misure contro i rincari energetici.

Comunque la manovra, con cui si vogliono “dare dei segnali, sugli impegni presi e sul programma. Noi riteniamo di recuperare altre risorse facendo scelte politiche. Intendiamo togliere risorse su cose che non hanno funzionato e dirottarle su altre“, ha detto Meloni. E una domanda sul reddito di cittadinanza è d’obbligo, per cui qualsiasi discussione è stata rinviata. “Ci è stato chiesto un confronto con le parti sociali, la prossima settimana vedremo i sindacati, non sarebbe giusto dare indicazioni prima del coordinamento“, ha detto Meloni.

In conclusione sull’argomento, si è parlato anche degli interventi voluti dalla Commissione europea, che sono solo “mirati e temporenei“, anche perché a parlare è di nuovo Giorgetti, sul fronte Ue “credo che ci sia la comune consapevolezza, da un lato di rispettare le regole, dall’altro che situazione economica europea rischia di peggiorare“, ha osservato. “Credo che ogni paese cerchi di affrontare la situazione nel mondo migliore possibile, anche amici tedeschi si stanno muovendo in questo senso“.

Fonti della Lega, poi, hanno espresso “grande soddisfazione”. “In particolare, è ottima la notizia dei 30 miliardi liberati soprattutto per contrastare il caro-bollette e la confermata volontà di non tornare all’ingiusta legge Fornero”.

Al Consiglio dei ministri si è parlato anche di molto altro, però

A proposito di tedeschi, infatti, a lungo si è discusso anche della questione delle tre navi delle Ong con i 985 migranti. Ed è stato il ministro Piantedosi a spiegare cosa è stato adottato in Cdm, quindi un decreto interministeriale con cui si è deciso di imporre alla nave Humanity1, “quando arriverà, di fermarsi in rada. Potrà permanere nelle nostre acque territoriali solo per il tempo necessario per consentirci di vedere se a bordo ci siano eventuali emergenze di carattere sanitario o di altro tipo“. Umanità prima di tutto, ma un ulteriore presa di posizione su quello che il governo intende fare con le organizzazioni non governative che sono entrate in acque territoriali italiane “e lo ha fatto senza ottemperare alle richieste di fornirci l’identificazione delle persone a bordo, dove erano state salvate e quali erano le oggettive condizioni“.

Certo, ci prenderemo in carico minori, donne incinte o malati, perché loro rispettano “le persone e le esigenze umanitarie e le emergenze. All’esito di questa verifica le persone che non dovessero versare in condizioni di emergenza dovranno essere riportate in acque internazionali“. Questa è una partita, ha detto, “nel frattempo è successo che a Bruxelles ci sono stati dei contatti, c’è stata la Francia che ha fatto una prima apertura molto importante di accettare la possibilità di far sbarcare lì una delle altre navi, la Ocean Viking. È un segnale importante che non ci risolve il problema dei paesi di bandiera ma è una situazione che va seguita ora per ora“.

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha commentato le decisioni in merito precisando che “come sempre garantiremo soccorso e assistenza, ma vietiamo la sosta nelle acque territoriali italiane per le Ong straniere. Orgoglioso di aver firmato il provvedimento, insieme ai ministri Piantedosi e Crosetto. Difendere l’Italia non è un reato bensì un dovere“.

Altro argomento caldo, il decreto anti rave, a cui il ministro Piantedosi poco prima del Cdm aveva detto di voler rimettere mano insieme al Parlamento, e quindi anche Meloni ha ribadito il concetto: “Se qualcuno pensa che la norma si possa fare meglio, noi siamo disponibili ad ascoltare, purché le critiche non siano pretestuose“. “Lontano dalla mia storia cercare di vietare le manifestazioni – ha aggiunto -. Facciano altre proposte, ma non siamo la repubblica della banane, su questo non intendo tornare indietro“.

A proposito di modifiche, la premier ha parlato anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per cui non ha trovato una chiusura “preconcetta” da parte delle istituzioni dell’Unione europea. “Abbiamo segnalato come molte nazioni che con il mutato contesto alcune cose diventano difficili da fare. Nel nostro piano ci sono 120 mld di euro in opere pubbliche, abbiamo un aumento del prezzo delle materie prime intorno al 30-35%” e questo problema “si deve affrontare con garbo e intelligenza“.

Le risorse si vogliono, e si devono spendere nel migliore dei modi, anche perché “gran parte delle prime tranche erano soprattutto per riforme e programmazione e le opere erano prevalentemente già in essere, quello che accade da oggi è molto più complesso“.

In ambito europeo, lato economico ancora, ha risposta a una domanda anche Giorgetti, spiegando che solo “noi e la Germania siamo gli unici paesi che non hanno firmato il Mes. Aspettiamo con pazienza la decisione della corte di Karlsruhe che altre volte si è pronunciata“.

Sul tema Ucraina, e sul nuovo decreto sull’invio delle armi, poi la leader di FdI ha passato la patata bollente al ministro della Difesa, comunque, ha precisato, non ci saranno problemi, perché “il centrodestra ha votato sempre compattamente, a sostegno della causa Ucraina, all’interno della Ue e della linea occidentale“, e si farà di tutto per mantenere gli impegni.

Quanto alle cose un po’ più specificatamente di forma, ma non troppo, Meloni ha dichiarato che la delega ai servizi verrà assunta da Mantovano. Con il decreto ministero approvato oggi, infatti, ci sono delle novità anche nella denominazione dei ministeri.

Il ministero dello Sviluppo economico diviene così ministero delle Imprese e del Made in Italy e acquisisce la competenza in materia di promozione e valorizzazione del made in Italy in Italia e nel mondo. Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali diviene ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e forestale e acquisisce la competenza in materia di tutela della sovranità alimentare.

Il ministero della Transizione ecologica è ridenominato ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e diviene competente in materia di sicurezza energetica mentre il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili si denomina ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il ministero dell’istruzione si denomina ministero dell’Istruzione e del Merito e si specificano le funzioni spettanti al ministero in materia di valorizzazione del merito.

Voglio ringraziare il Consiglio dei ministri” dove “nessuno ha obiettato di fronte a una necessità di tutti: mi aspettavo una discussione animata ma non c’è stata“, ha concluso la premier incalzata sulla spending review che toccherà i ministeri del suo governo.

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