Un altro capitolo dell’inchiesta Juventus è stato scritto oggi dal Consiglio di Stato, che ha dichiarato improcedibile il ricorso presentato dalla Figc in merito alla decisione del Tar del Lazio sulla carta Covisoc richiesta dagli ex dirigenti bianconeri, uno su tutti Fabio Paratici, che potrebbe servire alla difesa davanti al Collegio di garanzia del Coni che si esprimerà il 19 aprile sulla penalizzazione da 15 punti alla squadra di Massimiliano Allegri.
Non è, però, tutto oro quello che luccica e, infatti, da quello che è filtrato dagli ambienti federali e riportato dall’Ansa, la federazione guidata da Gabriele Gravina si è detta comunque soddisfatta perché la decisione del Consiglio di Stato non dà ragione al Tar nel momento in cui non ha compromesso l’autonomia della giustizia sportiva.
Mentre la squadra di Massimiliano Allegri sta continuando a macinare punti in campionato – e tanto da essere arrivata a meno tre dal settimo posto nonostante la pesante penalizzazione di 15 punti -, sta andando avanti in Europa League e, proprio oggi, si appresta a scendere in campo, a Torino, per la semifinale di andata di Coppa Italia contro i nemici storici dell’Inter (neanche messa troppo bene dal punto di vista dei risultati, almeno non in Serie A), per quanto riguarda le vicende extra campo, ma che con quello in qualche modo sono legate, la Juventus potrebbe aver portato a casa un punto importante in mattinata.
Il Consiglio di Stato, ovvero l’ultimo grado di appello della giustizia amministrativa, chiamato in causa dalla Figc nel merito della carta Covisoc – inviata dalla procura federale il 14 aprile 2021 all’organo che si occupa di vigilare anche sui conti delle società di calcio e che proprio alla federazione guidata da Gabriele Gravina fa capo e che riguardava il tema delle plusvalenze -, che il Tar del Lazio aveva reso disponibile alla società bianconera, ha dichiarato improcedibile il ricorso.
Il 7 marzo il Tar, infatti, aveva accolto il ricorso presentati dai legali dell’ex direttore sportivo e da colui che lo ha sostituito, Fabio Paratici e Federico Cherubini, affinché la Figc condivisse la carta, che la difesa della Juventus riteneva fosse importante per cambiare le carte in tavola per quanto riguarda il procedimento sportivo perché, nei fatti, potrebbe alterarne i tempi, invalidando l’intero percorso, ma la federazione aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato, che l’11 marzo, ancora, aveva respinto l’istanza monocratica, fissando poi l’udienza per il 23 marzo. Fino ad arrivare a oggi, appunto, con la decisione che, però, non ha scontentato neanche Gravina, secondo quanto è filtrato dagli ambiente federali e riportato dall’Ansa.
Secondo quanto si legge nella sentenza, infatti, le motivazioni che hanno portato a questa decisione stanno nel fatto che la famosa carta, un tempo segreta, è stata già consegnata, e quindi, hanno scritto, “ritenuto che l’ostensione, in pendenza di giudizio, del documento, determinandone la discovery, è incompatibile con la persistenza dell’interesse alla decisione del merito della controversia avente ad oggetto proprio la riproposizione delle ragioni a sostegno del diniego“.
Improcedibile perché, nei fatti, quelle carte già erano in mano alla difesa, l’avvocatura della Federcalcio contestava a Paratici e Cherubini anche la pregiudiziale sportiva, ovvero la possibilità di ricorrere al giudice amministrativo solo dopo aver esperito tutti i gradi della giustizia sportiva, e su questo ha vinto la federazione “in quanto non entrando nel merito del giudizio del Tar, il principio della pregiudiziale sportiva è salvaguardato“, e quindi anche l’autonomia della giustizia sportiva.
La nota 10940, questa la carta Covisoc, è stata negata dalla procura della Figc ai legali della Juventus perché non farebbe parte della documentazione acquisita nell’ambito del procedimento disciplinare – l’intero impianto accusatore con cui la Corte d’appello federale ha inflitto la penalizzazione ai dirigenti ed ex bianconeri oltre che alla squadra di Allegri si basa, in effetti, sul fascicolo di inchiesta della procura di Torino raccolte nell’ambito dell’inchiesta Prisma.
Da quello che è emerso, in effetti, Giuseppe Chiné, procuratore federale, dava solo indicazioni alla Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche su cosa cercare per “fornire un contributo costruttivo e definire un modus procedendi comune per tutte le componenti federali“, ma anche della “necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di giocatori tra due società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato, non già un’episodica operazione, finalizzati a sopravvalutare i dati di bilancio delle medesime società mediante, appunto, il sistema delle cosiddette plusvalenze“. In pratica riguarderebbe questioni passate, che riguardavano per lo più quello che era successo al Chievo, poi fallito, e al Cesena.
A poter fornire un assist agli avvocati della Vecchia Signora, però, ci sarebbero le conclusioni, non essendo mai menzionata nei fatti la Juventus, ovvero “l’esercizio dell’azione disciplinare in questa materia […] potrà essere utilmente perseguito ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di calciatori fra due o più società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato, non già un’episodica operazione, finalizzati a sopravvalutare i dati di bilancio delle medesime società mediante, appunto, il sistema delle ccdd. Plusvalenze“. Secondo la linea difensiva dei bianconeri, infatti, questa potrebbe essere la conferma di una notitia criminis che già si conosceva ad aprile del 2021 e per cui, invece, la società e la squadra sono state punite solo nel 2023.
Per i tifosi juventini, molto attivi sui social, la sentenza del Consiglio di Stato sarebbe un assist non da poco per la loro squadra che, così, potrebbe sperare di tornare seconda, quattro punti avanti alla Lazio di Maurizio Sarri, e quindi in piena corsa per la Champions League del prossimo anno, ammesso e non concesso che non arrivi anche una stangata da parte dell’Uefa – le parole del numero uno, Aleksander Ceferin, di ieri fanno intuire tutto il contrario.
Non è dello stesso avviso Paolo Ziliani, il giornalista del Fatto quotidiano che più di tutti sta portando avanti una battaglia per cercare di far capire che i fascicoli in mano alla procura di Torino e poi passati anche a quelle della federazione sono pericolose per la Juventus, che anche oggi ha scritto che quella messa a segno dalla società bianconera non è nei fatti una rete perché nelle carte Covisoc non c’è nulla.
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