Il Consiglio europeo si è concluso senza raggiungere l’accordo sul patto migranti, ad opporsi sono state Ungheria e Polonia che hanno chiesto di rivedere i testi, trovando il rifiuto degli altri Stati membri, e si sono opposti alla solidarietà obbligatoria e al voto di maggioranza.
La premier Giorgia Meloni si è definita soddisfatta per questo Consiglio europeo in cui l’Italia ha svolto un ruolo da protagonista. La posizione italiana riguardo il patto sui migranti è chiara, è interessata alla dimensione esterna che per la premier è l’unico modo per poter affrontare al meglio la migrazione.
Si è concluso il Consiglio europeo senza arrivare ad un piano sui migranti in cui fossero d’accordo tutti gli Stati Membri. Secondo quanto riportato dal presidente Charles Michel l’impedimento del raggiungimento dell’accordo è dipeso da Polonia e Ungheria.
Entrambe le nazioni hanno perciò mantenuto le posizioni già fortemente espresse nella giornata di ieri in cui non solo non erano d’accordo sul contenuto del testo ma non erano neanche d’accordo su come si era arrivati all’approvazione del Patto dei migranti.
Polonia e Ungheria hanno chiesto che sul tema migranti fosse posta l’unanimità non solo nella forma ma anche nella sostanza, e inoltre non erano d’accordo sulla solidarietà obbligatoria perché avrebbero voluto che ogni Stato potesse decidere liberamente se accogliere o no i migranti.
Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio italiano, si espressa a fine del Consiglio Europeo in merito alle conclusioni della riunione e al mancato raggiungimento dell’accordo sui migranti.
La Meloni si è detta non delusa da Polonia e Ungheria che hanno scelto di difendere i loro interessi nazionali.
Secondo la Meloni la loro posizione non ha niente a che vedere con la dimensione esterna che è invece ciò che interessa all’Italia ed è l’unico modo che c’è per affrontare la migrazione che sia in grado di accordare tutti.
Si è poi definita soddisfatta del fondo di 15 miliardi stanziato per i migranti, e ha reso noto che l’Italia ha avuto l’approvazione su come sta svolgendo il tema della Tunisia.
La Meloni: “Il ruolo dell’Italia è da protagonista in questo Consiglio europeo. Sono soddisfatta del lavoro fatto”.
La premier ha voluto affrontare anche il tema Pnrr dichiarando che non si è aggravata la situazione italiana sulla terza rata, e che le voci in circolazione sono solo un modo per minare il lavoro del governo ma fortunatamente non avendo risultati.
Per quanto riguarda la quarta rata per la premier il lavoro è già iniziato ma sarà un lungo percorso. Si è poi espressa sul Mes sottolineando che il tema non le è stato posto forse perché non c’è la stessa attenzione sul tema che c’è nel dibattito italiano.
Durante il vertice di oggi si è approvato invece la parte che riguarda l’Ucraina, la sicurezza e la difesa.
È stato poi approvato anche il capitolo che riguarda l’accordo che è in fase di negoziazione con la Tunisia, che riguarda le relazioni esterne e sul Mediterraneo Orientale, che rappresentano un modello che sarà possibile replicare in futuro.
Il presidente Macron si è visto costretto ad abbandonare il vertice nella mattinata a causa di quello che sta avvenendo in Francia, dopo che un poliziotto ha assassinato un giovane di 17 anni a Nanterre.
Il patto dei migranti al vaglio del Consiglio europeo era stato realizzato dopo settimane di duro lavoro e trattative che si erano concluse nell’incontro avvenuto l’8 giugno scorso a cui presero parte i ministri dell’Interno.
Il patto prevedeva l’obbligo di solidarietà con ricollocamenti oppure con il versamento di compensazioni economiche verso i Paesi che si facevano carico dei migranti. L’accordo fu approvato con la maggioranza qualificata ma già in quell’occasione Polonia e Ungheria si erano mostrate contrarie.
I leader di Ungheria e Polonia nella giornata di oggi hanno insistito che il provvedimento venisse approvato ad unanimità perché un tema delicato come quello dei migranti non può essere approvato a maggioranza.
La Premier Meloni, su richiesta di Charles Michel presidente del Consiglio europeo, aveva tentato di mediare con i due leader per poter sbloccare la situazione, ma il tentativo è fallito e le due nazioni non si sono mosse dalle loro posizioni iniziali.
Secondo quanto dichiarato dal premier Orbán in un’intervista a Kossuth Radio, quella che era in corso era una guerra sull’immigrazione “Non una rivolta, una lotta per la libertà”.
Per lui ciò che è avvenuto l’8 giugno con l’approvazione delle quote obbligatorie di migranti è stato un colpo di mano.
Moraweicki, leader della Polonia, al termine del vertice ha precisato che la Polonia intende continuare a sostenere quanto scelto nel 2018 dall’Unione Europea ossia che si tratta di una scelta volontaria degli Stati membri e quindi non c’è nessun obbligo.
Ha inoltre riferito di aver proposto di modificare il testo inserendo proprio la dicitura “è volontario e non obbligatorio” ma gli altri leader hanno respinto la sua proposta.
A tal proposito il leader polacco si è detto fermo sulla sua decisione e secondo lui la soluzione migliore è un referendum.
“Tra qualche mese si terrà un referendum per chiedere ai polacchi se vogliono un Paese sicuro o se vogliono in Polonia le immagini che vedono nei Paesi dell’Europa Occidentale” si chiude così il discorso di Morawiecki.
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