Ventiquattro ore dopo l’arresto del super latitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, le forze dell’ordine sono adesso al lavoro per cercare di ricostruire gli ultimi 30 anni del boss di Cosa Nostra, considerato uno dei grandi protagonisti dell’attacco allo Stato con le stragi di Falcone e Borsellino nel 1992.
I carabinieri del comando provinciale di Trapani, nelle ultime ore, hanno scoperto il covo del super boss; il colonnello Fabio Bottino, ai giornalisti, ha dichiarato che la proprietà fosse a nome di Andrea Bonafede, lo stesso titolare della carta d’identità falsa.
Dopo 30 anni di latitanza, ieri mattina, 16 gennaio, intorno alle ore 8.20 circa, presso la clinica La Maddalena, del quartiere San Lorenzo di Palermo, è stato arrestato il boss Matteo Messina Denaro. Un evento storico per i siciliani e per l’Italia intera.
Il super latitante, dopo le operazioni di rito è stato fatto salire a bordo di un elicottero per raggiungere uno dei carceri di massima sicurezza. Gli uomini dei carabinieri, nel frattempo, hanno individuato e perquisito il covo dove negli ultimi anni si è nascosto il capomafia di Castelvetrano.
Dalle prime indiscrezioni rilasciate dal colonnello del comando provinciale di Trapani, la casa si trova nel centro di Campobello di Mazara, non molto distante dal luogo dove è nato e cresciuto l’ultimo stragista del Capo dei Capi.
Il covo in questione, sarebbe di proprietà di Andrea Bonafede, lo stesso nome con il quale Matteo Messina Denaro ha utilizzato nei suoi falsi documenti, utile anche per le prestazioni sanitarie.
Il colonnello Fabio Bottino, alla stampa, non ha voluto confermare se Bonafede, invece, risulta essere scritto nel registro degli indagati dopo essere stato ascoltato dai carabinieri.
Il nascondiglio del latitante Matteo Messina Denaro, una volta individuato, per tutta la notte è stato posto sotto sequestro, con gli specialisti del Ris e le unità cinofile. Le operazioni sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido, il quale da anni è alla ricerca del super boss.
“Riteniamo che sia l’abitazione utilizzata nell’ultimo periodo come stabile occupazione, al suo interno confidiamo di trovare elementi significativi per lo sviluppo delle indagini e per capire chi ha protetto il latitante”.
Queste sono state le dichiarazioni rilasciate dal generale e comandante dei Ros Pasquale Angelosanto in merito al covo di Matteo Messina Denaro, un’abitazione sita in una via senza uscita che porta il nome di San Vito, a Campobello di Mazara, un paese di 11 mila abitanti in provincia di Trapani, distante solamente 13 minuti da CastelVetrano, paese originario del boss arrestato ieri mattina.
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