Il delitto di Alatri e la violenza come unica arma per affermare sé stessi

Secondo la prima ricostruzione, Thomas sarebbe stato colpito per sbaglio lunedì sera intorno alle 20:00, quando si trovava insieme a tre amici in una piazzetta del centro storico.

Thomas Bricca
Thomas Bricca – Nanopress.it

All’improvviso, infatti, due persone in sella ad una moto con il volto coperto avrebbero aperto il fuoco e colpito il giovane alla testa. E lo avrebbero colpito per errore perché indossava lo stesso giubbotto che aveva il loro vero obiettivo. Gli inquirenti sono sempre alla ricerca dei due assassini, ma nelle ultime ore – prima che la procura manifestasse con forza la volontà di mantenere uno stretto riserbo sulla vicenda al fine di garantire il corretto svolgimento e le indagini, – si è fatta strada anche l’ipotesi dell’omicidio commesso per mano di due sicari. D’altro canto, i due fratelli che si sono presentati spontaneamente in caserma, dopo essere stati sentiti a notte fonda tra l’1 e il 2 Febbraio, sono stati rilasciati senza alcun provvedimento. I due hanno reso dichiarazioni spontanee. “Sappiamo che ci cercate ma non c’entriamo nulla con quanto accaduto”, hanno spiegato ai militari. Dunque, le indagini proseguono nella massima riservatezza, senza abbandonare l’ipotesi che i fratelli possano aver avuto un ruolo nell’agguato.

Ad oggi una sola certezza. Il colpo di pistola esploso verso l’alto si è rivelato letale per Thomas. Che si è arreso dopo un’agonia di oltre quaranta ore.

Chi sono gli assassini di Thomas

Thomas Bricca aveva solo diciannove anni quando è stato strappato alla vita. Ucciso per errore, forse. Ma con lui è stata uccisa anche quell’idea di giovinezza improntata sulla crescita e la condivisione. Alatri si è rivelata lo specchio di giovani capaci di esprimere i valori di una cultura criminale che conosce l’omicidio come unico mezzo per la risoluzione di un conflitto. Si ha a che fare con soggetti che si uniscono in bande in maniera patologica per compiere atti e tenere comportamenti antisociali e devianti. Primo fra tutti questi comportamenti lo spaccio, passando poi per i furti e le rapine. Fino ad arrivare ad uccidere.

Ragazzi che usano la violenza come modalità per affermare sé stessi, senza esitazione e senza senso di colpa. Figli generati in contesti familiari privi di mezzi e multiproblematici.

Il senso di appartenenza al gruppo e la volontà di predominare nei confronti del prossimo fanno sì che questi soggetti siano accomunati dalla fierezza e dall’ orgoglio in tutto ciò che fanno. Quello che è successo ad Alatri non è altro che la spia dell’esistenza di vere e proprie sottoculture criminali capaci di esercitare un vero e proprio controllo su di un territorio. Una stabilità guadagnata nel tempo grazie alla coesione interna e al senso di appartenenza al gruppo.

Fiori sul luogo della tragedia
Fiori sul luogo della tragedia – Nanopress.it

Un senso di appartenenza percepito come un vero e proprio spirito guida. Se poi, come sembra, venisse confermata l’ipotesi del sicario, la situazione sarebbe ancor più grave. Si tratterebbe infatti di una lucida scelta, da parte di chi cercava vendetta, di attuare un vero e proprio disimpegno emotivo rispetto all’ omicidio. Un disimpegno finalizzato a prendere le distanze in virtù di un disumano sentimento di auto conservazione. Solo se anni fa, a duecentoquaranta passi da dove è stato ucciso Thomas, fu massacrato Emanuele Morganti. Lo scorso lunedì, sotto largo Paolo Cittadini, una pistola ha spento per sempre i 19 anni del primo. Emanuele, invece, è stato picchiato a morte davanti alla saracinesca di una discoteca ad Alatri chiusa dopo la sua morte.

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