La condizione della donna nel mondo ha subito un repentino peggioramento e, nonostante lotte e conquiste fatte nel corso degli ultimi decenni, il genere femminile è sotto attacco, sotto diversi aspetti e ambiti della vita. Inutile sottolineare che le problematiche sono differenti se tocchiamo regioni del mondo diverse.
Nelle zone più sviluppate del mondo si è raggiunta sicuramente una situazione più equilibrata, nonostante la parità di genere sia molte volte soltanto qualcosa che è scritto sulla carta, ma la realtà mostra tutti i giorni ragazze abusate e soprusi anche nelle nazioni occidentali, dove la situazione è preoccupante ma non è paragonabile ai soprusi che sono costrette a subire le donne che vivono nei Paesi più sottosviluppati. In quelle zone il genere femminile è considerato una proprietà di cui disporre e che è dedita alla cura della famiglia e dei figli.
Matrimoni infantili e combinati hanno ancora un ruolo importante in Paesi come il Pakistan dove il delitto d’onore è ancora presente. Situazioni differenti che mostrano però quanto la donna sia costretta a dimostrare ogni giorno il proprio valore, che viene solitamente considerato minore rispetto a un uomo e non è concepibile che in determinati Paesi, come Cina e India, avvenga ancora prima della nascita una discriminazione. Già, perché ancora oggi, una figlia femmina in alcune culture è considerata un problema.
La donna ha sempre combattuto per emerge dall’emarginazione imposta dalla società, che da secoli penalizza la figura femminile. Come precisato poc’anzi, le donne in determinate culture e società, sono ancora viste come sciagura e ancora oggi il dono prediletto della famiglia è il figlio maschio e, per esempio, in Cina e India si ricorre spesso all’aborto quando viene spiegato alla famiglia che nascerà una femmina e non un maschio.
Questioni culturali che sono state combattute duramente nei paesi occidentali più industrializzati ma che sono quotidianità per le donne che si trovano nelle condizioni più disagiate. Nonostante la società sia andata avanti in tutto il mondo e la cultura abbia subito i cambiamenti avvenuti col trascorrere dei tempi, plasmandosi in base ad essi in molte Nazioni la condizione della donna è ancora tragica.
Se prendiamo per esempio le società tradizionali e ci focalizziamo su quelle di religione islamica, la donna si trova ancora in una condizione di inferiorità all’interno dell’ambito familiare. Spesso questo è però anche parte della legislazione degli Stati come per esempio in Afghanistan, Pakistan, Iran e Arabia saudita. Ciò comporta un meccanismo che sottomette a forza di paura e punizioni le donne.
Per fare un esempio in Arabia Saudita la donna non può decidere di andare all’estero se non con il permesso scritto di un componente della famiglia. Il concetto di inferiorità, che ancora aleggia intorno al mondo femminile, è radicato nel profondo.
Anche dove è prevista l’uguaglianza di genere e tra i coniugi la realtà non mostra ciò che è riportato sulla carta. La donna in molte società è succube e sottomessa all’uomo e nel caso in cui provi a ribellarsi, nella maggior parte dei casi, viene sottoposta ad abusi e minacce. Se nella parte più sviluppata del mondo si vedono costantemente umiliazioni nell’ambiente lavorativo e violenza smisurata verso le donne, che sempre più spesso sono vittime di femminicidio, che spesso parte dall’interno della famiglia, nelle culture legate alle leggi della Sharia come Iran e Afghanistan la donna riceve punizioni corporali, umiliazioni pubbliche e ogni giorno vedono schiacciati anche i diritti primari come istruzione e possibilità di lavoro.
L’analfabetismo nel mondo è maggiormente radicato nel mondo femminile dato che le famiglie che non possono scegliere chi fare studiare, o non vogliono farlo, generalmente fanno completare il percorso di studi ai figli maschi.
Un esempio eclatante è quello del continente africano dove il circa la metà delle donne non hanno istruzione di base e sono analfabete contro il 30% degli uomini. Il divario nelle scuole secondarie e nell’istruzione universitaria è invece molto più ampio.
La comunità internazionale ha rivolto molta attenzione nel cercare di sanare il divario tra uomo e donna sia in ambito sociale che per quanto riguarda la parità di diritti. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un peggioramento della qualità di vita delle donne in diverse società e ciò ha fatto sì che le nazioni occidentali abbiano intrapreso percorsi per dare voce alla donna dove non può permettersi di parlare.
La preoccupazione è rivolta in questo momento a tutte le donne e madri che si trovano in condizioni disagiate e l’impegno globale è rivolto a raggiungere un equilibrio tra generi e assicurare un futuro che dia possibilità e diritti a tutte le donne del mondo.
Negli ultimi mesi sono state sotto intensa pressione sia le donne afghane che quelle iraniane che, nonostante la paura, hanno deciso di fare sentire la propria voce.
Le donne hanno subito il repentino peggioramento delle proprie condizioni di vita sia in Afghanistan che in Iran, anche se il percorso che le ha portate fino a qui è differente.
Entrambe le società prevedono restrizioni e limitazioni femminili, per una questione di cultura e di storia popolare ma anche per il credo religioso che impone regole precise ma spesso libere ad interpretazione personale da parte di chi è tenuto a vigilare sul rispetto delle stesse norme
Le donne afghane così come le donne iraniane sono soggette al rispetto delle regole della Sharia, che sono un insieme di regole imposte dall’Islam, che impongono un codice di vestiario e di comportamento. All’interno delle leggi di castità e velo sono ovviamente racchiuse le norme sull’utilizzo dello hijab ma anche numerosi divieti e limitazioni che riguardano il vestiario.
Attualmente si trovano a combattere emarginazione e sottomissione per aver osato alzare la testa e per aver espresso un’opinione. Si tratta di una questione che è radicata nel credo islamico dove la donna è vista come un oggetto di proprietà del marito e non deve avere opinioni e obbiezioni. Il compito del genere femminile secondo il sistema patriarcale, vigente sia in Iran che in Afghanistan, non accetta che la donna subisca un processo di modernizzazione e che abbia la volontà di crescere e avere obbiettivi.
Questo è visto come un problema perché il timore che le donne prendano in mano la situazione è davvero alta.
In Iran dopo la morte di Mahsa Amini, morta a causa delle troppe percosse ricevute mentre si trovava in custodia presso la polizia morale per aver indossato male il velo, le donne hanno scelto di sfidare la paura della morte e, dal 16 settembre, stanno combattendo per avere diritti e per dare un futuro migliore alle prossime generazioni.
Un sacrificio che non va sottovalutato e che fa emergere la forza di queste donne schiacciate dal regime iraniano che, nonostante tutto, continuano con la resilienza e resistono in un clima tragico. Hanno perso la vita durante le proteste iraniane oltre 500 manifestanti tra cui molte giovanissime. Ora devono fronteggiare un’ondata di avvelenamenti che hanno colpito migliaia di studentesse all’interno degli edifici scolastici. La popolazione ritiene che si tratti di una sorta di punizione per mettere a tacere le proteste.
In Afghanistan invece la situazione è precipitata in maniera repentina dall’agosto 2021, quando sono tornati al potere i talebani. Durante il ventennio di occupazione statunitense le donne afghane sono riuscite a fare un salto di qualità notevole raggiungendo conquiste, fino a quel momento impensabili, e diritti che sono però stati spazzati via dal nuovo governo talebano.
Piano piano le cittadine afghane sono state private dei diritti conquistati come per esempio entrate nei negozi da sole, entrare nei parchi pubblici, frequentare palestre e piscine fino al reinserimento delle punizioni pubbliche su invito delle autorità. Ma le ultime due vicende che hanno sconvolto le donne afghane sono l’introduzione del divieto di istruzione e della possibilità di lavorare nelle Ong.
Limitazioni che vanno a colpire due aspetti importantissimi per le donne ovvero lo studio che da loro la possibilità di assimilare conoscenza e sperare in un futuro migliore, arrivando fino al divieto di lavorare. Moltissime afghane sono state impiegate nelle organizzazioni non governative e il loro impiego oltre a fornire un sostentamento familiare, dato che spesso sono vedove di combattenti talebani, da la possibilità alle Ong di arrivare alle famiglie e aiutarle data la diffidenza popolare ma anche il malcontento dei talebani nel vedere le persone ricorrere ad aiuti esteri.
Una situazione che non è soltanto collocata in Iran e Afghanistan la che schiaccia quotidianamente milioni di donne nel mondo.
Sono in programma numerosissime manifestazioni in solidarietà delle donne colpite da discriminazioni ed emarginazione.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha detto in occasione della giornata internazionale della donna: “La Giornata Internazionale della Donna è un appello ad agire. Agire a fianco delle donne che chiedono il rispetto dei propri diritti fondamentali pagando un alto costo personale.”
Ha aggiunto poi: “Agire per rafforzare la tutela contro abusi e sfruttamento sessuale. E agire per accelerare la piena partecipazione e leadership delle donne. Il tema di quest’anno sottolinea il ruolo necessario di tecnologia e innovazione per far progredire l’uguaglianza di genere.”
Gutteres ha anche sottolineato che nel momento storico attuale la giornata della donna: “Assume un significato ancora maggiore in un momento in cui i diritti delle donne vengono abusati, minacciati e violati in tutto il mondo. Il progresso conquistato nel corso di decenni sta svanendo davanti ai nostri occhi.”
Specificando inoltre che: “In Afghanistan, le donne e le ragazze sono state cancellate dalla vita pubblica. In molti luoghi, i diritti sessuali e riproduttivi delle donne vengono annullati. In alcuni paesi, le ragazze che vanno a scuola rischiano rapimenti e aggressioni. In altri, la polizia depreda donne vulnerabili che ha giurato di proteggere. I nostri sforzi daranno ora la priorità alle aree in cui i progressi sono stati lenti. Spero che gli Stati membri capiranno la necessità di cambiamento e ci sosterranno nell’adattare le nostre regole per facilitare il nostro movimento verso la parità di genere.”
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