Il direttore della Cia Burns è stato in visita in Medio Oriente, a causa delle attuali tensioni tra Israele e Palestina che hanno mostrato un’escalation violenta e repentina, che ha a sua volta allertato le autorità internazionali. Gli Stati Uniti e in primis il capo di stato Biden hanno immediatamente preso parte alla mediazione per mantenere equilibrio dato gli attacchi sanguinari e reciproci delle ultime settimane.
La quori, oggi, mostra due realtà completamente opposte che nutrono rancore e risentimento reciproco da decenni. Israele e Palestina hanno già visto la distruzione causata da periodi di intensificazione del Conflitto tra gruppi estremisti israeliani e islamico. I due Paesi si contendono il territorio, che entrambi reclamano di diritto. Quando è iniziata l’occupazione Israeliana che ha privato gli arabi insediati nella zona, obbiettivamente, di numerosi territori in Cisgiordania, le fazioni islamiche ribelli e fondamentaliste hanno cominciato a compiere attacchi contro gli insediamenti israeliani sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, dove successivamente ha assunto il comando la milizia islamica di Hamas.
Scontri feroci tra milizie israeliane e gruppi islamici ribelli si sono intensificati in maniera incredibile e la missione del governo statunitense è quella di combattere i terroristi islamici che si sono annidati e stabiliti nei territori palestinesi.
L’escalation di tensione tra Israele e Palestina
La situazione in Medio Oriente e in realtà tra Israele e Palestina ha subito un deterioramento importantissimo che aveva già fatto presagire e riprendere delle ostilità nel corso dello scorso anno ma che, ora, è arrivata ad un punto di rottura e il nervosismo tra israeliani e palestinesi è esploso provocando morti e feriti. Ciò che è capitato negli ultimi giorni rappresenta un campanello di allarme importantissimo che rivela la forte tensione tra fazioni e israeliane e milizie islamiche. Il rancore era rimasto vivo e ora ha ripreso a scorrere per le strade della città che non sono più un luogo sicuro per i civili.
Il 26 gennaio Israele ha deciso di colpire il campo profughi di Jenin innescando il primo incidente di una serie che ha sollevato la preoccupazione globale. Nel raid israeliano sono morte 9 persone e moltissimi palestinesi innocente hanno perso abitazioni e averi a causa del massiccio attacco, che è stato definito come uno dei più grandi e feroci compiuti nell’ultimo decennio.
Netanyahu ha specificato che l’operazione militare era mirata alla lotta contro il terrorismo e ha, tra l’altro, ho ottenuto ciò per la quale è stata attuata, ovvero colpire tre potenziali terroristi che di consuetudine utilizzavano attacchi bomba in luoghi affollati e difatti hanno rinvenuto un ordigno pronto ad essere utilizzato. Chi soffre di questa situazione è la parte di popolazione che vorrebbe soltanto vivere nel proprio paese la quotidianità come in qualsiasi altra nazione del mondo.
La risposta nella Cisgiordania e della Striscia di Gaza è stata quella di attuare due attacchi armati contro luoghi frequentati da ebrei israeliani a Gerusalemme est. Il primo attacco compiuto da un uomo all’esterno di una sinagoga ha ucciso e ferito persone che si accingevano ad uscire dalla messa. Il secondo attacco è stato attuato in un in un sito di interesse archeologico ed è avvenuto per mano di un tredicenne palestinese che ha ferito un padre ed un figlio israeliani.
Dopodiché sul territorio sono cominciati attacchi reciproci e ovviamente sconvolto dagli attacchi che hanno colpito, poi, anche un altro campo profughi palestinese anche a massi le milizie islamiche hanno cominciato a lanciare razzi e ad affermare che le azioni compiute dal governo di Israele non rimarranno impunite e che i fratelli palestinesi uccisi verranno vendicati. emerge chiaramente la spaccatura fra Israele che ha appena annunciato la costruzione di una nuova città che sorgerà accanto alla Striscia di Gaza e che ha già alzato numerose polemiche critiche soprattutto per il fatto di provocare costantemente una reazione nel popolo islamico.
Le forze jihadiste dal loro canto stanno sicuramente meditando vendetta e gli attacchi in strada sono aumentati notevolmente verso i militari israeliani e la convivenza sul territorio è diventata praticamente impossibile. Nonostante le realtà palestinesi e israeliane siano, anche nei territori occupati ben distinte e non si siano mai fuse completamente dato che ognuno continuava a tenere valide le proprie ragioni, differenti e profondamente opposte, anche a livello di religione, il contrasto che aveva portato alla morte di migliaia di persone nel corso del decennio scorso sembrava ormai un fatto del passato.
Ora la comunità globale è preoccupata per l’escalation in Medio Oriente e una delegazione statunitense è stata direttamente sul territorio per discutere con i leader israeliani e l’autorità palestinese. Per quanto gli USA abbiano sempre teso la mano al governo di Tel Aviv non può accettare che venga fomentata una guerriglia che potrebbe velocemente generare una guerra.
Dopo l’inizio del nuovo mandato governativo che vede come primo ministro Netanyahu e al suo fianco ministri di ultradestra, che hanno già mostrato chiaramente i loro intenti, la situazione ha sicuramente preso una piega peggiore. la prima scelta fatta dalle autorità israeliane è stata quella di attaccare Damasco In Siria e successivamente c’è stata la discussa e criticatissima passeggiata del ministro della sicurezza interna Ben Gvir alla Spianata delle moschee.
Il noto esponente della destra israeliana ha deciso di compiere una passeggiata verso il Monte del tempio o anche chiamato per l’appunto la spianata delle moschee luogo sacro ad ebrei musulmani che però è, solitamente, frequentato da questi ultimi. La provocazione ha colpito nel vivo la popolazione islamica e le forze della jihad che hanno risposto che un tale affronto non sarebbe stato accettato. Non è stato soltanto lui all’interno delle autorità israeliane a mandare chiari segnali di distacco è una chiara volontà di non avere come scopo la pace e si tratta anche degli altri alleati di Netanyahu ovvero il ministro destituito deri così come Smotrich e Levin che tra l’altro è riuscito a portare in piazza con la riforma giudiziaria centinaia di migliaia di persone in protesta.
La preoccupazione di Burns in merito a una nuova intifada palestinese
Gli Stati Uniti hanno immediatamente raggiunto il Medio Oriente dove hanno avuto modo di parlare sia con le autorità israeliane, di cui sono storicamente alleati, ma anche con i leader dell’autorità palestinesi e ciò che è emerso dalle parole del capo della CIA non sembra rivelare nulla di buono ma, anzi, la sua preoccupazione rende chiaramente l’idea di quello che ha visto e che sta accadendo sul campo.
Il capo della Cia Burns ha avuto modo di sondare il terreno direttamente nel territorio israeliano e della Cisgiordania e ha tratto conclusioni poco positive dai colloqui avuti personalmente coi leader mediorientali. quello che emerge chiaramente a suo avviso è una pericolosa somiglianza con i fatti nei quali si è trovato lui stesso protagonista insieme alla delegazione statunitense e sono quelle che riguardano la seconda intifada palestinese.
Intifada è un termine arabo che significa sussulto o rivolta e indica il repentino peggioramento del malcontento tra Palestina e Israele, dove i palestinesi hanno compiuto attacchi feroci contro gli israeliani. Proprio questo nervosismo, alimentato anche dallo stesso governo di Israele, potrebbe riportare a una condizione di lotta quotidiana dove la vita diventerebbe pericolosa e soprattutto potrebbero scaturire moltissime vittime. La prima intifada è andata in atto nel 1987 ma quella che ricorda bene ed in prima persona il capo della CIA Burns e la seconda Che si è svolta dal 2000 al 2005.
una presa di posizione armata palestinese che ha provocato la morte di migliaia di israeliani che hanno poi a loro volta colpito duramente non solo le milizie islamiche ma anche i palestinesi residenti nella zona. Una ferocia andata avanti per cinque anni ripetuti con attacchi all’interno di luoghi molto affollati da parte dei palestinesi della jihad infiltrati per l’appunto nei territori occupati che mettevano a segno i colpi attuando suicidi kamikaze o comunque pacchi bomba.
Il presidente della CIA ha rivelato le sue impressioni al rientro dal viaggio dove puoi è stato raggiunto anche da Blinken che ha anch’egli ha avuto modo di confrontarsi coi leader mediorientali. L’uomo ha difatti spiegato che: “Ero un diplomatico statunitense di alto livello 20 anni fa, durante la Seconda Intifada, e sono preoccupato – come lo sono i miei colleghi nella comunità dell’intelligence – che molto di ciò che stiamo vedendo oggi assomigli ad alcune realtà che abbiamo visto anche allora”.
Burn ha espresso la sua preoccupazione nel rivedere dinamiche e relazioni statali molto simili a quelli che hanno portato all’intifada e a un numero esagerato di defunti. Proprio in merito a questo argomento ha precisato: “Le conversazioni che ho avuto con i leader israeliani e palestinesi mi hanno lasciato piuttosto preoccupato per le prospettive di una fragilità ancora maggiore e di una violenza ancora maggiore tra israeliani e palestinesi”.
Aggiungendo anche che: “Parte della responsabilità della mia agenzia è quella di lavorare a stretto contatto con i servizi di sicurezza palestinesi e israeliani per prevenire le esplosioni di violenza che abbiamo visto nelle ultime settimane. Sarà una grande sfida e sono preoccupato anche per questa dimensione del panorama mediorientale”.
Gli Stati Uniti hanno anche cercato gli convincere le autorità palestinesi a riprendere il patto di coordinamento di sicurezza interrotto a causa del bombardamento israeliano di Jenin avvenuto il 26 gennaio. Il coordinamento è essenziale e e l’equilibrio per il quale se riesce ad evitare un conflitto costante nella zona. Ma a causa delle azioni intraprese da Netanyahu e dal suo governo, ora, sembra essere davvero a rischio e questo comporterebbe un danno incommensurabile. Le autorità palestinesi hanno rivelato alle autorità statunitensi che si impegneranno nella ricerca dei possibili terroristi in maniera da preservare così la popolazione civile che subisce costantemente di queste diatribe politiche e relative soltanto ai Vertici governativi ma che rendono impossibile la vita quotidiana dei cittadini
La popolazione risente del conflitto costante ma ora anche il popolo è arrabbiato e nervoso e chiede giustizia. Se questa voglia di giustizia reciproca invece di essere smorzata venisse alimentata sarebbe davvero una catastrofe e oltre al conflitto che scoppierebbe dovrebbero entrare in gioco anche gli alleati per scongiurare la morte di migliaia di persone.