Il discorso di Mark Zuckerberg ad Harvard vale quanto una laurea all’università della vita. Ma solo se la vita in questione è quella del fondatore di Facebook, un genietto che da ragazzino era così avanti da poter fondare un colosso dell’informatica senza aver frequentato nemmeno un corso universitario estivo. Un discorso brillante quello di Mark Zuckerbergai laureandi di Harvard: “Essere idealisti è bello, ma preparatevi a essere incompresi. Chiunque abbia una visione a lungo termine verrà definito folle, anche se poi il tempo gli darà ragione. C’è sempre qualcuno che vuole rallentarvi. Non fermatevi”. Zuckerberg, che possiamo tranquillamente definire un visionario, è tornato ad Harvard, dove nel 2004 nacque proprio il social network.
Come Bill Gates e Steve Jobs, si è rivolto a studenti che, a differenza sua, hanno concluso gli studi. Come i due illustri predecessori, ha ricevuto la laurea ad honorem. “Se concluderò questo discorso, sarà la prima volta in cui riuscirò a portare davvero a termine qualcosa qui”. Ad ascoltarlo c’è anche la moglie, cosa che evidentemente gli dà coraggio visto che concluderà il discorso tra gli applausi: “L’incontro con Priscilla è il ricordo più bello di Harvard. E’ la persona più importante della mia vita”. Il romanticismo poi lascia spazio al pragmatismo.
Lancia l’amo agli studenti: “La sfida della nostra generazione è di creare un mondo in cui tutti hanno uno scopo“. Sperando che abbocchino: “Perché non proviamo a fermare il cambiamento climatico prima di distruggere il pianeta? Perché non tentiamo di curare tutte le malattie, chiedendo a chi vuole farlo di condividere i dati sulla sua salute? Perché non proviamo a rendere la democrazia più moderna permettendo a tutti di votare online? Bisogna ridefinire un nuovo contratto sociale per la nostra generazione. Il livello di diseguaglianza nella distribuzione attuale della ricchezza danneggia tutti”. Zuckerberg arriva a ipotizzare un reddito di base universale. E invita a non farsi spaventare dalla “sostituzione di decine di milioni di posti di lavoro con dispositivi automatici”.
Riserva anche applausi alla “generazione che fa più beneficenza di sempre. Ma sappiate che non si tratta solo di denaro. Potete donare anche il tempo”. Zuckerberg è tornato nel suo dormitorio, ma rispetto ai tempi dell’università tutto è cambiato. Per lui e intorno a lui. Da visionario folle a imprenditore ricchissimo. In fondo, se lui ce l’ha fatta, perché non dovrebbero provarci i laureandi di Harvard?
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