La situazione politica della Corea del Nord è nota a tutto il mondo, ma pochi conoscono come sia strutturato il loro web, a dire, il vero lo conoscevano sono i nordcoreani fino a pochi giorni fa. Attraverso un errore dei server della nazione, abbiamo appreso che il loro Internet è diverso da quello del resto del mondo, a partire da Facebook, Friend in Corea del Nord. Andiamo a vedere più nel dettaglio cosa sia successo.
È stato grazie ad un errore dei server dello stato sotto il regime di Kim Jong-un che si è venuto a sapere quanti siti internet esistono in Corea del Nord. Il loro numero totale, ammonta a “ben 28” con dominio “.kp”. In altre parole, la Corea del Nord possiede una rete tutta sua chiusa nei confronti del resto del mondo per “proteggere” la popolazione da idee che, secondo, il regime non si confanno ai propri standard da seguire. Come si è divulgata la notizia? A quanto pare, il 19 Settembre, il tecnico adibito al controllo dei server deve aver compiuto un piccolo errore rendendo visibili i DNS nordcoreani a tutto il mondo. La lista di 28 indirizzi è stata subito inserita su Reddit e su GitHub e la notizia ha fatto il giro del mondo mettendo in evidenza come questa situazione sia, al giorno d’oggi, scandalosa. Due anni fa si è raggiunto il numero totale di 1 miliardi di siti internet in tutto il mondo e pensare che la Corea del Nord ne possieda solo 28 ci fa pensare ad una specie di “The Truman Show” in cui il web è letteralmente “creato” per essere approvato dal regime e per non far entrare nulla dal mondo esterno. Piccola curiosità interessante: La Nord Corea possiede Facebook, si, ma con un nome diverso, Friend.com.kp per la precisione. Esso possiede tutte le caratteristiche del social network occidentale, tranne la possibilità di poter vedere profili che non siano Nord Coreani, la possibilità di essere visto da indirizzi IP che facciano parte del regime ed una piccola, ma sostanziale differenza: su Friend non si chiede l’amicizia, ma la “conoscenza” ad un’altra persona. Oltre a questo “social”, la maggior parte dei portali appartiene alla compagnia aerea nazionale, all’agenzia di stampa del regime ed al quotidiano “Voice of Korea”.
È incredibile come la concezione di embargo delle informazioni sia viva più che mai nel 2016. Siamo abituati ad una rete libera, nella quale basta digitare 2 parole ed una sfilza di articoli, foto e chi più ne ha più ne metta appare senza alcuna restrizione e venire a conoscenza della “campana di vetro” sotto la quale la Corea del Nord è tenuta, nonostante si conosca la verità, ci fa riflettere su quanto, sebbene ci sia la censura in Italia, dobbiamo ritenerci fortunati a non essere mai arrivati a quei livelli.
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