Pietro Orlandi ha parlato oggi con il Promotore di giustizia in Vaticano, presso cui ha depositato una memoria che il pm analizzerà.
Si spera così di fare chiarezza su questa vicenda che ha tantissimi lati oscura e di certo è una delle più intricate per quanto riguarda le sparizioni. Si è parlato moltissimo della scomparsa della giovane 15enne Emanuela Orlandi nell’ormai lontano 22 giugno del 1983, data che ha cambiato la vita della famiglia residente in Vaticano, che in poco tempo è rimbalzata sulle notizie di tutti i giornali, anche quelli italiani. Vittima collaterale di questa vicenda è il fratello Pietro, che oggi conduce un programma televisivo che si occupa di persone scomparse, forse per commemorare proprio quella sorella che non c’è più. Oggi è stato ascoltato e finalmente potrebbero esserci dei passi avanti.
Sono passati 40 anni da quando Emanuela Orlandi, giovane ragazzina di 15 anni, stava rincasando nella sua abitazione a Città del Vaticano dopo una lezione di musica. Non arriverà mai a casa ma scomparirà in un modo che ancora dopo tutti questi anni non trova una dinamica e un colpevole.
Se ne sono dette davvero tantissime e si è parlato della pista della pedofilia ma anche del collegamento con l’attentato a Giovanni Paolo II, ad ogni modo le indagini hanno chiamato in causa lo Stato Italiano, di quello Vaticano, della Banda della Magliana e addirittura dei Servizi Segreti, insomma tutti son colpevoli e nessuno lo è perché in effetti la ragazza non ha ancora trovato un nome che possa rispondere a cosa davvero è accaduto quel giorno.
Il caso venne archiviato nel 2015 per la mancanza di prove concrete ma poi è stato riaperto il 9 gennaio di quest’anno dal procuratore vaticano Alessandro Diddi, proprio colui che ha ascoltato oggi Pietro. Con la riapertura dell’inchiesta, sono state rinnovate le richieste affinché vengano sentite per la prima volta alcune persone che sono ancora vive e potrebbero aiutare nelle indagini. Queste sono ad esempio la compagna di conservatorio che era con Emanuela fino a poco prima della scomparsa e il cardinale Giovanni Lajolo che in quell’anno ricopriva un importante ruolo diplomatico presso la Santa Sede.
A marzo viene istituita una commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi e anche di Mirella Gregori, altra ragazza scomparsa in circostanze analoghe e mai ritrovata.
Laura Sgrò è l’avvocato di Pietro ma non ha potuto assistere al colloquio dell’uomo con Diddi poiché ricopre il ruolo di testimone. Tuttavia ha detto alcune parole ai giornalisti:
“abbiamo depositato una memoria che il pm sta verificando. è una fase di approfondimento importante e speriamo che ora saltino fuori i dossier, anche perché il papa ha dato piena libertà nelle indagini”
Altro aspetto importante su cui si è soffermata la legale è la collaborazione fra Stato Italiano e Stato Vaticano, sottolineando che sarebbe la prima volta in cui c’è una cooperazione in cui ci si scambiano gli elementi che si hanno a disposizione.
“credo sia un giorno importante per questa famiglia”.
È emozionato Pietro quando esce dall’aula dove è stato ascoltato da Diddi e parla di un grande giorno, testuale frase che ha detto prima di entrare.
Il fratello di Emanuela è stato ricevuto intorno alle 15 e in lui si leggeva chiara la speranza di tornare a casa con delle notizie utili per chiarire uno dei gialli più intricati della cronaca italiana.
L’inchiesta aperta recentemente è arrivata a un punto cruciale, infatti sono state approfondite questioni insolute ed era stato lo stesso fratello maggiore della 15enne a chiedere di essere ascoltato perché voleva mostrare gli elementi che ha raccolto nella sua personale indagine, fatta di testimonianze, indizi, presunte prove, scenari investigativi.
Possiamo riassumere il colloquio in quattro argomentazioni: le chat fra un cardinale e un ecclesiastico che una decina di anni fa parlarono del caso Orlandi, l’elenco dei preti ancora vivi che potrebbero fornire informazioni utili, la lettera inedita firmata dall’arcivescovo di Canterbury che potrebbe rilanciare la pista inglese. Ancora, l’ultima questione è stata quella del presunto accordo tra un magistrato della Procura di Roma e i vertici della Gendarmeria.
Tutti noi ci auguriamo che si arrivi finalmente alla verità di questo caso interminabile che si arricchisce sempre di nuovi elementi nonostante siano trascorsi molti anni.
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