Il fratello di Liliana Resinovich si oppone alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Trieste sul caso della 63enne, e sottolinea il suo parere: “Mia sorella è stata uccisa”.
Sergio Resinovich non ha dubbi, come riferito a Chi l’ha visto? nel corso della sua intervista: Liliana Resinovich non si è suicidata, come invece concludono gli inquirenti, ma è stata vittima di qualcuno che finora sarebbe riuscito a farla franca. Secondo l’uomo, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile, è stato un omicidio.
La notizia della richiesta di archiviazione dell’indagine sulla morte di Liliana Resinovich sarebbe stata accolta con un chiaro “Ci opporremo” dal fratello, Sergio Resinovich, da sempre convinto che sia stata uccisa.
Per l’uomo non può essersi trattato di un suicidio come invece, secondo quanto emerso dalla consulenza medico legale disposta dalla Procura di Trieste e la recente nota del procuratore Antonio De Nicolo, gli inquirenti avrebbero concluso.
A riportare la prima reazione di Sergio Resinovich, fratello di Liliana Resinovich, è la trasmissione condotta da Federica Sciarelli su Rai 3, Chi l’ha visto?.
Secondo gli investigatori, non ci sarebbero elementi in direzione di uno scenario di omicidio.
Liliana Resinovich, per la Procura, si sarebbe allontanata volontariamente, quel 14 dicembre 2021, e in maniera altrettanto volontaria si sarebbe tolta la vita.
Non si sa quando, se quel giorno o a ridosso del ritrovamento del corpo (tra le 48 e le 60 ore precedenti al 5 gennaio seguente, come indicato dai consulenti della Procura), ma questo punto nebuloso non cambierebbe quanto rilevato in sede d’indagine.
Nessun peso specifico, nella geometria della “sola ricostruzione” possibile individuata dalla procura – quella di un gesto estremo senza interferenze di terzi – avrebbe la data del decesso.
Gli inquirenti concludono che, nonostante l’impossibilità di stabilire con certezza quando è morta, non c’è prova che Liliana Resinovich sia stata vittima dell’azione di altre persone.
Secondo i consulenti del fratello della 63enne, però, vi sarebbero troppi aspetti critici in questa lettura degli eventi, e alcuni di questi, tra cui l’imprecisata epoca della morte, punterebbero su un binario diametralmente opposto al quadro di un suicidio.
La battaglia sull’archiviazione è appena iniziata e, riportato da Chi l’ha visto?, arriva il commento degli avvocati del marito della 63enne, Sebastiano Visintin, che lo assistono perché parte offesa.
Gli avvocati dell’uomo, Alice e Paolo Bevilacqua, hanno reso noto che condividono le conclusioni della procura e si riservano di “leggere tutti gli atti del fascicolo” così da valutare se quanto emerso necessiti di ulteriori approfondimenti.
Nelle cronache sul caso di Liliana Resinovich, una parte delle attenzioni di tv e carta stampata si è ancorata alla figura di Claudio Sterpin, l’uomo che sostiene di aver avuto una relazione con la 63enne e di essere stato ad un passo dalla convivenza con lei proprio a ridosso della scomparsa.
Da sempre dettosi certo che non possa essersi tolta la vita, Sterpin ha acceso sospetti sulla presunta crisi coniugale che, a suo dire, avrebbe spinto Liliana, per tutti “Lilly“, a decidere di porre fine al suo matrimonio separandosi da Sebastiano Visintin.
Il marito ha sempre negato questo scenario e ha respinto fermamente l’ipotesi che sua moglie avesse un amante, bollando le affermazioni dell’uomo come frutto della mente di un “mitomane“.
Nelle scorse settimane, proprio Claudio Sterpin aveva parlato nuovamente in tv della morte di Liliana Resinovich avanzando il sospetto di un “omicidio su commissione“.
La parola ora passa al gip che dovrà decidere sull’istanza di archiviazione formulata dalla procura.
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