Il fratello di Saman Abbas è testimone chiave nel processo a carico dei parenti imputati dell’omicidio della 18enne uccisa a Novellara nel 2021. Secondo l’avvocato, teme di fare la stessa fine.
Il giovane avrebbe subito un forte stress, pressioni e minacce e temerebbe per la sua vita, addirittura ipotizzando di poter essere ucciso a seguito delle dichiarazioni sul caso della sorella Saman. Lo riporta Ansa, secondo cui il legale del ragazzo avrebbe descritto tale situazione opponendosi alla richiesta che venga nuovamente sentito in aula.
La posizione del fratello di Saman sarebbe molto delicata. Le dichiarazioni del giovane sarebbero centrali nel processo a carico dei parenti accusati dell’omicidio della 18enne – genitori compresi, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, mai giunti alla sbarra in Italia – e l’avvocato che lo assiste come parte civile, Valeria Miari, avrebbe sottolineato le condizioni di forte stress a cui è sottoposto a seguito della sua testimonianza.
Questo ragazzo è certo che per aver parlato subirà la stessa sorte della sorella
Sono le parole con cui il legale, in aula, avrebbe ricalcato i timori del fratello di Saman sostenendo la sua ferma opposizione alla richiesta delle difese degli imputati che, stando a quanto riportato da Ansa, vorrebbero risentirlo nel processo.
L’avvocato avrebbe fatto riferimento a “forti pressioni” che il giovane avrebbe subito da soggetti vicini al nucleo familiare e al grave trauma vissuto.
Secondo quanto emerso, avrebbe inoltre chiesto di vedere il corpo della sorella 18enne, uccisa nel 2021 a Novellara (Reggio Emilia) dove entrambi vivevano con il padre e la madre poi fuggiti in Pakistan.
Il fratello di Saman, secondo quanto emerso a seguito della scomparsa della giovane, avrebbe indicato lo zio Danish Hasnain, oggi tra gli imputati nel processo per l’omicidio che si è aperto a Reggio Emilia il 10 febbraio scorso, quale esecutore materiale del delitto.
L’uomo nega di aver ucciso la nipote e ndicato nel padre di Saman, Shabbar, una minaccia alla sua vita: “Mi vuole morto“.
L’avvocato di Hasnain, Liborio Cataliotti, avrebbe preannunciato in Corte d’Assise una richiesta perché il proprio assistito possa beneficiare dello sconto di pena previsto dal giudizio abbreviato se, all’esito della sentenza, il reato contestato non dovesse più essere ostativo alla concessione del rito alternativo.
È stato Danish Hasnain, lo scorso novembre, a portare gli inquirenti al ritrovamento del cadavere di Saman.
L’uomo avrebbe indicato il luogo della sepoltura portando gli investigatori sul posto, in un casolare diroccato a circa 700 metri dall’abitazione in cui Saman viveva a Novellara, e avrebbe fornito una sua versione dei fatti.
Secondo lo zio di Saman, lui si sarebbe occupato di accompagnare due degli altri quattro parenti finiti a processo con lui, i cugini coimputati Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, sulla scena per il seppellimento del corpo.
Di altro avviso l’accusa, secondo cui Danish Hasnain sarebbe non solo parte attiva nel presunto piano omicidiario tramato in famiglia, ma anche autore materiale dell’omicidio.
I parenti di Saman sono accusati, a vario titolo, di omicidio aggravato da premeditazione, motivi abietti e legame di parentela, occultamento di cadavere e sequestro di persona.
Aggravanti che, secondo l’avvocato di Hasnain, Cataliotti, potrebbero essere messe in discussione.
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