Il fumo uccide, molto di più di quanto si pensasse: un fumatore su due muore per le sigarette, come ha dimostrato una ricerca condotta in Australia, che ha coinvolto più di 200.000 persone. Il Sax Institute di Sidney ha compiuto una ricerca molto interessante, i cui risultati sono stati pubblicati su BMC Medicine. Lo studio ha messo in evidenza l’incidenza del fumo nel determinare la mortalità delle persone, soprattutto nelle patologie correlate al fumare. I soggetti sono stati seguiti per più di quattro anni. Il 34% del gruppo era costituito da ex fumatori, il 7,7% da persone che ancora fumavano.
Gli studiosi hanno visto che bastano 10 sigarette al giorno per raddoppiare la probabilità di morte. Con 25 il pericolo di morire diventa il quintuplo. Si è scoperto che le sigarette diminuiscono di 10 anni l’aspettativa di vita. In particolare fumare fa così male che due terzi dei fumatori vivono 10 anni meno.
In passato spesso si pensava che metà dei fumatori morisse per una malattia correlata alla cattiva abitudine. Adesso non si tratta più soltanto di un ipotesi, perché i dati raccolti dai ricercatori australiani mostrano che è davvero così.
La dipendenza dal fumo ha quindi molti effetti negativi, però chi smette pian piano recupera la propria salute. Si è visto che la mortalità decresce all’aumentare del tempo passato senza fumare e che chi abbandona il fumo prima di 45 anni ha un’aspettativa di vita uguale a coloro che non hanno mai fumato.
Gli esperti sottolineano come sia importante smettere in tempo e insistono sull’importanza di mettere a punto dei percorsi su misura, che prevedano anche una terapia di sostegno psicologico.