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Categories: Economia

Il futuro delle pensioni in Italia: come sarà la nostra previdenza sociale?

Come sarà il futuro delle pensioni in Italia? Quali novità ci aspettano per quanto riguarda la previdenza sociale nel nostro Paese? A fare delle previsioni molto interessanti in questo senso è stata la ragioneria generale dello Stato, che ha messo a punto uno specifico rapporto sull’argomento. La tendenza generale consiste nel fatto che l’importo sarà più basso, specialmente per chi deciderà di cessare l’attività, avendo requisiti pensionistici minimi. In ogni caso ci sono tutte le carte in regola, magari attraverso uno spostamento in avanti dell’età pensionabile, per alzare le cifre anche di 10 punti percentuali.

Da questo punto di vista le prospettive, quindi, non sono così pessimistiche, perché ciò che dovrebbe cambiare è un elemento determinante: non si tratterà tanto di fare affidamento sull’età in cui si va in pensione, ma di basarsi sulla quantità di contributi che si sono versati nel corso del tempo.

L’andamento delle retribuzioni

Per il futuro le cose in termini di pensioni potranno penalizzare anche leggermente i lavoratori autonomi o chi decide di andare in pensione, senza portare avanti versamenti di contributi a lungo termine. Per il resto dovrebbe essere garantita una certa stabilità e allo stesso tempo anche il tasso di sostituzione netto. Il punto fondamentale diventerà ciò che accadrà alla soglia dei 70 anni. E’ stato messo in evidenza che l’aspettativa di vita, prendendo come punto di riferimento il 2050 o il 2060, dovrebbe aumentare. Di conseguenza c’è anche chi potrà decidere di portare avanti il proprio impiego anche oltre i 70 anni di età.

La stessa ragioneria generale ha mostrato scetticismo sul fatto che i nostri connazionali possano scegliere il pensionamento anticipato, potendo contare soltanto su requisiti minimi. Venendo ai numeri, i conti sono facili da fare, perché, per esempio, prendendo in considerazione anche la crescita annuale del Pil, un dipendente che nel 2050 andrà in pensione potrà contare su un tasso di sostituzione netto del 73,1%.

Ancora meglio per chi andrà in pensione 10 anni dopo, nel 2060, quando lo scarto salirà al 73,6%. I lavoratori dipendenti, da questo punto di vista, sarebbero avvantaggiati, perché per gli autonomi la soglia potrebbe restare quella dei 70 anni, anche se il sistema potrebbe prevedere un paio di anni di contributi in più, in modo che si possa salire, per quanto riguarda il valore della pensione, anche di 5 punti percentuali.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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