Il Giappone ha annunciato di aver evacuato 45 connazionali dal Sudan e di aver chiuso temporaneamente l’ambasciata che si trova nella capitale. Sul territorio ci sono ancora alcuni cittadini giapponesi, Tokyo si muoverà affinché possano rimpatriare il prima possibile.
In Sudan è scattata la tregua di 72 ore tra le due fazioni che 10 giorni fa hanno dato vita alla guerra civile sul territorio. La tregua è stata mediata grazie agli Stati Uniti e permetterà le evacuazioni e i corridoi umanitari, permetterà ai residenti di ricevere assistenza sanitaria e di recarsi in zone sicure della nazione.
È di poche ore fa l’annuncio del Giappone di aver voluto chiudere temporaneamente l’ambasciata presente in Sudan, più precisamente l’ambasciata che si trova nella capitale di Khartoum.
La decisione è stata presa a seguito dello scoppio della guerra civile che sta mietendo centinaia di vittime. Il Giappone ha inoltre annunciato di aver portato in salvo 45 connazionali.
Fumio Kishida, primo ministro giapponese, ha reso noto che le 45 persone portate in salvo sono partite dal Sudan orientale verso Gibuti con un aereo di trasporto C2 che era stato inviato dall’aviazione giapponese.
Altri 4 cittadini giapponesi hanno invece raggiunto Gibuti e l’Etiopia grazie alla Francia e alle organizzazioni internazionali. In Sudan sono ancora presenti una decina di giapponesi che Tokyo cercherà di portare a casa al più presto.
Anche l’Italia si era mossa per l’evacuazione degli italiani sul territorio. L’evacuazione è iniziata domenica alle prime ore del mattino e ha permesso il rientro e il recupero di 105 italiani dalla città di Khartoum.
Anche loro grazie ad un aereo dell’Aeronautica Militare avevano raggiunto Gibuti e sono rientrati nella serata di ieri su due aerei diversi, arrivando all’aeroporto militare di Ciampino a Roma.
È scattata in Sudan una tregua di 72 ore che è stata mediata dagli Stati Uniti d’America, è entrata in vigore nella giornata di ieri e arriva dopo 10 giorni di combattimenti difficili che hanno portato alla morte di centinaia di persone sul territorio.
A causa della guerra civile si è scatenato un esodo di massa sia di stranieri che di profughi. Ad annunciare la tregua è stato il segretario di Stato americano Antony Blinken poco prima che entrasse in vigore.
Sia le forze armate del Sudan, SAF, che le forze di supporto rapido, RSF, hanno accettato per il cessate il fuoco al fine di permettere la creazione di corridoi umanitari.
La tregua sarà utile anche per permettere ai cittadini e ai residenti di poter accedere alle risorse essenziali e all’assistenza sanitaria. Questa tregua permetterà alle persone di poter raggiungere zone sicure e permetterà di evacuare anche le missioni diplomatiche.
Fino ad oggi sono oltre 400 le vittime che si sono registrate compreso un addetto amministrativo dell’ambasciata del Cairo presente a Khartoum, rimasto ucciso mentre si recava all’ambasciata per poter eseguire le operazioni di evacuazione, a riportare la notizia è stato il ministro degli Esteri egiziano.
Sono più di 4mila le persone che sono fuggite dalla nazione grazie alle evacuazioni organizzate e partite da sabato. Purtroppo però ci sono milioni di sudanesi che non hanno la possibilità di fuggire e stanno cercando di sopravvivere.
Il Sudan non è solo uno dei Paesi più poveri al mondo ma a causa della guerra civile è andato incontro ad un’ulteriore carenza di acqua, medicine, cibo e carburante. Ci sono inoltre continui blackout elettrici e spesso è compromesso l’utilizzo di internet.
I Paesi occidentali e orientali si sono mossi al fine di poter mettere in salvo i propri connazionali presenti sul territorio, e molti di loro si stanno impegnando per evacuare anche i cittadini sudanesi, il problema però è che l’aeroporto di Khartoum è inutilizzabile.
È stato infatti danneggiato gravemente dal conflitto e quindi si tentano altre strade differenti come l’utilizzo di piste di atterraggio più piccole che permettono di arrivare in Giordania o a Gibuti.
Oppure i viaggi su strada. Un convoglio delle Nazioni Unite ha viaggiato per 35 ore percorrendo 850 chilometri per raggiungere Port Sudan che si trova sulla costa del Mar Rosso e mettere in salvo 700 persone.
Joseph Borrell, capo della politica estera dell’UE, ha reso noto che sono più di mille i cittadini europei che negli ultimi giorni sono stati riportati a casa.
La Cina ha invece reso noto di aver portato in salvo un primo gruppo di cittadini cinesi, e che al momento sta lavorando per riportare a casa gli oltre 1500 connazionali che sono ancora sul territorio.
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