[videoplatform code=”1400883536215537fc95034a1a”]
Il Giro d’Italia deve ancora terminare la sua seconda settimana ma sembra già ormai deciso, un po’ come in Se Telefonando viene quasi da pensare che questo Giro appena iniziato è già fini-i-to. Merito di Rigoberto Uran Uran detto Ciccio, un tipo dal grande coraggio e dalle possenti gambe: a molti colleghi che non riescono a togliersi il calcio di dosso sembra un Tevez versione ciclista. E va bene, non sarà un modello e non avrà un sorriso da pubblicità del dentifricio, ma è un gran caro ragazzo, che è cresciuto non solo ciclisticamente in Italia, adottato da una “seconda mamma” a Brescia. Parla molto bene la nostra lingua ed è uno che non si monta la testa anche perché la vita non è stata affatto gentile con lui.
Ha perso il padre per via di uno di quegli incidenti che possono capitare solo in paesi dove avere un’arma è come possedere un telefonino: a Medellin in Colombia, papà Uran è stato infatti accidentalmente assassinato da una pallottola vagante. Si era trovato drammaticamente in mezzo a una sparatoria tra narcotrafficanti e la peggio è capitata a lui. Così il piccolo Rigoberto si è dato da fare per aiutare la famiglia e si è messo a vendere biglietti della lotteria in strada, salvo poi scoprire la bicicletta. Anzi, riformulo la frase: salvo, lui, scoprendo la bicicletta. Peccato non avesse i soldi per l’equipaggiamento tecnico.
E così – con una storia che farebbe venire giù la redazione di Studio Aperto – ha vestito pantaloni di stoffa e camicia e si è messo in sella facendo subito la differenza. Poi il destino l’ha portato qui a Brescia, dove è stato accolto da una famiglia che se ne è preso cura e l’ha supportato. Si da juniores ha dimostrato un talento grezzo tutto da lavorare. Con le sue grandi potenzialità si è fatto largo nel gruppo un po’ per volta e tutti si sono chiesti “Ma Uran Uran? Due volte? È un errore di battitura?“. Eh no, affatto, è proprio così. E così è passato poi professionista e nel 2012 ha conquistato la maglia bianca del miglior giovane al Giro d’Italia.
Lo stesso anno si è fatto un grande amico (e ha arrotondato un po’? Ah, malelingue!) arrivando secondo alle Olimpiadi di Londra perdendo allo sprint da quello che potrebbe essere suo nonno ossia Alexandre Vinokourov, che poi da li a poco sarebbe stato nuovamente sotterrato da sospetti che è meglio non rivangare. L’anno scorso poteva addirittura vincerlo il Giro, ma ha dovuto aspettare quell’ingombrante capitano di Wiggins. Quest’anno ha finalmente avuto terreno libero e si è preparato a dovere. In salita è molto competitivo e a cronometro è sempre più solido: rischia non solo di vincere questo Giro, ma addirittura di dominarlo, perché ha tutto l’entusiasmo e il talento per portare a termine la propria impresa.