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Politica

Il governo frena sull’obbligo del Pos: prima si dovrà capire che ne pensa la Commissione europea

Nella bozza della legge di bilancio iniziata a circolare da ieri, il governo aveva presentato una modifica con la quale si sarebbe dovuto alzare il tetto per l’obbligo all’utilizzo del Pos a 60 euro. Oggi, però, in una nota di Palazzo Chigi, si legge di una retromarcia dell’esecutivo di Giorgia Meloni, perché, hanno spiegato, la norma è stata posta al vaglio della Commissione europea.

Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni – Nanopress.it

Per la decisione, però, erano già arrivati gli attacchi delle opposizioni, soprattutto del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che ha parlato di una scelta scellerata che l’Europa non avvallerà. Secondo lui, infatti, questo non è che un modo per strizzare l’occhio agli evasori fiscali. La premier Meloni, poi, ha parlato della manovra in un’assemblea di Confindustria e domani incontrerà sia i capigruppo, sia Carlo Calenda, frontman del terzo polo.

Il governo freno sull’obbligo all’utilizzo del Pos: “È in corso un dialogo con l’Unione europea”

Una riunione del Consiglio dei ministri di esattamente una settimana fa ha licenziato il disegno di legge di bilancio che, considerato la bozza che ha iniziata a circolare da ieri, è stato cambiato in alcuni suoi punti fondamentali, per esempio per quanto riguarda il tetto all’obbligo del Pos a 60 euro.

La modifica, però, hanno scritto da Palazzo Chigi, potrebbe essere cambiata ancora. L’idea, infatti, di evitare le sanzioni per i commercianti che non dovessero accettare pagamenti digitali sotto, appunto, i 60 euro. “Sul tema delle soglie al di sotto delle quali gli esercizi commerciali non sono tenuti ad accettare pagamenti con carte di pagamento – hanno scritto dal governo di Giorgia Meloni -, sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell’iter della legge di bilancio“.

Intanto da Bruxelles, sull’argomento, ha parlato anche il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che ha spiegato come la sceltadi alzare il livello minino di contante con il Pos” sia scellerata e, per questo, si augura che “venga cambiata“. Per lui, la decisione dell’esecutivo guidato per la prima volta nella storia della Repubblica italiana da una donna, “è un drammatico ritorno indietro, un modo per aiutare alcune categorie che avrà un terribile danno sulle entrate fiscali del Paese” oltre a essere “un invito all’evasione fiscale“.

Enrico Letta – Nanopress.it

È il modo di fare peggiore, un messaggio che darà pesanti danni al Paese. Chiediamo al governo di tornare indietro“, ha detto ancora il numero uno dei dem.

Il tema, tra l’altro, è diventato anche un trend topic su Twitter, e sono in tanti, invece, che la pensano come il governo e vorrebbero che la norma venisse approvata.

Ma c’è anche chi la pensa come l’ex premier pisano e sostiene che poter utilizzare il Pos sia una libertà, e non solo di alcuni.

Meloni a Confindustria: “Sulla manovra mi assumo la responsabilità delle scelte”

Subito dopo la nota di Palazzo Chigi, la premier ha scritto un messaggio sui social in cui ha spiegato che la manovra che verrà approvata sarà una scommessa sul futuro “per ridare finalmente una visione chiara alla nostra nazione” che è stata lasciata in ginocchio da “anni di politiche fallimentari“.


Nel merito, poi, Meloni ha parlato anche nell’Assemblea generale di Confindustria Veneto Est. Il suo governo, ha iniziato, avrà “attenzione per le categorie produttive e i corpi intermedi, avviato già tavolo di confronto che vogliamo portare avanti per tutto il mandato” perché “non c’è stato sociale, welfare, se a monte non c’è chi genera ricchezza“. Attenzione ci sarà, ha detto, anche per le aziende e i lavoratori, che avranno priorità assoluta: “Vogliamo dare da subito indicazione chiara, con due principi centrali, non disturbare chi produce e rimettere al centro il confronto con i corpi intermedi“. Ovviamente “il lavoro non lo crea la politica per decreto, la ricchezza la creano le aziende con i lavoratori, lo Stato deve creare le condizioni perché le aziende crescano“.

Ed è per questo che ci sarà bisogno delle energie migliori, anche quelle di Confindustria che è certa “sarà protagonista di questo percorso“, anche perché le porte dell’esecutivo sono sempre aperte. D’altronde, ha proseguito, “nessuno meglio di chi fa impresa sa quanto conta il rispetto degli impegni presi, noi vogliamo rispettare gli impegni presi con i cittadini italiani“.

Giorgia Meloni – Nanopress.it

La presidentessa del Consigli ha spiegato che si deve avere una strategia industriale, “una cosa che questa nazione non ha da troppo tempo“, ora invece si deve scegliere. Del tempo ha parlato anche spiegando com’è stata licenziata la bozza sulla manovra, considerata “una corsa contro il tempo“, nonostante questo, però, c’è “una traiettoria nitida, priorità è crescita economica“. Si devono dare risposte sul caro energia, sul sostegno alla fasce sociali più deboli. “Trenta miliardi sono finiti sulle bollette, abbiamo dato alcuni segnali: l’assegno unico, il 5% iva su prodotti per infanzia, sostegno a disabili e indicizzazione delle pensioni. Abbiamo fatto interventi che incarnano una visione sociale condivisa con Confindustria“, ha precisato Meloni.

E quindi la sfida al dialogo che “non è cosa formale, ragioniamo come persone che remano verso gli stessi obiettivi” dando “risposte non solo per il mondo produttivo“. “Se l’industria va bene, va bene pure la nazione, al governo spettano le scelte, siamo qui per fare quello che è giusto per la nazione e non utile per noi“, ha detto.

Spetta alla politica assumersi la responsabilità delle scelte, e io intendo assumermi fino in fondo le scelte che faremo, le scelte del governo, anche se questo dovesse costare in termini elettorali, siamo qui per fare quello che è giusto per la nazione prima di quello che è utile per noi“, ha detto prima di enumerare alcune delle decisione prese, come di rifinanziare “lo sconto fiscale sulle accise, pur scegliendo di ridurre l’entità dell’intervento, ma rimaniamo pronti a intervenire se ce ne fosse la necessità“.

Non solo, perché, ha spiegato anche di come si è deciso di sbloccare i giacimenti di gas naturale con il quale si vuole dare il segnale che anche l’Italia può farcela da sola. Sul taglio del cuneo, poi, “c’è stato uno stanziamento significativo, sappiamo che non è sufficiente“, ma ci vorrà maggiore incisività.

Meloni ha parlato anche della scelta di cambiare il reddito di cittadinanza, una “misura che vogliamo difendere da ogni attacco strumentale“. L’idea, già espressa durante la conferenza stampa che ha seguito l’approvazione del disegno di legge sulla manovra è quella che “questo governo vuole l’etica del lavoro. È una misura di buon senso“, ha concluso.

Domani la premier avrà una riunione alle 15 con i capigruppo della maggioranza, mentre durante la mattinata, sempre sulla manovra, vedrà il leader di Azione e frontman del terzo polo, Carlo Calenda.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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