Si sta lavorando, al governo, in queste ore, su una “stretta sugli youtuber”, ovvero un nuovo reato con pene fino a 5 anni per chi istiga alla violenza o a condotte illecite sui social. Il governo vuole così evitare che la vicenda del bambino ucciso a 5 anni da un gruppo di ragazzi impegnati in una challenge possa ripetersi. L’ipotesi è inserire questo nuovo reato nella seconda tranche di cambiamenti che il Guardasigilli Carlo Nordio vuole inserire nella sua riforma della giustizia entro la fine del 2023. Questa nuova norma potrebbe integrare la cosiddetta legge anti baby-gang proposta dalla Lega.
La morte del piccolo Manuel, ucciso a soli 5 anni a Casal Palocco, Roma, continua a tenere banco e il governo è deciso a far sì che vicende come la sua non debbano accadere più. Per questo, l’esecutivo è al lavoro per mettere a punto una “stretta sugli youtuber”, ovvero creare un nuovo reato per chi istiga online a condotte illegali o alla violenza, con pene previste fino a 5 anni per minorenni e maggiorenni. Questo reato potrebbe trovare “posto” come integrazione alla legge anti baby-gang proposta dalla Lega di Matteo Salvini, e verrebbe quindi inserita nel secondo pacchetto di novità della riforma della giustizia che vuole finalizzare il ministro Carlo Nordio entro la fine dell’anno.
Il governo è al lavoro per stilare in tempi brevi un nuovo reato ad hoc dedicato a chi istiga alla violenza o alle condotte illegali, con pene previste sia per maggiorenni che per minorenni fino a 5 anni di carcere. L’esecutivo, con questa norma, vuole evitare che tragedie come quella di Manuel, 5 anni, falciato da una macchina con all’interno dei ragazzi che partecipavano a una challenge sui social, possa ripetersi.
La legge potrebbe andare ad integrare quella sulle baby-gang della Lega, e quindi entrare nel secondo pacchetto di normative che il ministro Carlo Nordio è deciso ad approvare entro fine anno come completamento della riforma sulla giustizia.
A spiegare come funzionerebbe, il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, raggiunto da Il Messaggero: “Il contrasto alla produzione e diffusione di video che esaltino condotte illegali è uno dei punti qualificanti del disegno di legge” ha spiegato, aggiungendo che il reato sarebbe applicabile ad ogni fascia d’età “per tutte le condotte illegali che vengano riprese e celebrate attraverso l’uso dei social, benché compiute da persone adulte, da cui ci si aspetterebbe una maturità che evidentemente non è scontata. La ratio dell’intervento è evitare l’effetto moda generato da chi compie bravate sul Web” ha quindi concluso.
Anche Azione-Italia Viva hanno lanciato una proposta legislativa con cui si punta a regolare con maggiore durezza e serietà l’accesso ai social da parte dei minorenni, permettendolo di fatto solo a chi ha il consenso dei genitori e un’età compresa tra i 13 e i 15 anni. A spiegarne i motivi, Carlo Calenda: “Le famiglie sono lasciate sole in una condizione in cui di fatto c’è un far west. L’81% degli adolescenti è su Instagram, l’iscrizione ai social comincia dai 11 anni, oltre la metà dei giovani utilizza lo smartphone per più di 3 ore al giorno. E gli effetti sono lo sviluppo della dipendenza, la depressione, la crescita dei disturbi dell’alimentazione e del sonno, il cyberbullismo. Una normativa ci sarebbe già: in Italia si potrebbe eccedere ai social solo dai 14 anni in poi. Ma non c’è nessun tipo di controllo” ha sottolineato il leader di Azione.
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