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Anche se non tutti sanno con esattezza i vari dettagli della legge del Karma, per capire il senso delle storie che abbiamo raccolto di seguito non serve essere esperti di religione o filosofia. Ci siamo infatti approcciati all’argomento in maniera giocosa, raccontando alcune storie che ci possono insegnare quanto sia importante comportarci sempre bene e sempre meglio per evitare nefaste conseguenze derivanti dalle nostre azioni.
Secondo i precetti indiani, le azioni che si compiono in questa vita, volendo oltremodo semplificare, vanno a formare il Karma della vita futura, ed ecco che avere un buon Karma, cioè agire seguendo il ‘bene’, conduce a una vita migliore secondo il concetto di ‘redistribuzione’. Allo stesso modo comportarsi male andrà a formare un cattivo Karma che si andrà a tradurre in ciò che possiamo chiamare (in maniera riduttiva) ‘sfiga’.
Semplificando al massimo, nell’uso comune, basta sapere che ci si riferisce al Karma quando si vuole intendere il frutto delle azioni compiute da una persona, seguente il principio di ‘causa-effetto‘, quindi in qualche modo il suo destino.
Ed ecco le storie che provano che tutto quello che fai, un giorno, ti tornerà indietro con gli interessi.
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Durante la campagna elettorale americana del 2008 gli evangelisti di destra dell’organizzazione Focus on the Family guidati da Stuart Shepard si impegnarono a pregare talmente tanto e con tanta convinzione per far piovere a dirotto sulla convention dei democratici che all’epoca sostenevano Barack Obama. Effettivamente una biblica pioggia torrenziale si scatenò sulla zona, qualcuno ricorderà l’uragano Gustav… Il dettaglio da ricordare è che però non fu Obama ad essere innaffiato, ma la tempesta colpì la convention dei Repubblicani, e l’allora presidente George W. Bush.
Il diciannovenne Tyller A. Meyers di Norwalk, in Ohio, aveva una passione vera e propria per i segnali stradali, e in particolare per gli STOP che in genere sono fermi agli incroci. Ne rubava di continuo e dappertutto, in una sorta di vandalismo post adolescenziale che non riusciva a frenare. Il ladro di segnali stradali però, un giorno fu protagonista di un incidente stradale, avvenuto proprio presso un incrocio pericoloso non segnalato, dal quale lui stesso aveva prelevato il segnale di STOP qualche tempo prima. Il giovane, che non indossava nemmeno le cinture di sicurezza, morì sul colpo.
Nel 2011 un gruppo di terroristi voleva colpire la folla impegnata nei festeggiamenti di Capodanno nella Piazza Rossa di Mosca in Russia. A organizzare l’attentato fu una donna. Il piano era abbastanza semplice: con una cintura carica di esplosivo si sarebbe avvicinata alla folla per festeggiare insieme a loro il Capodanno, poi si sarebbe fatta saltare in aria uccidendo migliaia di civili innocenti. L’aspirante kamikaze però si dimenticò di spegnere il telefono che fungeva anche da detonatore dell’esplosivo che portava addosso. Quindi, quando la sua compagnia telefonica le mandò un sms di ‘Buon Anno’, la terrorista fece ‘bum’, senza uccidere altri oltre se stessa.
Il generale John Sedgwick durante la battaglia di Spotsylvania, nel corso della Guerra Civile Americana, era a capo dell’artiglieria pesante. Quando i suoi uomini avanzavano per ricaricare le palle nei cannoni, venivano presi di mira dai cecchini avversari piazzati e nascosti. Un giorno, stanco di vedere i suoi uomini impauriti dalla presenza di tiratori scelti, andò vicino alla prima linea a rimproverare i suoi militari dicendogli di vergognarsi di loro: ”Avete paura di due pallottole? Cosa farete quando apriranno il fuoco su tutta la linea? Mi vergogno di voi. Non potrebbero colpire un elefante a questa distanza!”, furono le sue parole. Ma furono le ultime, perché dopo essere sfuggito a una prima raffica, venne colpito in pieno da un cecchino con una mira davvero eccezionale.
Nel 2007, la squadra di hockey dei Chicago Blackhawks stava giocando una partita contro il Colorado Avalanches, e il giocatore dei Blackhawk Steve Sullivan stava giocando duramente per portare a casa il risultato. Ferito al volto da un colpo di mazza che avrebbe messo KO qualsiasi uomo normale lasciandolo in ospedale per una settimana, Sullivan si riprese in pochi istanti e continuò a giocare. Un tifoso arrogante, però, ritenne che la sua reazione all’infortunio fosse stata troppo eccessiva e cominciò a insultarlo pesantemente mentre era a bordo campo. Quando Sullivan rientrò in partita segnò due gol. Durante un’azione il portiere del Colorado Patrick Roy, cercando disperatamente di non far entrare il disco in porta, lo colpì facendolo schizzare via. Il disco andò a colpire proprio il tifoso arrogante di prima, che ebbe poi bisogno di alcuni punti di sutura per chiudere la ferita.
Billy Ray Harris, senzatetto di Kansas City, un giorno ha ritrovato nel suo bicchiere, insieme agli spiccioli frutto dell’elemosina, anche un prezioso anello di platino con diamante del valore di quattromila dollari. Invece di approfittarne decise di restituirlo alla legittima proprietaria. Billy infatti, pensava fosse una ragazza che poco prima gli aveva lasciato delle monete. Sarah Darling è tornata dal senzatetto due giorni dopo, e con suo stupore l’ha trovato pronto a restituirle il gioiello. Per ringraziare l’uomo della sua onestà, Sarah e il marito Bill hanno aperto una sottoscrizione online per raccogliere fondi da donare al senzatetto. Grazie al contributo di migliaia di donatori sono stati raccolti quasi 190mila dollari e Billy Ray, diventato famoso in tutti gli Stati Uniti grazie all’interessamento di una tv locale, ha trovato anche una casa, un lavoro e persino la sua famiglia, che lo credeva morto da 16 anni.
Csanad Szegedi, carismatico leader di estrema destra, numero due del partito neonazista e antisemita Jobbik, nel 2013 ha scoperto di essere di origini ebraiche e di conseguenza si è pentito – tutto ad un tratto – della ‘fede politica’ manifestata fino a quel momento, lasciando i suoi ex camerati nella crisi più totale. Nessuno poteva credere che uno dei fondatori della Magyar Garda, la guardia magiara, organizzazione paramilitare dedita anche ad azioni violente contro i rom, potesse essere un vero ebreo, ma era proprio così. Dichiarandosi pentito, nonostante avesse sempre attaccato e disprezzato la cultura ebraica, disse: ”Non è questione di quello che voglio essere, l’albero genealogico lo dice chiaramente, io sono ebreo”. E ancora: ”Sono stato una persona che procurava dolore agli altri, e peggio ancora quando parlavo di Rom o di ebrei istigavo all’odio anche contro i bimbi di quei gruppi”. Csanad Szegedi si dimise dall’incarico e così si mise un punto alla carriera politica del fervente propagandista filo-hitleriano.
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