Luca Delfino è pericoloso? Sì, all’avviso di chi scrive. E lo resterà per il resto della sua vita. Eppure, nonostante sia stato ribattezzato il killer delle fidanzate, ed averne uccisa solamente una, l’ex barista di Genova uscirà dal carcere il prossimo 28 luglio dopo aver scontato una condanna a 16 anni 8 mesi per l’omicidio di Maria Antonietta Multari.
Nonoatante l’uscita dal penitenziario, tuttavia, non sarà immediatamente libero ma verrà trasferito in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Ripercorriamo tutta la sua storia criminale, partendo da un cold case: l’omicidio di Luciana Biggi.
Il 6 gennaio del 2006 Luciana Biggi incontra Luca Delfino in un bar a Genova. E lo incontra nel momento in cui è molestata da due uomini ubriachi. Lucia viene salvata da quegli stessi uomini da un giovane che da quella sera in poi si trasferirà definitivamente a casa sua. E nella sua vita. Il ragazzo si chiama Luca Delfino, ha 29 anni ed è pieno di attenzioni per Luciana, che si innamora perdutamente di lui. Quest’ultima di anni ne ha 36 e di professione fa l’istruttrice di aerobica nella palestra Dolceacqua, in provincia di Imperia. Luciana non solo è rimasta presto orfana, ma ha perso prematuramente un fratello a causa di un’overdose.
Luciana è sempre stata circondata da amici, ma piano piano Luca inizia ad isolarla. Lui si dimostra ossessivo e geloso e la loro relazione diventa violenta. Così, la giovane decide di lasciarlo. Ma Luca non si arrende e comincia ad ossessionarla con ogni mezzo.
Nella notte tra il 28 e 29 aprile del 2006 due giovani, nell’attraversare Vico San Bernardo nei caruggi di Genova, si imbattono nel corpo senza vita di Luciana. Il cadavere ha la gola sgozzata, due ferite sul braccio ed i jeans abbassati.
Bruna, sorella di Luciana, che non ha mai approvato la relazione con Delfino, spinge gli investigatori ad indagare su di lui. E proprio dalle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti in città gli investigatori vedono che, la sera in cui Luciana è stata uccisa, i due avevano litigato e si erano allontanati insieme.
Luca Delfino respinge ogni accusa e dichiara di averla lasciata da sola. Contro di lui, però, il quadro indiziario appare essere abbastanza solido: oltre ai filmati, anche alcune testimonianze. Ma qualcosa sembra incastrarlo. La sera in cui Luciana è stata uccisa mette in lavatrice i vestiti e le scarpe “Stavo male e mi ero vomitato addosso”, dirà con gli inquirenti. Luca viene iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario, ma non viene trovata alcuna prova per incastrarlo.
Luca ha appena iniziato a frequentare Maria Antonietta Multari, una ragazza di 32 anni che di professione fa l’impiegata. All’inizio, sembra andare tutto bene. Col passare del tempo, emergono problemi nella loro storia: Luca inizia a mostrare segni di gelosia e presto nascono le prime liti tra di loro. Preoccupati per la relazione della loro figlia, i genitori di Maria Antonietta decidono di investigare su Luca.
In seguito, scoprono che Luca Delfino era stato indagato per l’omicidio di Luciana Biggi, sua ex fidanzata. Con preoccupazione, ne parlano con la loro figlia, sperando che possa vedere chiaramente chi ha di fronte. Ma Maria Antonietta decide di continuare a frequentare Luca. Passeranno alcuni mesi prima che quest’ultima si decida a lasciarlo per sempre. Ma lui non gli da tregua. Fino al 10 agosto del 2007. Fino a quando Luca Delfino, usando uno scooter rubato, si reca a Sanremo e uccide a colpi di coltello Maria Antonietta. Inutili i tentativi di difesa della donna.
Nel gennaio del 2009 il tribunale di Sanremo lo condanna a 16 anni e otto mesi di reclusione. Una pena dovuta alla scelta del rito abbreviato, a cui è stata aggiunta anche quella accessoria di cinque anni di custodia in un ospedale psichiatrico giudiziario, oggi Rems, dopo il riconoscimento della semi infermità mentale. Il 14 febbraio 2011, invece, Luca delfino è stato definitivamente assolto nel processo iniziato a suo carico per l’omicidio di Luciana Biggi. La formula giuridica è, infatti, quella di non aver commesso il fatto. Ad oggi, quindi, il femminicidio di Lucia Biggi è rimasto un cold case.
Si, come ribadito, e lo rimarrà per tutto il resto della sua vita. La sua indole e quella di un uomo che vuole controllare tutte le donne che gli capitano sotto tiro. Le vuole umiliare. Dominare. Denigrare. Ha uno spiccato disturbo della personalità di matrice narcisistica e continuamente attraversato da temporali emotivi. Totalmente incapace di gestire la rabbia, il rifiuto e l’abbandono. È socialmente pericoloso. È dunque sufficiente il suo trasferimento in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza affinché, una volta uscito definitivamente, non uccida più? Quel che è certo è che verrà trasferito il prossimo 28 luglio.
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