La storia di un bambino, che per convenzione chiameremo Io, e il suo diventare uomo. Il libro delle case di Andrea Bajani è un romanzo originalissimo nella costruzione, un puzzle le cui tessere sono tante case diverse, e nella struttura della narrazione, che passa dagli anni ’70 al nuovo millennio in una oscillazione continua tra decadi. In ogni capitolo viene descritta una casa e un frammento del puzzle che è Io va al proprio posto. La letteratura realizza così ciò che nella realtà è impossibile: entrare in tutte le case in cui si è stati e provare a ricomporre, attraverso ricordi sparsi e disordinati, la moltitudine di frammenti che è l’esistenza.
Il libro delle case è una storia in cui a parlare, ad essere protagoniste, sono le case, i luoghi in cui i personaggi che popolano il romanzo, in primis Io, hanno vissuto in momenti diversi. I personaggi non hanno un nome proprio ma un nome comune, oppure vengono indicati attraverso una perifrasi: il nucleo familiare di Io bambino è composto infatti da Padre, Madre, Nonna, Sorella (e Parenti); nella fase adulta ci saranno Donna con la fede, Moglie e Bambina. E ancora, tra gli altri, due personaggi, Prigioniero e Poeta, con cui Io entra in contatto da bambino attraverso la televisione: Aldo Moro e Pier Paolo Pasolini.
La scelta, geniale, di ricostruire un’esistenza attraverso la descrizione degli ambienti che di quella stessa esistenza conservano tracce e indizi porta il lettore a viaggiare attraverso gli anni, a partire dalla Casa del sottosuolo in cui un Io bambino gattona nel cono di luce del televisore e immagina di raggiungere la Casa del Prigioniero. In Il libro delle case sono gli oggetti a parlare e ad acquisire una fisicità straordinaria e a volte surreale, come la finestra della Casa dell’adulterio, che diventa custode di un muto cifrario di imposte e tende, i messaggi della Donna con la fede.
Alcune delle case descritte tornano in momenti diversi, altre compaiono solo una volta e a volte non sono nemmeno delle vere e proprie case, come la Casa rossa con le ruote, l’auto in cui è stato ritrovato il cadavere di Aldo Moro.
Nella Casa del sottosuolo, Io bambino gioca con Tartaruga, l’animale simbolo dell’intero romanzo (che ritroviamo anche nella copertina). La casa di Tartaruga è sempre la stessa e accompagna il lettore dalle prime pagine, dedicate all’infanzia di Io, al 2048; l’animale si muove lentamente attraverso il tempo che scorre, porta la propria storia incisa nel carapace e provvede costantemente alla sua manutenzione, come se avesse scoperto il segreto per resistere al tempo: Rendere eterno il proprio niente, lucidarlo, combattere la malattia dell’intimismo con la pratica casalinga è stata la ricetta che giorno dopo giorno l’ha salvata, che ha consentito un altro passo alla sua specie.