Michel Claise, magistrato che coordina le indagini sul presunto caso di corruzione Qatargate, ha chiesto di lasciare l’incarico.
La notizia è stata resa nota poco fa dalla Procura federale belga e non sappiamo quali siano le motivazioni dietro a questa decisione perché il diretto interessato non ha rilasciato dichiarazioni, tuttavia ultimamente era stato molto criticato per aver utilizzato il metodo della detenzione per fare pressione sulle persone indagate, una pratica considerata scorretta. Secondo alcune voci però, le sue dimissioni dall’inchiesta sarebbero dovute al fatto che uno dei suoi figli avrebbe lavorato in passato per una delle persone indagate.
Sappiamo tutti di cosa si parla quando sentiamo nominare il Qatargate, ovvero uno scandalo politico di corruzione e riciclaggio di denaro, scoppiato al Parlamento europeo pochi mesi fa. Prima di approfondirlo nel paragrafo successivo però ci concentriamo sulla notizia di oggi, ovvero le dimissioni del giudice istruttore che segue l’inchiesta.
Si tratta di Michel Claise, che ha annunciato in serata di voler cedere il suo incarico a un altro collega. A renderlo noto è stata la Procura federale belga ma non sono stati lasciati ulteriori commenti a riguardo da parte del magistrato.
Nella nota diffusa dalla Procura si legge che in via cautelare e per consentire alla giustizia di proseguire serenamente il lavoro, il giudice ha deciso di ritirarsi. Questo potrebbe confermare alcune voci che affermano che uno dei suoi figli avrebbe lavorato in passato per uno degli indagati. Così, forse per separare la vita privata dal lavoro ed evitare il rischio che le sue decisioni possano essere credute poco oggettive, Claise ha ceduto il testimone a un collega.
In realtà già da tempo era molto criticato perché ha ricorso al metodo della detenzione per fare pressione sugli indagati, cosa giudicata scorretta e che in alcuni Paesi è addirittura illegale.
La Procura ha però precisato che il magistrato ha deciso in questo modo nonostante non ci siano elementi che possano mettere in dubbio la correttezza del suo lavoro nell’ambito di tale inchiesta, però non può fare altro che rispettare la sua volontà e così sarà un giudice istruttorio che già altre volte è intervenuto in questo caso, ad assumerne la direzione.
Prima dell’annuncio, Claise ha interrogato l’eurodeputato Andrea Cozzolino per quasi 4 ore e al termine lo ha posto in stato di fermo a Bruxelles. Domani il nuovo giudice deciderà se convalidarlo, oppure disporre il rilascio con alcune condizioni come il braccialetto elettronico. Per farlo dovrà analizzare la testimonianza offerta da Cozzolino, i cui legali hanno riferito che ha risposto a tutte le domande ricostruendo le sue attività parlamentari sui dossier del Marocco e del Qatar.
Le principali accuse verso Claise sono arrivate da Eva Kaili, ormai ex vicepresidente del Parlamento Europeo che ha scontato 4 mesi di carcere perché accusata di far parte dei corrotti dal lobbista Antonio Panzeri per conto di paesi esterni all’Ue come appunto Marocco e Qatar. La donna ha fatto causa allo stesso Parlamento per violazione della sua immunità perché è stata monitorata dai servizi segreti durante l’indagine Qatargate. Prima del suo rilascio con condizioni il 25 maggio scorso, a febbraio è tornato a casa il marito Francesco Giorgi, anche lui dopo alcuni mesi di carcere.
Dunque la maxi inchiesta ha oggi avuto due colpi di scena, con lo stato di fermo di Cozzolino e l’abbandono di Claise, adesso ricapitoleremo di cosa si tratta.
Dai media viene indicato come Qatargate, si tratta di uno scandalo di corruzione che ha coinvolto il Parlamento Europeo e il Qatar nel dicembre del 2022. In particolare è la vicenda politico-finanziaria più grave che abbia infangato l’Assemblea di Strasburgo.
Il Paese è stato teatro del campionato mondiale di calcio, il primo tenutosi nel Medio Oriente fra mille polemiche perché è stato scelto un Paese che in materia di diritti umani ha ancora molta strada da fare e quindi tanti non l’hanno considerato un bell’esempio.
Ma il mondo arabo ha tanti soldi a disposizione e in poco tempo è stato messo a punto uno stadio meraviglioso e molto capiente, a discapito però di tante morti che ci sono state fra lavoratori migranti, deceduti per le temperature estreme e per le dure condizioni di lavoro.
Insomma tante polemiche intorno a questi Mondiali iniziati il 20 novembre e terminati il 18 dicembre. Poco dopo arriva la batosta: alcuni parlamentari europei vengono coinvolti in corruzione e riciclaggio di denaro, avrebbero infatti ricevuto dei soldi in cambio della difesa degli interessi del Paese.
La polizia belga e quella italiana hanno collaborato e durante le indagini hanno sequestrato migliaia di euro in contanti, in particolare proprio nella casa a Bruxelles di Eva Kaili e compagno. Come il Qatar, anche il Marocco è sospettato di aver corrotto gli europarlamentari, in cambio di accondiscendenza verso il mancato rispetto die diritti umani, elemento che ha portato molti nomi celebri a rinunciare a prendere parte ai Mondiali, sia come spettatori che come ospiti d’onore.
Stando alla cronologia degli eventi, possiamo partire con il viaggio di Eva Kaili nel Paese per incontrare il Ministro del Lavoro. In seguito a questo incontro elogerà il Qatar dicendo che è un leader in materia di diritti del lavoro.
Agendo in base a un’indagine su una presunta organizzazione criminale, il 9 dicembre 2022 la polizia belga ha perquisito la sede del Parlamento di Bruxelles ma anche diversi indirizzi in città, cogliendo in flagranza di reato il padre di Eva Kaili che tentava di fuggire con diverse centinaia di migliaia di euro in contanti. Così la donna ha perso l’immunità parlamentare e le forze dell’ordine hanno potuto fare irruzione nella sua casa, dove l’hanno trovata terrorizzata e in stato di shock.
Senza opporre resistenza, è stata tratta in arresto e il giorno dopo ha perso il titolo di vicepresidente del Parlamento Europeo, la cui sede è poco distante da dove abitava insieme al compagno Francesco Giorgi e alla loro bambina di appena due anni.
Coinvolti poi lo stesso Giorgi, consigliere parlamentare, Antonio Panzeri con la sua famiglia, Luca Visentini, Niccolò Figa-Talamanca. Successivamente è emerso anche il presunto coinvolgimento del Marocco, precisamente era il 15 dicembre e lo stesso giorno il Parlamento ha deciso di sospendere, a seguito di una votazione quasi unanime, gli affari e i lavori riguardanti il Qatar.
Sono arrivati quindi altri arresti, ovvero quello di Andrea Cozzolino che secondo l’accusa sarebbe stato pagato dall’ambasciatore del Marocco in Polonia in cambio di una politica favorevole per il Paese e per gli altri che di certo non possono essere elogiati in materia di diritti umani e condizioni di lavoro.
Anche il Qatar si è mosso dopo lo scandalo, denunciando le accuse e le misure intraprese dall’Ue perché queste hanno danneggiato le esportazioni di gas verso l’Europa, già in condizioni delicate dopo l’invasione russa. Il quotidiano Le Monde ha parlato di questo punto come una minaccia sottilmente velata ma la vicenda che sembrava come in pausa, annuncia di riprendere linfa dopo gli avvenimenti di oggi. Prossimi passi? Quelli del nuovo giudice.
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