Terry Gou, fondatore di Foxconn e uomo più ricco di Taiwan, si è candidato alle presidenziali del 2024 come indipendente, dopo aver fallito nel tentativo di ottenere la nomination del Kuomintang.
L’imprenditore miliardario coltivava ambizioni politiche da tempo e nel 2019 si era dimesso da Foxconn per candidarsi con l’opposizione alle ultime elezioni. La corsa solitaria alla presidenza segna un nuovo capitolo nelle sue aspirazioni politiche.
Gou dopo due nomination fallite del Kuomintang ha scelto di candidarsi senza il partito di opposizione, considerato vicino a Pechino, e ha scelto come proprio candidato il sindaco di New Taipei City, Hou Yu-ih.
Il candidato milionario ha annunciato in una conferenza stampa “Ho deciso di partecipare alla corsa presidenziale del 2024“. Per qualificarsi come candidato indipendente, il magnate dovrà raccogliere 290.000 firme entro il 2 novembre. Negli ultimi mesi ha organizzato eventi in stile campagna elettorale a Taiwan.
Foxconn è uno dei maggiori produttori al mondo di elettronica su contratto e fornitore chiave di Apple per la realizzazione degli iPhone. La corsa solitaria di Gou alla presidenza segna un nuovo capitolo nelle sue ambizioni politiche.
Il magnate Terry Gou ha annunciato la candidatura alle presidenziali di Taiwan
Terry Gou, fondatore di Foxconn e uomo più ricco di Taiwan, ha annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali del 2024 come indipendente, dopo il doppio fallimento nell’ottenere la nomination dal principale partito di opposizione Kuomintang (KMT).
Salutando con un berretto da baseball con la bandiera di Taiwan, Gou dovrà raccogliere come sopra citato quasi 300.000 firme entro il 2 novembre per poter partecipare al ballottaggio. Negli ultimi mesi ha organizzato eventi in stile campagna elettorale sull’isola.
Il magnate, accusando il Partito Democratico Progressista al governo di condurre Taiwan “verso il pericolo di guerra” ha promesso “4 anni di pace nello stretto” se eletto ovviamente. Foxconn, di cui Gou è fondatore, è uno dei principali produttori mondiali di elettronica su contratto e fornitore chiave di Apple.
La corsa alle presidenziali ha segnato l’inizio un nuovo percorso politico per il milionario, che punta a portare equilibrio nelle relazioni con la Cina ed evitare che Taiwan diventi “la prossima Ucraina”.
L’attuale favorito alle presidenziali è il vicepresidente Lai Ching-te del Partito Democratico Progressista al governo. Segue l’ex sindaco di Taipei Ko Wen-je del Partito Popolare di Taiwan, mentre il candidato del Kuomintang Hou Yu-ih è terzo nei sondaggi.
Pechino ha intensificato la pressione su Taiwan da quando la presidente Tsai Ing-wen è stata eletta nel 2016, accusandola di essere una “separatista”. La Cina ha organizzato regolari esercitazioni militari intorno all’isola per riaffermare le proprie rivendicazioni sulla supremazia territoriale.
Il governo di Taiwan ribadisce che il futuro dell’isola spetta solo al suo popolo. Venerdì, in conferenza stampa, Lai ha definito Taiwan “un paese sovrano”, suscitando le critiche di Pechino. I commenti sono arrivati mentre gli USA hanno approvato una nuova vendita di armamenti per 500 milioni di dollari a Taiwan.
La corsa presidenziale si annuncia complessa, con la Cina determinata ad affermare la propria influenza sull’isola democratica. L’esito del voto avrà conseguenze geopolitiche di vasta portata.
Sebbene gli Stati Uniti non riconoscano formalmente Taiwan come stato sovrano, l’isola è uno dei principali alleati americani. Washington fornisce regolarmente armamenti a Taipei come deterrente contro eventuali azioni militari della Cina.
La posizione delle autorità di Pechino su Taipei
Il presidente cinese Xi Jinping ha promesso di riunificare Taiwan alla madrepatria entro il 2049, non escludendo l’uso della forza se necessario.
La partita geopolitica su Taiwan è dunque complessa. Da un lato Pechino rivendica la sovranità sull’isola, dall’altro gli USA appoggiano il governo democratico di Taipei. L’esito delle prossime elezioni presidenziali taiwanesi avrà conseguenze importanti sugli equilibri regionali.
Le elezioni presidenziali taiwanesi del 2024 segneranno un punto di svolta nei fragili equilibri geopolitici dell’area. La posta in gioco è molto alta.
Se il Partito Democratico Progressista di Lai dovesse vincere, significherebbe la conferma della linea politica della presidente uscente Ing-wen improntata all’autodeterminazione di Taiwan. Ciò probabilmente farebbe infuriare Pechino, che potrebbe aumentare le pressioni diplomatiche, militari ed economiche sull’isola.
D’altro canto, una vittoria del candidato filo-cinese Hou Yu-ih del Kuomintang porterebbe ad un riavvicinamento tra Taipei e Pechino, con possibili ripercussioni sull’alleanza tra Taiwan e Stati Uniti.
L’indipendente Terry Gou, fondatore di Foxconn, si presenta come candidato moderato in grado di dialogare con entrambe le parti. Il suo pragmatismo potrebbe ridurre le tensioni nello stretto, ma difficilmente accontenterebbe Cina e USA allo stesso tempo.
In ogni caso, Taiwan si trova al centro di complesse dinamiche geopolitiche. L’esito del voto determinerà il futuro assetto di potere nell’area, con inevitabili riflessi sugli equilibri regionali e globali.
Il ministro degli Esteri di Taiwan Joseph Wu ha chiesto l’inclusione di Taipei nelle Nazioni Unite, in vista dell’inizio della 78esima Assemblea Generale ONU.
In un editoriale, Wu ha sottolineato come la Carta ONU, promuovendo la risoluzione pacifica delle controversie, abbia garantito la stabilità globale dopo la Guerra Fredda. ?# come dimostra l’invasione russa dell’Ucraina, i conflitti in un mondo interconnesso hanno conseguenze che vanno a toccare l’intera comunità globale.
È dunque imperativo, secondo Wu, prevenire simili minacce alla sicurezza, anche nel caso delle coercizioni cinesi su Taiwan. La Repubblica Popolare, che non ha mai governato sull’isola, continua infatti a minacciare l’uso della forza per annetterla.
“L’inclusione di Taipei nell’ONU” ha concluso il ministro “rafforzerebbe la stabilità regionale e globale.”
Il ministro degli Esteri di Taiwan Wu ha denunciato l’aggressività cinese nei confronti dell’isola. Pechino ha intensificato incursioni aeree e navali nelle acque limitrofe, oltre a campagne di disinformazione e pressioni economiche.
La Cina sta anche espandendo la propria influenza nel Mar Cinese Meridionale e Orientale, firmando patti di sicurezza con le Isole Salomone e assicurandosi porti con potenziale uso militare nell’Oceano Indiano.
Per Wu è fondamentale garantire la pace nello Stretto di Taiwan, crocevia del 50% del traffico navale mondiale e sede di produttori chiave di semiconduttori. L’inclusione di Taipei all’ONU rafforzerebbe la stabilità regionale, ma Pechino distorce la risoluzione 2758 per negare tale possibilità.
Taiwan è pronta a cooperare con l’ONU su temi globali urgenti e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per Wu è tempo che le Nazioni Unite correggano l’esclusione di Taipei, dimostrando determinazione per la pace mondiale in un momento critico.