Il Manchester City è stato deferito a una commissione indipendente dalla Premier League per una serie di presunte violazioni di carattere finanziario, che potrebbero costare i titoli vinti dai Citizens nei nove anni finiti sotto inchiesta, oltre a una retrocessione che ha il sapore di beffa.
Il club inglese, di proprietà dell’imprenditore emiratino Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān, ha risposto con un comunicato in cui si è detto sorpreso “dalla pubblicazione di queste presunte violazioni delle regole della Premier League” e ha accolto con favore, però, “la revisione della questione da parte di una Commissione indipendente, per considerare in modo imparziale l’insieme completo di prove inconfutabili esistenti a sostegno della sua posizione“.
Non c’è solo la Juventus a tremare, in Europa, per le pesanti penalizzazioni che potrebbero arrivare nei prossimi mesi. Se i bianconeri sono già stati puniti, e attendono di sapere se il Collegio di garanzia del Coni confermerà la sentenza della Corte d’appello federale, la storia del Manchester City è appena iniziata, e potrebbe essere più pesante di quella che verrà inflitta dalla procura della nostra Figc alla Vecchia Signora e ai suoi ex dirigenti.
Proprio oggi, infatti, la Premier League ha deferito il club dell’emiratino Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān a una commissione indipendente per presunte (e numerose) violazioni dei regolamenti finanziari avvenute tra il 2009 e il 2018, periodo in cui i Citizens hanno vinto per tre volte il titolo del campionato inglese.
Non arriva, però, come un fulmine a ciel sereno questo deferimento, anzi: l’inchiesta da cui è nato, infatti, è durata quasi cinque anni e ha preso il via dal caso delle sponsorizzazioni gonfiate con entità degli Emirati Arabi Uniti, lo stesso Paese da cui arriva la proprietà del club, che fa parte della rete globale City Football Group, con la Premier che si è mossa dopo le rivelazioni di Football Leaks.
Tornando a cosa è accusata, nella nota diffusa dalla lega inglese si legge che si presume che il club abbia violato le regole del campionato che richiedono la fornitura “in massima buona fede” di “informazioni finanziarie accurate che dia una visione veritiera e corretta della posizione finanziaria della società. La lega inglese afferma che le accurate informazioni finanziarie richieste riguardano “le entrate (comprese le entrate di sponsorizzazione), le sue parti correlate e i suoi costi operativi“, appunto.
Ma quello è solo il la, perché nella seconda serie di violazioni elencate si riferisce della presunta violazione delle regole “che richiedono a un club membro di includere tutti i dettagli della remunerazione dell’allenatore nei relativi contratti con il proprio allenatore” relative alle stagioni dal 2009-10 al 2012-13 compreso, quando il tecnico, tra l’altro, era il nostro attuale commissario tecnico, Roberto Mancini. La seconda serie, poi, si riferisce anche ai requisiti per un club di includere tutti i dettagli della remunerazione dei giocatori all’interno dei relativi contratti, per le stagioni dal 2010-11 al 2015-16 compreso, mentre la terza riguarda le presunte violazioni delle regole della Premier League che impongono ai club di rispettare le regole del fair play finanziario Uefa, tra il 2013-14 e il 2017-18. In merito a questo, il City era già stato bandito, nel febbraio del 2020, dalle coppe europee per due anni dall’organo di governo del calcio europeo, salvo poi essere “graziato” dalla Corte Arbitrale dello Sport nel luglio dello stesso anno.
Nella quarta serie, le presunte violazioni (ancora) riguardano le regole di redditività e sostenibilità della Premier League nelle stagioni dal 2015-16 al 2017-18 compreso. Infine, si presume che il club abbia violato le regole del campionato che richiedono ai club membri di cooperare e assistere la Premier League nelle sue indagini, dal dicembre 2018 a oggi. La Premier League ha affermato che i procedimenti dinanzi alla commissione saranno “confidenziali e ascoltati in privato” e che rilascerà ulteriori dichiarazioni fino a nuovo avviso sulla questione.
Cosa che ha fatto, invece, il Manchester City. Il club, si legge nel comunicato, è “sorpreso dalla pubblicazione di queste presunte violazioni delle regole della Premier League, soprattutto dato l’ampio impegno e la grande quantità di materiali dettagliati consegnata alla Lega“. Accogliendo con favore la scelta di sottoporre la questione a una commissione indipendente, ha concluso spiegando che si vede “l’ora che questa questione venga messa a tacere una volta per tutte“.
In merito a cosa rischia, di fatto il Manchester City di Pep Guardiola, si va da una semplice penalizzazione in termini di punti (che potrebbe farle perdere il secondo posto alle spalle dell’Arsenal, conquistato sul campo) al divieto di fare mercato per un certo periodo di tempo, o addirittura un’imposizione dei limiti di spesa, dicono dal Times o dal Daily Mail.
Ma tra le sanzioni ce ne potrebbero essere di molto più pesanti, come l’annullamento dei titoli conquistati nei nove anni sotto la lente di ingrandimento della Premier League. Oltre ai tre campionati, infatti, dal palmares dei Citizens potrebbero scomparire anche l’FA Cup, conquistata nel 2018-2019, e i tre Carabao Cup. Ma non è detto che non possa venire esclusa anche dalla massima divisione, venendo retrocessa in Championship.
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