Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, respinge i sospetti dei parenti della donna in merito a un presunto movente economico che avrebbe potuto fare da traino, secondo il fratello della 63enne, all’ipotesi di disfarsi della moglie per via del suo “tesoretto”.
Il marito di Liliana Resinovich, ospite in studio a Quarto Grado, ha replicato alle accuse del fratello della donna secondo cui avrebbe avuto un interesse economico relativamente al denaro nelle disponibilità della moglie. Un “tesoretto” di quasi 50mila euro di cui Sebastiano Visintin ha spiegato la destinazione ai microfoni della trasmissione di Rete 4.
Il marito di Liliana Resinovich ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione per suicidio avanzata dalla Procura di Trieste, atto depositato anche dal fratello della donna, Sergio Resinovich.
La famiglia non crede che si sia tolta la vita, ma le strade dei due uomini si sono divise fin dalle prime battute della scomparsa.
Sergio Resinovich avrebbe detto di ritenere possibile un interesse economico del cognato in merito ai risparmi della sorella, soldi che ammonterebbero, secondo Quarto Grado, a quasi 50mila euro.
Sebastiano Visintin ha respinto questo scenario sostenendo che quei soldi avessero una destinazione precisa nei progetti della coppia: l’acquisto di una casa popolare che sarebbe stata in passato luogo di residenza del padre della 63enne.
I soldi che Liliana Resinovich avrebbe risparmiato per anni, secondo il racconto del marito, sarebbero serviti a quello scopo e la moglie gli avrebbe detto esplicitamente che “erano intoccabili”.
Un’amica della coppia avrebbe raccontato agli inquirenti che Sebastiano Visintin, due giorni dopo la sparizione della moglie, si sarebbe presentato a casa sua e le avrebbe chiesto di custodire 20mila euro nella sua cassaforte.
Richiesta davanti alla quale la donna si sarebbe rifiutata. Visintin ha smentito pubblicamente le affermazioni dell’amica, dichiarando a Quarto Grado quanto segue: “Non è vero, ma se io avessi avuto 20mila eruo e li avessi dati a lei, me li avrebbe restituiti?”.
Sebastiano Visintin nega la circostanza riferita dall’amica della coppia, sostenendo di non aver mai fatto alcuna richiesta di quel genere.
Il fratello di Liliana Resinovich è il primo ad aver annunciato opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Trieste.
L’uomo ritiene impossibile il suicidio e continua a sostenere che la sorella potrebbe essere stata aggredita e uccisa.
I suoi consulenti, tra i quali il medico legale Vittorio Fineschi, hanno prodotto un documento nel quale sarebbero evidenziate tutte le criticità emerse dalla ricostruzione degli inquirenti, con particolare attenzione ad alcuni elementi.
Su tutti l’assenza di impronte della vittima sui sacchi che contenevano il corpo e sulla bottiglietta trovata nella sua borsa, la presenza di tracce di Dna maschile non identificate anche sugli slip della 63enne e lesioni al volto potenzialmente riconducibili ad uno scenario violento.
Liliana Resinovich, secondo Fineschi, sarebbe stata “colpita” prima di morire e il corpo potrebbe essere stato “congelato”: “Dovevano essere fatte indagini che non sono state assolutamente fatte“, ha dichiarato il medico legale ai microfoni di Ore 14.
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