Morte di Liliana Resinovich: dopo il fratello, Sergio Resinovich, anche il marito della 63enne, Sebastiano Visintin, si opporrà alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Trieste.
Il giallo di Liliana Resinovich non è ancora risolto. Ne è convinto anche suo marito, Sebastiano Visintin, per cui i legali avrebbero imboccato la via dell’opposizione all’istanza di archiviazione dell’indagine proposta dalla Procura. Gli inquirenti ritengono che si tratti di un suicidio, ma come spiegato dal professor Vittorio Fineschi, consulente medico legale del fratello della donna, Sergio Resinovich, troppi elementi puntrebbero in direzione di un omicidio.
Dopo aver espresso cautela e riserve sulla strada da intraprendere a margine della richiesta di archiviazione della Procura di Trieste sul caso della moglie, Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin, parte offesa nel procedimento, ha deciso: si opporrà come il fratello della 63enne per chiedere che il caso non venga chiuso.
A renderlo noto, spiega Ansa, sono gli avvocati di Sebastiano Visintin, Alice e Paolo Bevilacqua.
I legali di Sebastiano Visintin, persona offesa nel procedimento sulla morte di Liliana Resinovich, hanno diffuso una nota, riportata dall’Ansa, in cui si annuncia la decisione.
Il marito della 63enne, scomparsa dalla sua abitazione di Trieste il 14 dicembre 2021 e trovata senza vita in un parco della città il 5 gennaio seguente, si opporrà alla richiesta di archiviazione.
Gli avvocati dell’uomo, nell’atto di opposizione che sarà depositato nelle prossime settimane, puntano su una “rivisitazione e un approfondimento delle indagini tecnico scientifiche (in particolare dell’esame autoptico)” che, insieme all’analisi investigativa di tutti gli elementi raccolti in sede investigativa, “possa risolvere ogni dubbio che l’esito del procedimento, fin qui, lascia aperto“.
La decisione di opporsi alla richiesta di archiviazione, precisano i legali di Visintin, arriva “alla luce delle risultanze emerse dall’attività investigativa della Procura” che finora non risolverebbero alcuni nodi chiave del caso.
Secondo gli avvocati Bevilacqua, che rappresentano il marito di Liliana Resinovich, sono ancora irrisolti due aspetti centrali del giallo: modalità ed epoca del decesso. Il come e il quando della morte di Liliana Resinovich restano ancora senza risposta “nella duplice, ancorché antitetica, direzione del suicidio, – finanche nelle forme istigate – ovvero, della morte ‘per mano altrui’“.
Ancora più incisivo l’approccio di Sergio Resinovich alla istanza di archiviazione della Procura di Trieste sul caso della sorella Liliana.
Secondo l’uomo, la donna sarebbe stata uccisa e diversi elementi lo proverebbero. Anzitutto i segni sul viso della 63enne, “fotografati” in sede autoptica ma “mai interpretati” dai consulenti del pm secondo il professor Vittorio Fineschi, parte del team che assiste il fratello della 63enne.
Questo e numerosi altri motivi (come la mancata individuazione di una data della morte), saranno oggetto dell’atto di opposizione per conto di Sergio Resinovich, in fase di preparazione da parte del suo avvocato Nicodemo Gentile e dei suoi consulenti.
“Liliana non si è suicidata“, continua a ripetere il fratello fin dal giorno del ritrovamento del corpo.
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