Il Milan non fallisce l’appuntamento con la Champions League, che è un po’ nel suo DNA, e passa il turno con un Tottenham non eccezionale, ma comunque temibile. Non c’è solo il Milan, in ogni caso. Il Bayern Monaco dimostra tutta la sua forza eliminando addirittura il PSG e senza troppi patemi, nonostante, soprattutto nel primo tempo, i parigini abbiano cercato di far male ai bavaresi. Il Chelsea, infatti, nella serata di ieri, è riuscito a ribaltare una stagione maledetta, a dispetto dei milioni, eliminando un Borussia Dortmund che sembrava più in forma e lanciato anche nella massima competizione europea. E poi c’è il Benfica, una squadra che da outsider si è trasformata in schiacciasassi e a farne le spese è stata anche la Juventus. Ecco tutti i risultati e il racconto delle partite di questa settimana.
La squadra di Stefano Pioli va avanti e lo fa eliminando gli Spurs agli ottavi di finale. Antonio Conte, quindi, dimostra ancora una volta di non brillare nella coppa dalle grandi orecchie a differenza dei milanesi. Bene, quindi, anzi benissimo, esattamente come il Bayern Monaco, capace di battere anche il ritorno il PSG dei campioni, ma non delle vittorie. I Blues, invece, hanno riscoperto se stessi e alcuni dei loro uomini fondamentali in una delle serate più importanti della stagione. L’hanno fatto mandando a casa una squadra con molte meno possibilità economiche, ma che evidenzia costantemente una qualità eccelsa e un fiuto eccellente per il talento. Non è bastato per strappare il pass che permette l’accesso diretto ai quarti di finale. L’esatto opposto di un’altra grande sorpresa, almeno a questi livelli e con questa continuità: ci riferiamo ovviamente al Benfica, capace di fare del Club Brugge carne da macello sia all’andata sia al ritorno ed evidenziando ancora una volta che dei portoghesi si dovrà avere paura fino alla fine. Ma è solo l’antipasto prima di Inter, Napoli e ciò che accadrà la prossima settimana, quando avremo il quadro completo di chi potrà ancora lottare – e con ancora più convinzione – per alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie.
È stata una serata dalle grandi emozioni quella del New White Hart Lane, una di quelle da affiggere come manifesto di una stagione, prima che altri spot e altre pagine arrivino a scalzarla per la gioia dei tifosi. Il Milan era atteso da quel tipo di partita che ha la forza di ribaltare, in sé e per sé – quasi per sua stessa definizione – la storia di una stagione a tratti storta, a tratti altalenante, in sintesi semplicemente deludente, come portata principale e con quel retrogusto inconfondibile. L’accesso ai quarti di finale, però, manca da anni, da più di un decennio e vale la pena, il prezzo del biglietto, i boati e le gambe tremolanti. Vale il calcio e la pelle per la squadra di Pioli, ma anche per i suoi interpreti principali.
Ed è lo stesso per il Chelsea, a ripercorrere un parallelismo che da anni unisce come si uniscono i puntini di quei giochi un po’ nerd e un po’ underground della settimana enigmistica. La differenza è che i londinesi di soldi sul piatto ne hanno messi parecchi per arrivare fino a questo punto, il Diavolo ha preferito la programmazione dura, schematica e istintuale, quindi un pizzico contraddittoria, come serve nel calcio. Una mission che il Benfica ha sposato da anni, fino ad arrivare a quella che ora sembra a tutti gli effetti una generazione d’oro per il calcio che esprime e i risultati che riesce a mettere in cascina, anche senza troppe difficoltà. Ah, non vi stupite se tra le fila dei lusitani, e con il ruolo del protagonista, c’è quel Joao Mario che la Serie A ha messo al rogo, masticato e rimandato in patria con sopra il bollino del flop. È il bello e il brutto del calcio, delle identità, dei progetti che funzionano più di altri.
E quale progetto più riuscito ci può essere rispetto al Bayern Monaco? I bavaresi dimostrano ancora una volta tutta la loro forza, vincendo ancora e stavolta contro il PSG, una delle favorite per la vittoria finale. È vero, nel primo tempo c’è stata anche la sensazione che la difesa dei tedeschi stesse traballando, ma i padroni di casa hanno semplicemente dimostrato la maturità e le qualità di un gruppo tra i migliori in assoluto dell’intera competizione. Ora svisceriamo tutte le partite con l’analisi degli eventi principali della settimana.
TOTTENHAM-MILAN 0-0 – Su e giù, su e giù. Il Milan delle altalene stagionali si presenta allo stadio New White Heart Lane avendo a disposizione due risultati su tre e tante motivazioni per eliminare Antonio Conte e centrare una qualificazione pesantissima ai quarti di finale di Champions League.
Non è impresa facile, però, e in primis per la portata di un avversario che all’andata ha mostrato il suo volto peggiore e ne ha pagato subito le conseguenze, ma che ha dei valori chiari. Nel giorno del suo ritorno in panchina, il tecnico ex Inter e Juventus ha solo una possibilità, quella della vittoria, ma per ottenerla dovrà ritrovare la via del gioco e non è scontato visto quanto espresso dagli Spurs in alcune delle ultime uscite.
In ogni caso, Pioli arriva alla partita con delle notizie piuttosto positive dal punto di vista degli uomini. L’allenatore, infatti, recupera Olivier Giroud e Brahim Diaz, nonostante i problemi degli ultimi giorni. Per il resto, la formazione è quella annunciata e permette al tecnico ex Inter e Lazio di condurre il gioco con personalità anche in trasferta. È impossibile non sottolineare che, invece, l’avvio del Tottenham è decisamente deludente. Ci si aspettava un inizio arrembante dalla formazione di Conte e, invece, i londinesi restano incomprensibilmente bassi e poco aggressivi, probabilmente per innescare dei contropiede alle spalle del Milan che raramente si verificano.
A dar fastidio agli inglesi è soprattutto la posizione di Brahim Diaz che spesso si fa trovare alle spalle dei centrocampisti avversari e con licenza di far male con assist tagliati. In realtà, con il passare dei minuti emerge una superiorità territoriale, soprattutto fisica, degli uomini di Conte che, però, fanno tanta fatica dal punto di vista tecnico. Capita in molte occasioni, infatti, che i bianchi buttino via il pallone dopo solo un paio di passaggi e senza riuscire a far entrare in partita un attaccante temibile come Heung-Min Son.
Le note più stonate comunque arrivano dagli esterni dove Ivan Perisic gioca un’altra partita incolore, non riuscendo praticamente mai a saltare il diretto avversario e mettendo in area una serie di cross che finiscono direttamente sul fondo o tra le mani di Maignan. Il primo tempo così si spegne senza troppi patemi per gli ospiti e con la certezza di potersi giocare fino alla fine il passaggio del turno.
Il secondo tempo inizia con grinta e motivazioni diverse per i padroni di casa. I ragazzi di Conte tentano di alzare i ritmi e soprattutto ad avanzare è il baricentro della squadra, nel tentativo di creare almeno qualche chance in più. Il tecnico salentino boccia di fatto la prestazione di Perisic che viene sostituito dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa per far spazio a Pedro Porro che si piazza sulla fascia di destra, trasferendo Emerson Royal sul lato opposto.
Gli Spurs, però, fanno comunque fatica a dare continuità alla loro azione offensiva, innescando poco e male Kane, costretto spesso ad abbassarsi da bravo attaccante di manovra. Si esalta, invece, la difesa del Milan che concede pochissimi spazi agli avversari e non soffre poi così tanto, anche quando i londinesi compiono il loro massimo sforzo.
Al 67esimo, il Diavolo ha la grande occasione per passare in vantaggio. Gli uomini di Pioli sono bravi a oltrepassare il pressing del Tottenham, aprendosi una vera e propria prateria alle spalle della difesa inglese. Rafael Leao scatta e gestisce bene il pallone che arriva prima a Brahim Diaz e poi a Giroud, ma nessuno dei due riesce a trovare la zampata decisiva per il vantaggio. Esattamente dieci minuti dopo, invece, c’è l’episodio che cambia definitivamente la partita: Cristian Romero viene espulso per somma di ammonizione, ma comunque il Tottenham si riversa in attacco nel tentativo di rimettere a posto le cose.
Il Milan, da par suo, prova a far male in contropiede e al 93esimo ha l’opportunità di sugellare la sua partita. Divock Origi, infatti, si trova tutto solo davanti al portiere avversario, ma clamorosamente colpisce il palo. Poco cambia: passano i rossoneri ed è una svolta storica, ma anche per l’intera stagione.
La prestazione dei campioni d’Italia non è stata spettacolare sotto il profilo del gioco, ma probabilmente badare al sodo, alle chiusure e alla fase difensiva è esattamente ciò che serviva per superare l’ostacolo Tottenham. In una situazione tattica del genere, infatti, si è esaltato anche un portiere tra i migliori al mondo come Maignan. Il francese non è stato costretto a veri e propri miracoli, ma quando serviva è riuscito a sfornare due interventi solidi e decisivi per mantenere il punteggio sullo 0-0.
Da sottolineare anche la buona prova di Giroud. È vero, il francese stavolta non ha messo il suo marchio sulla partita in termini di gol, ma ha fatto un lavoro pazzesco per tutto il match, ripulendo molti palloni e facendo salire la squadra. Un toccasana in un match del genere, in cui soffrire il meno possibile era una prerogativa necessaria per portare a casa il passaggio del turno.
Infine, oltre ai meriti del Milan, non si può evitare di sottolineare tutte le mancanze del Tottenham che, saremo sinceri, ci ha fatto veramente una brutta impressione. Infatti, negli ultimi minuti sono tantissimi i tifosi italiano che hanno espresso il loro dissenso per la gestione della partita da parte di Conte, tanto da scrivere apertamente che non lo rivorrebbero in Serie A. I londinesi hanno gestito male il pallone e soprattutto hanno dimostrato una mancanza di soluzioni offensive che, a questi livelli, è imperdonabile.
Alla fine, è passato chi meritava e chissà che il sogno non possa continuare anche ai quarti di finale che comunque restano un traguardo di tutto rispetto per la squadra di Pioli, anche perché non succedeva addirittura da undici anni.
BENFICA-CLUB BRUGGE 5-1 – La luce è abbagliante allo stadio Da Luz e non per un problema di riflettori. Semplicemente per il calcio magico, giusto e scintillante che il Benfica continua a esprimere, senza alcun contegno per i suoi avversari. Come è giusto che sia. La squadra di Roger Schmidt gioca un football da favola, di quelli che coinvolgono la playstation, le citazioni illustri e queste robe qui. La Juventus se lo ricorda bene, dato che i bianconeri hanno dovuto fare le valigie e accettare la superiorità degli avversari nella fase a gironi. Lo sanno soprattutto in Portogallo dove i lusitani sono primi con venti vittorie su ventitré, evidenziando il miglior attacco e la miglior difesa del torneo.
L’Europa sta semplicemente confermando la portata di una squadra capace di stupire, un po’ come il Napoli, e capace di abbattere qualsiasi nemico si ponga tra lei e il suo obiettivo, senza mai indietreggiare sotto il profilo tecnico e del gioco. Contro il Club Brugge ci si gioca un’etichetta bella importante, quella che porta un club a essere tra le migliori otto dell’intero continente. Qualcosa di pieno, appagante, ma non per un gruppo che ha tutte le carte in regola per continuare a dare fastidio a chiunque, qualsiasi avversaria si celerà dentro la pallina delle beffarde urne dei sorteggi UEFA.
In realtà, di mistero e stupore non ce ne sono stati molti in questo ottavo di finale, anche perché già all’andata i ragazzi di Schmidt si erano assicurati di regolare per bene la questione. Due a zero in trasferta e un piede e mezzo al prossimo turno. Ieri sono diventati due con una lenta e costante agonia per i belga, incapaci di resistere a un tornado del genere.
Ma andiamo con ordine per rivivere gli eventi principali di una partita stravinta dai padroni di casa, senza lasciare strascichi di fortuna o incertezza di sorta. L’andazzo si capisce già al secondo minuto quando Joao Mario realizza un meraviglioso gol di tacco, ma il Var gli toglie la gioia della perla proprio a inizio partita. Poco male per il Benfica che continua a macinare gioco e mettere all’angolo gli avversari, più aggressivi rispetto all’andata ma in evidente difficoltà a trattenere la manovra straripante dei lusitani.
I frutti vengono colti al 38esimo quando Rafa Silva sfrutta un assist di Goncalo Ramos e mette il marchio anche su questa partita, dopo aver fatto faville per tutta la fase a gironi. Già prima della fine del primo tempo, arriva ancora il raddoppio e chi può essere a realizzarlo se non il bomber per eccellenza, ora come ora, in Portogallo? Sì, Ramos sfrutta la tela meravigliosa dei compagni e non fallisce l’occasione di raddoppiare prima del thè caldo degli spogliatoi.
I giochi sembrano già chiusi ed effettivamente sarà così, ma il Benfica non si ferma, perché le squadre a questi livelli fanno così e anche per dare un segnale all’intera competizione su chi si vuole essere e su chi davvero si è. Quindi, al 57esimo, è ancora Ramos ad aumentare il suo bottino nella competizione e mettere la parole fine sulle reali possibilità di rimonta del Brugge. Qualche parola in più bisogna spenderla per il centravanti portoghese: parliamo di un calciatore che, a un certo punto, è riuscito a panchinare Cristiano Ronaldo in Qatar, durante gli ultimi Mondiali, e rispondendo con una tripletta da urlo che sapeva tanto di passaggio di consegne. Il futuro è tutto suo e la dirigenza probabilmente sa già che prima o poi sarà costretta a cederla a questa o quell’altra big europea, tra le più grandi. Intanto se lo gode. Si gode chi è riuscito a rilevare l’eredità di Darwin Nunez senza battere ciglio e tremori alle ginocchia. Si gode l’ultima grande perla del suo calcio, il finalizzatore perfetto di una squadra da sogno. E i sogni, fino a quando non ci si sveglia, sono sempre belli da assaporare.
Comunque, per tornare alla partita, Joao Mario al 71esimo chiude il conto in sospeso con la tecnologia e si presenta dal dischetto. Ovviamente non sbaglia. Si tratta del quinto penalty realizzato nella competizione ed è già un nuovo record assoluto, meglio di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, per citare i due più prestigiosi. Siamo sul 4-0, ma ancora con la sensazione che non sia davvero finita. Passano solo sei minuti, infatti, quando David Neres scalda un mancino preciso e angolato, dopo l’ennesima grande azione dei suoi, e firma la manita. C’è il tempo per il più classico dei gol della bandiera per il Brugge, e lo segno Bjorn Meijer, ma serve a poco. Sicuramente non rende meno amaro il passivo di 7-1 tra andata e ritorno: terra bruciata per un Benfica sopraffino e che ora sarà difficile da arginare, soprattutto se manterrà ancora a lungo questo stato di forma.
CHELSEA-BORUSSIA DORTMUND 2-0 – Le cose sono molto più incerte tra i londinesi e i gialloneri. Sì, perché l’andata ha scandito una vittoria di misura per i tedeschi, ma senza che si sia vista una differenza così marcata tra le due squadre. E ci mancherebbe, vista la squadra stracolma di campioni che Graham Potter ha a disposizione, ancora di più dopo il calciomercato di gennaio. Eppure, le cose non stanno affatto andando come previsto. È vero, nell’ultimo turno di Premier League i Blues sono tornati alla vittoria, ma l’attacco e in generale la fase offensiva sembrano dei talloni d’Achille ben evidenti per il club inglesi, di quelli che non si cancellano da un momento all’altro. In più è impossibile non considerare il trend molto diverso in campionato tra le due avversarie ai quarti di finale: il Chelsea è incredibilmente decimo e lontanissimo dalla prima della classe, quell’Arsenal che rappresenta il sogno e la bellezza da regalare all’altra parte di Londra. Il Borussia Dortmund, invece, è primo a pari punti con il Bayern Monaco mostrando tanti talenti di primo livello e un progetto di gioco chiaro e cinico, anche a dispetto di una difesa che ogni tanto balla.
Insomma, l’incrocio è interessante e divertente, forse anche impronosticabile. La partita inizia sulla scia di quest’incertezza, ma con i Blues che sembrano evidenziare – forti anche del pubblico di casa dalla loro parte – una sicurezza ben diversa e una cattiveria maggiore nel fare la partita e imporre agonismo e duelli agli ospiti. Ne esce vincente, dai contrasti alle occasioni, lasciando poco spazio a un’immaginazione diversa dalla rimonta. Infatti, l’aria che il ribaltone possa avvenire si ha praticamente dopo cinque minuti quando Julian Brandt, uno dei calciatori più importanti dei tedeschi, è costretto a dare forfait per infortunio. E peserà in tutto l’arco della partita.
Quello che non piace negli uomini di Edin Terzic è la paura degli inesperti, soprattutto perché già nel primo tempo porta ad alcune perdite di tempo che il pubblico non gradisce. E che lanciano un messaggio sbagliato, in ossimoro rispetto al calcio che i gialloneri hanno espresso per tutta la stagione. La punizione arriva al 43esimo quando Raheem Sterling ritrova se stesso e scarica una bomba sotto la traversa che porta in vantaggio i suoi. Semplicemente imparabile. Da quel punto in poi, il Chelsea ci crede ancora di più, mentre la frustrazione impera su chi ha visto crollare l’intero vantaggio dell’andata.
Il secondo tempo, infatti, ha questo leitmotiv ben dipinto sopra e già intorno al 50esimo arriva l’episodio che fa la differenza nei 180 minuti degli ottavi di finale. L’arbitro assegna ai padroni di casa un calcio di rigore pesantissimo e che vede presentarsi dal dischetto Kai Havertz. Il talento tedesco – ironia della sorte – sbaglia stavolta e sembra rilanciare le ambizioni dei suoi connazionali. In realtà, l’arbitro permette di riannodare il nastro al Chelsea per via dei calciatori gialloneri entrati prematuramente in area. Stavolta l’attaccante mostra una freddezza invidiabile: sceglie lo stesso angolo e punisce. Due a zero, la rimonta è completa e il Chelsea sembra finalmente risorgere dalle sue anguste ceneri.
Il Borussia Dortmund, però, ha ancora poco meno di un tempo per risollevare la situazione e a quel punto sono i padroni di casa ad alzare il livello di malizia e di cattiveria per blindare la qualificazione. Ci pensa anche Graham Potter con una serie di cambi negli ultimi dieci minuti che servono a spezzare il ritmo dei gialloneri. Alla fine, l’intenzione si traduce in fatti: vincono gli inglesi, passa il Chelsea e ora può essere un avversario temibile per tutti. Ai tedeschi resta la delusione degli sconfitti, quella che Terzic ha espresso verbalmente e tra le righe in tutte le interviste rilasciate nel postpartita. E anche con qualche protesta nell’ambiente per la gestione della partita da parte dell’arbitro. In quel caso, l’allenatore ha preferito non commentare, ma è chiaro come gli ospiti non siano proprio soddisfatti dell’operato di Danny Makkelie. Poco importa, tutto è relegato ai libri di storia: ci si rivede ai quarti di finale e ci saranno ancora Kalidou Koulibaly e compagni.
BAYERN-PSG 2-0 – La partita delle meraviglie, però, quella più attesa e anche la più prestigiosa degli ottavi di finale è sicuramente quella tra Bayern Monaco e PSG. Due super potenze economiche e tecniche, due delle realtà più importanti del calcio mondiale per cui, però, non c’è spazio, non insieme, almeno per quest’edizione.
All’andata sono riusciti a spuntarla i bavaresi, bravi a portare a casa una vittoria di misura, ma pesantissima, in trasferta. I parigini, però, non hanno alcuna intenzione di arrendersi a questo punto del torneo e, di certo, con Messi e Kylian Mbappé lì davanti, tra gli altri, non è lecito farlo senza lottare. Queste motivazioni si notano fin dall’inizio della partita quando, contrariamente a quanto molti potrebbero aspettarsi, partono meglio gli ospiti.
Fabian Ruiz e Marco Verratti, due vecchie conoscenze del calcio italiano, sono molto bravi a non dare riferimenti agli avversari e a costruire l’azione in maniera praticamente perfetta e senza perdere il pallone. Dal canto suo, il Bayern Monaco prova a far male superando la prima linea di pressing avversario e innescando l’azione degli esterni. In particolare, di Alphonso Davies che, però, non riesce a essere incisivo con al solito nell’ultima scelta.
La più grande occasione della partita, invece, almeno nel primo tempo, capita sui piedi di Vitinha. Yann Sommer è protagonista di una vera e propria follia conducendo inutilmente il pallone nella sua stessa area di rigore. I calciatori del PSG si lanciano in pressing e recuperano il pallone che arriva dritto a Vitinha. Il centrocampista, però, non è freddo e cerca semplicemente di spingere la sfera nella porta vuota, ma dà anche la possibilità a Matthijs de Ligt di intervenire sulla linea e salvare in extremis il vantaggio parigino. Una situazione che in pochi minuti ha scatenato su Twitter anche i tifosi della Juventus, che evidentemente rimpiangono ancora l’addio dell’olandese.
Dall’altra parte, invece, l’uomo più pericoloso è sicuramente Jamal Musiala, abile a liberarsi velocemente sul mancino, ma è bravo Gianluigi Donnarumma a respingere. Il primo tempo si spegne, quindi, senza reti ma con la sensazione che chiunque segni per primo, manderà dalla sua parte il vento della qualificazione.
Il secondo tempo inizia con degli intenti e delle circostanze decisamente diversi. Il Bayern, infatti, con il passare dei minuti inizia a prendere sempre più campo e a schiacciare gli avversari. Un paio di potenziali occasioni, però, capitano invece al PSG che, però, prima con Messi e poi con Mbappé, non è bravo a concretizzare. La mole di gioco dei bavaresi trova anche la via del gol al 52esimo o almeno così sembrava. Eric Choupo-Mouting da bravo ex tocca di testa il pallone dell’1-0, ma l’interferenza di Thomas Muller nell’azione induce il guardalinee a segnare fuorigioco. Verdetto confermato al Var.
Lo spavento non cambia il copione della partita con i tedeschi che continuano ad amministrare il pallone e gli ospiti che tentano di sfruttare gli spazi lasciati alle spalle per far male in contropiede. Sale anche il livello di aggressività, tanto che anche i due allenatori iniziano a discutere in maniera animata. Al 61esimo l’agognato gol dell’ex si trasforma in realtà. Verratti stavolta compie un errore gravissimo, i padroni di casa recuperano la palla che arriva velocissima a Choupo-Moting. L’attaccante, al quarto gol consecutivo, non può proprio sbagliare: il PSG si fa gol da solo, il Bayern passa in vantaggio.
I parigini dovrebbero essere a un passo dal baratro e, invece, reagiscono da grande squadra. Solo tre minuti dopo Sergio Ramos fa uno stacco alla… Sergio Ramos, ma Sommer compie la parata più bella della partita, semplicemente mostruosa e mantiene il vantaggio dei suoi. All’89esimo, invece, dopo diversi tentativi non andati a buon fine, arriva anche il marchio finale sulla partita. Joshua Kimmich riconquista il pallone con un intervento duro, ma pulito, dritto sul pallone. A quel punto, il subentrato Joao Cancelo si lancia in una sorta di coast to coast devastante che porta all’assist per Serge Gnabry. L’attaccante con il mancino mette la sfera direttamente all’angolino, che chiude la partita. Al 94esimo Sadio Mané trova anche lo spazio per battere ancora un Gianluigi Donnarumma tra gli ultimi a crollare, ma il gol viene annullato per fuorigioco.
Il PSG di Messi e Mbappé è fuori già agli ottavi di finale, mentre il Bayern Monaco non delude e con l’ennesima vittoria in Champions League vola direttamente ai quarti di finale. Ai francesi resterà il campionato, ma anche tanti dubbi ancora sulla guida tecnica e sull’esperienza necessaria per arrivare a determinati traguardi. Chi incontrerà i bavaresi, invece, non sarà affatto contento: sono loro, insieme al Real Madrid, i grandi favoriti per il successo finale.
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