Il ministro della Sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben-Gvir, ha guidato un gruppo di oltre mille coloni ultranazionalisti al complesso di Al-Aqsa nella città di Gerusalemme est, occupata da Israele. Questo è il terzo ingresso del genere di Ben-Gvir nel sito sacro quest’anno.
La presenza di israeliani nella parte est della zona di Gerusalemme occupata è un punto di forte tensione tra Israele e la comunità internazionale, poiché la città non è riconosciuta come parte del territorio israeliano dalla maggior parte dei Paesi stranieri. Il complesso di Al-Aqsa, in particolare, è un luogo sacro per i musulmani e gli ebrei e ha spesso causato conflitti tra i due gruppi.
L’azione di Ben Gvir ha suscitato critiche e preoccupazioni poiché potrebbe aggravare ulteriormente la situazione nella regione già altamente volatile e minare gli sforzi per una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese. Inoltre, molti vedono l’azione di Ben-Gvir come una provocazione nei confronti dei palestinesi e della comunità internazionale.
Il ministro israeliano della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha attirato l’attenzione della stampa quando ha guidato un gruppo di coloni ultranazionalisti al complesso di Al-Aqsa nella città di Gerusalemme est, che è attualmente sotto il controllo israeliano. Questa non è la prima volta che il ministro della Sicurezza israeliana visita il sito sacro, dato che si tratta della terza volta che effettua quest’anno.
La questione della presenza dei coloni ebrei nella Gerusalemme est occupata è sempre stata molto controversa, poiché la maggior parte della comunità internazionale non riconosce la sovranità di Israele sulla città e crede che la Gerusalemme est debba essere la capitale di uno stato palestinese. Il complesso di Al-Aqsa è un luogo sacro per i musulmani e per il culto ebraico, ed è stato spesso al centro di conflitti tra i due popoli.
L’azione di Ben Gvir ha sollevato molte critiche e preoccupazioni, poiché potrebbe aumentare le tensioni già presenti nella regione, che è nota per essere estremamente instabile. Inoltre, molte persone vedono l’azione del politico della coalizione di Netanyahu come una provocazione nei confronti dei palestinesi e della comunità internazionale, il che potrebbe mettere a rischio gli sforzi per trovare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese.
Mentre guidava il gruppo di coloni ultranazionalisti al complesso di Al-Aqsa, il ministro israeliano della sicurezza nazionale, Ben-Gvir ha fatto un’apparizione pubblica sostenendo la sovranità di Israele sulla Gerusalemme est, dichiarando che “l’unità della nazione di Israele è importante“.
Tuttavia, l’atteggiamento di Ben Gvir nei confronti dei palestinesi è noto per essere estremamente critico, ed era precedentemente un leader giovanile di un gruppo che Israele ha dichiarato organizzazione “terrorista”.
La visita di Ben Gvir è arrivata in un momento in cui alcuni gruppi ebraici israeliani estremisti stanno promuovendo la distruzione del complesso della moschea di Al-Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell’Islam e un simbolo nazionale palestinese. Questi gruppi intendono costruire un terzo tempio ebraico al suo posto.
Mohammed Jamjoom di Al Jazeera ha spiegato che: “In passato, le tensioni sono scoppiate a Tisha B’Av, considerata la festa più triste per gli ebrei, ma quest’anno non ci sono state ancora grandi escalation.”
Il giornalista ha riferito anche che quest’anno la festività ebraica di Tisha B’av, celebrata per commemorare tragedie e sofferenze del popolo ebraico, non ha ancora visto scoppiare grandi tensioni, a differenza di quanto avvenuto in passato in concomitanza con tale data.
Secondo Mohammed Jamjoom, che riferisce da Gerusalemme est, nonostante Tisha B’av rappresenti una ricorrenza sensibile, quest’anno non si sono verificate finora escalation rilevanti.
Tisha B’av cade nel mese ebraico di Av e commemora eventi dolorosi come la distruzione del Primo e Secondo Tempio di Gerusalemme. Generalmente è considerata la festa più triste dell’anno ebraico.
Data la sua natura, Tisha B’av è storicamente una data sensibile per il suo potenziale di scatenare tensioni, ma stando a ciò che è emerso cresce il timore di rappresaglie differenti.
Dopo la visita di Ben Gvir al complesso della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme est sono emerse condanne e tensioni.
Le visite di israeliani all’interno del sito sono aumentate negli ultimi mesi. Il complesso è stato gestito per secoli dai palestinesi sotto il waqf giordano, ma ora è sotto il controllo israeliano.
La Giordania ha condannato la mossa di Ben Gvir, affermando che potrebbe avere “pericolose conseguenze”. Il portavoce del ministero degli Esteri giordano ha detto: “La visita di un ministro israeliano viola la sacralità del luogo e il diritto internazionale”.
Durante la sua precedente visita a maggio, Ben Gvir aveva fatto commenti infiammatori affermando che tutta Gerusalemme appartiene a Israele.
Il sito sacro musulmano però si trova su un territorio considerato occupato secondo il diritto internazionale, e i palestinesi lo ritengono la terza moschea più importante dell’Islam.
Le visite dei funzionari israeliani provocano quindi tensioni e dimostrano il controllo israeliano su un luogo sacro per i musulmani, minando la stabilità.
Il ministro israeliano di estrema destra ha suscitato polemiche già durante la sua visita a Gerusalemme a maggio, quando ha affermato che gli israeliani hanno il controllo di tutta Gerusalemme. Il complesso della moschea si trova su un terreno considerato occupato dal diritto internazionale, con i musulmani palestinesi che affermano che è la terza moschea più importante dell’Islam.
Il sito è stato spesso un focolaio di violenza. Ad aprile, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella moschea mentre i fedeli pregavano durante il mese del Ramadan, sparando gas lacrimogeni e picchiando i palestinesi con granate assordanti e manganelli.
La polizia di Israele ha arrestato e rimosso più di 400 persone durante il raid, nonostante gli appelli globali per allentare le tensioni.
Il fatto che Ben Gvir abbia nuovamente attuato una provocazione in un momento delicatissimo per Israele, che sta affrontando anche una crisi sociale e politica causata dalla riforma giudiziaria in atto, che ha già visto l’approvazione della limitazione dell’utilizzo da parte dei giudici israeliani dell’Alta Corte dello standard di ragionevolezza lunedì ed entrato in vigore ieri.
Sembra che lo scontro su vari fronti sia quello che vuole il governo di Israele con Netanyahu al comando, che seppure appena operato al cuore, non accenna a frenare e fare marcia indietro in nessun ambito.
L’ex direttore del Mossad di Israele esternato la sua opinione senza peli sulla lingua e ha criticato duramente le azioni intraprese da Netanyahu che si è allineato, a suo avviso, ai pensieri portati avanti dall’estrema destra che ora condivide anche lui.
L’ex direttore del Mossad, Tamir Pardo, ha suscitato una polemica recentemente, quando ha paragonato il processo di riforma giudiziaria in corso nel governo israeliano, insieme alle azioni di alcuni ministri estremisti, a un processo con parallelismi con il Ku Klux Klan.
In un’intervista alla radio KAN, Pardo ha affermato che il premier Benjamin Netanyahu ha “preso il Ku Klux Klan e li ha portati al governo” sostanzialmente paragonando quindi i ministri della coalizione di Netanyahu Itamar Ben Gvir, Betzalel Smotrich e altri al KKK.
Le parole di Pardo hanno suscitato reazioni immediate del governo e di diversi partiti politici, che hanno definite le sue affermazioni “oltraggiose” e “antinazionali”.
Il ministro della Giustizia, Amir Ohana, ha dichiarato che “il confronto del signor Pardo con il Ku Klux Klan è un’offesa alla memoria delle vittime del terrorismo e alla democrazia israeliana”.
Anche il leader dell’opposizione, MK Itzik Shmuli, ha condannato le parole di Pardo, definite “scioccanti e irrispettose”.
Il caso ha suscitato un’ampia discussione a Israele, con molti abitanti che hanno espresso la loro opinione sulla questione.
Va ricordato che il Ku Klux Klan è un’organizzazione terroristica che ha una storia razzismo contro minoranze etniche e religiose, e che Israele ha una lunga storia di lotta contro il terrorismo e la discriminazione.
L’analisi di Pardo della situazione israeliana è netta: secondo lui Netanyahu ha perso il senso della morale e ciò ha portato al degrado politico in atto.
Egli afferma che nulla di quanto sta accadendo sarebbe successo se non fosse stato per le azioni di Netanyahu. Respinge l’idea che altri alleati nella coalizione lo abbiano spinto alla revisione giudiziaria: eseguivano semplicemente le sue direttive.
Ne deriva, sostiene Pardo, che “il Paese viene fatto a pezzi” mentre Netanyahu “non batte ciglio” e gli alleati festeggiano “la sconfitta della parte perdente”.
In sintesi secondo l’ex capo del Mossad, Netanyahu ha intenzionalmente promosso le controversie politiche, perdendo di vista principi ed etica. Ciò ha diviso il Paese indebolendo lo Stato di diritto, con gravi conseguenze per la democrazia.
L’atteggiamento di Netanyahu e alleati rivela un approccio tribale e autoritario, basato sulla vittoria a discapito dell’interesse nazionale.
Le critiche di Pardo dipingono un quadro drammatico, accusando Netanyahu di essere la causa primaria dell’attuale degrado morale ed etico della leadership politica israeliana. Netanyahu avrebbe agito con disinvoltura noncurante delle conseguenze.
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