Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si dice propenso a inserire la lingua italiana nella Costituzione. E sottolinea che l’uso e l’abuso di parole straniere deriva da uno «snobismo radical chic, spesso generato dalla scarsa consapevolezza del valore globale della lingua italiana».
Il tema è tornato alla ribalta dopo la proposta di legge di Fratelli d’Italia di inserire l’italiano come lingua ufficiale nella Costituzione. Intervistato da Il Messaggero, il ministro Sangiuliano difende la campagna di rilancio del partito di Giorgia Meloni, scagliandosi contro l’utilizzo – a suo dire spesso eccessivo – degli anglicismi.
L’uso degli anglicismi – i termini importati dalla lingua inglese – nella lingua italiana è ormai il fil rouge del nostro disquisire quotidiano, ma il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano non sembra gradire questa importazione straniera. Il tema è tornato in auge dopo la proposta di legge del senatore di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, che ha presentato un Decreto di legge per modificare l’articolo 12 della Costituzione. La proposta è stata assegnata alla commissione competente per la riforma costituzionale.
Nel testo del decreto si legge che la lingua italiana ha un “portato di valori civili, morali e religiosi e bisogna guardarsi dai migranti per la difesa dell’identità nazionale”. Non solo, nel decreto legge viene anche criticata la toponomastica non italiana, presente soprattutto in alcune regioni italiane, quali il Friuli Venezia Giulia, in cui convivono diverse minoranze linguistiche. L’obiettivo del ddl è quello di difendere l’identità nazional-popolare, salvaguardando in primis la lingua.
“L’italiano è la lingua ufficiale dello Stato. Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerlo e il diritto di usarlo”
è il contenuto della modifica richiesta.
Sul tema è intervenuto anche il ministro Sangiuliano, che ha difeso a spada tratta la consacrazione della lingua nazionale, criticando – senza mezzi termini – l’utilizzo degli anglicismi, derivante – a suo dire – “da un certo snobismo, molto radical chic“.
“L’italiano deve diventare un tratto caratteristico, ma anche di integrazione per chi viene nel nostro Paese. La lingua è l’anima della nostra nazione, il tratto distintivo della sua identità. Il secolo scorso insigni studiosi del calibro di Croce, Gentile, Volpe hanno a lungo argomentato sul fatto che l’Italia sia nata molto prima della sua consacrazione statutaria e unitaria”
ha detto il ministro della Cultura in un’intervista a Il Messaggero.
Nell’ottica di una possibile riforma che ponga al centro la lingua italiana, accanto all’introduzione della stessa nella Costituzione, Sangiuliano ha anche menzionato l’Accademia della Crusca, a cui auspica di assegnare la stessa valenza che la sua omonima oltralpe, l’Académie française, ha per la Francia, quindi il riconoscimento di una valenza giuridica.
L’Accademia della Crusca – ha spiegato il Ministro – cerca di suggerire definizioni italiane alternative a quelle straniere. E proprio riguardo all’utilizzo degli anglicismi, Sangiuliano ha specificato che il loro uso deriva da un certo snobismo radical chic che nasce, a sua volta, “dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana. E anche della sua lingua, che invece è ricca di vocaboli e di sfumature diverse.”
Una promozione, quella della lingua italiana, che per il ministro non implica necessariamente uno snobismo verso il mondo che ci circonda.
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