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Politica

Il ministro Schillaci ha criticato i governi precedenti sulla sanità

Il tema della sanità è uno di quelli su cui il governo Meloni è stato più attaccato nelle ultime settimane, anzi già prima dell’insediamento e in tempi di piena campagna elettorale. Ora le posizioni si sono capovolte, perché, dopo la bozza finale del ddl Bilancio 2023 che contiene nel titolo VI i provvedimenti in materia di Salute, a togliersi qualche sassolino dalle scarpe – in maniera non troppo diretta – è Orazio Schillaci. Si tratta proprio del ministro della Salute, scelto dalla nuova premier, e che ha subito scelto di non lasciar cadere nel dimenticatoio le pecche dei governi precedenti.

Il ministro Orazio Schillaci – Nanopress.it

Il governo presieduto da Giorgia Meloni ha visto la luce e ora non ha alcuna intenzione di fermarsi. La premier italiana ha, però, delle scadenze importanti di cui tenere conto e delle urgenze che non possono slittare. Tra queste, c’era certamente il Ddl Bilancio. Una matassa non semplice da gestire, per cui è già stata redatta la bozza finale e che ora dovrà seguire l’iter parlamentare ed europeo. All’interno si trovano anche diversi provvedimenti per la sanità, a partire dai fondi stanziati nel triennio 2023-25. Cifre che non hanno soddisfatto molti nel mondo della salute, e sicuramente non le opposizioni politiche. Però, ora è Schillaci a parlare e non può mettere a tacere quelle che, secondo lui, sono state le mancanze di chi l’ha preceduto.

Schillaci ribadisce l’efficacia dei vaccini e come verranno utilizzati i fondi del Pnrr in ottica sanitaria

Sono ore di valutazioni e commenti, che non sembrano cessare a breve, anche perché nei prossimi giorni sono previste delle manifestazioni da parte del personale medico per chiedere più fondi da destinare alla sanità. In ogni caso, dopo settimane di lavoro serrato, ora è Schillaci a prendere la parola e lo fa attraverso due interviste rilasciate a “Corriere della Sera” e “Repubblica”. I temi trattati sono tanti e anche con delle dichiarazioni piuttosto pesanti. Ma andiamo con ordine per valutare le premesse del caso.

Roberto Speranza e Orazio Schillaci – Nanopress.it

Innanzitutto, è importante sottolineare che la coalizione di centrodestra e ancor di più Giorgia Meloni sono stati criticati diverse volte in maniera di sanità. Per carità, era presente in campagna elettorale e nel programma, ma non proprio ai primissimi posti. Ancor prima, diversi esponenti delle opposizioni, da Speranza a Crisanti, hanno criticato in più occasioni le posizioni della leader di Fratelli d’Italia e Matteo Salvini sul vaccino per il Covid, chiedendo a gran voce – ed era ancora estate – che ammettessero pubblicamente l’intenzione di proseguire la linea del governo Draghi sulla pandemia.

Schillaci, ai microfoni del “Corriere della Sera”, una posizione ora l’ha presa e non è equivocabile: I vaccini sono fondamentali, non va messa in dubbio la loro efficacia. Domani parte la nuova campagna del ministero sulla quarta dose, raccomandata ai fragili assieme all’anti influenza che quest’anno ha già cominciato a mostrarsi aggressiva. L’abbiamo preparata in tempi record e non mi risulta che il secondo richiamo sia mai stato incentivato”.

È proprio in quest’ultima frase che si legge la polemica o comunque il dissenso nei confronti di chi non l’ha preceduto. O forse meglio, la consapevolezza che le opposizioni stanno pretendendo quello che loro stessi non hanno fatto. Un leitmotiv che è evidente in diversi virgolettati del ministro della Salute. Ad esempio, negli scorsi giorni, aveva dichiarato senza peli sulla lingua che il nuovo governo si è insediato da venti giorni e alcune questioni erano aperte da venti anni. Come a dire: è vero i problemi ci sono, ma non possiamo risolvere tutto con uno schiocco di dita e accollarci anche le accuse di chi non è riuscito a risolverle le cose.

Schillaci, sempre riguardo al Covid, negli scorsi giorni aveva annunciato anche la riduzione dell’isolamento per gli asintomatici a cinque giorni. Utopia rispetto al clima politico che abbiamo vissuto negli anni precedenti, ma a dir il vero anche Draghi andava verso uno snellimento della burocrazia e dei tempi.

Il focus passa poi ai fondi del Pnrr che avranno un utilizzo ben preciso, e anche questa non è una notizia da sottovalutare: I fondi stanziati dal Pnrr sono finalizzati alla costruzione delle Case di comunità. Il problema vero è l’integrazione con medici di famiglia e farmacie e la dotazione di personale. Noi vorremmo farne dei centri di riferimento per quei pazienti cronici che non dovrebbero finire in ospedale, come succede ora”.

Per forza di cose, Schillaci si sofferma anche sull’Agenzia del Farmaco e la sua riforma, annunciando che comunque il commissariamento è scongiurato: “È in corso la modifica dello Statuto da parte del Parlamento. A me interessa snellire la burocrazia perché il fine ultimo è velocizzare l’autorizzazione dei farmaci i cui tempi non sono in linea con l’Ue. Non ci sarà commissariamento”.

Schillaci fa chiarezza sulle liste d’attesa e sulle critiche per la manovra

Orazio Schillaci – Nanopress.it

Le questioni, però, sono anche altre e non possono essere più ignorate. Pensate a tutti quei disservizi della sanità pubblica, alle lunghe liste d’attesa per l’erogazione di prestazioni sanitarie. A volte irreali per i tempi previsti. E anche agli stipendi riservati a diverse classi di medici che lavorano nel pubblico. In molti, nelle ultime ore, hanno accusato il governo di aver incentivato la medicina privata e affossato quella pubblica con la nuova manovra.

Partendo dalle liste d’attesa, è arrivata una risposta chiara da Schillaci, ai microfoni di “Repubblica”: “Si tratta di un problema più che altro organizzativo, nel senso che comunque gli organici dei medici, al di là di alcune discipline che sono in difficoltà, non sono inferiori a quelli di altri Paesi. Comunque, non è che da un giorno all’altro possiamo trovare più dottori, visto che come tutti sanno ci vuole tempo per formali. Bisogna così incentivare, economicamente, la presenza in ospedale dei professionisti per più ore. In generale, sarà necessario procedere a una rivalutazione del trattamento economico di tutto il personale medico e sanitario”. Insomma, i punti sono due: è vero, i medici mancano, ma il problema è più che altro organizzativo. E i parametri economici con cui vengono trattati i professionisti sanitari vanno per forza rivisti.

Infine, non poteva mancare una replica a tutte le critiche arrivate per la manovra. Il ministro della Salute punta il dito verso chi l’ha preceduto:  “Chi si lamenta oggi, tra il 2013 e il 2019, quando c’è stato un definanziamento della sanità, a vario titolo stava nel governo. Comunque, non voglio fare polemiche. Dico solo che l’anno prossimo ci saranno 4 miliardi e 200 milioni in più per la sanità. I due che ha messo Roberto Speranza e i nostri e in più noi, per il 2024, abbiamo anche previsto ulteriori 2,4 miliardi”.

Schillaci nomina senza mezzi termini il periodo tra il 2013 e il 2019, in cui sicuramente diverse cose andrebbero ripercorse e rianalizzate. Guardare sempre al passato, però, in questo caso, non è il modo giusto per migliorare le cose in futuro, se non per superare gli errori precedenti e fare di meglio. I 7,6 miliardi destinati alla sanità per il triennio rappresentano un punto di partenza, ma che probabilmente riesce a coprire solo al minimo le esigenze totali del settore sanitario, vessato dalla crisi energetica e dalla pandemia da Covid-19, che per lungo tempo ha messo sotto pressione l’intero sistema e soprattutto i professionisti. È una questione di cifre, dunque, di esigenze, in anni che mettono a dura prova sotto il profilo economico. Si tratta, però, anche della necessità di un segnale: mettere una volta per tutte la salute del cittadino al primo posto, e i metodi con cui viene erogata. Perché, per quanto il privato sia una risorsa utile, la sanità pubblica andrebbe sempre aiutata e privilegiata. Ricordiamolo: abbiamo uno dei migliori modelli al mondo e non lo valorizziamo come si dovrebbe.

 

 

 

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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