Il mio nome è vendetta, la pellicola con Alessandro Gassman, è la prima ad essere presente all’interno della classifica mondiale dei film non in lingua inglese di Netflix.
In un mese soltanto il film ha totalizzato 67 milioni di ore di visione, molto di più di un qualsiasi altro film italiano presente sulla piattaforma di streaming.
Il film targato Netflix con Alessandro Gassman come protagonista, Il nome di vendetta, ha stabilito il primato nella storia dello streaming nel nostro Paese. La pellicola diretta da Cosimo Gomez è entrata nella top ten dei contenuti non in lingua inglese della piattaforma streaming Netflix. Raggiungendo un traguardo al quale nessun altro titolo italiano era riuscito ad arrivare fino ad oggi. Il film, la cui protagonista assoluta è la vendetta, vede come attori principali Ginevra Francesconi (che interpreta una ragazzina campionessa di hockey) e Alessandro Gassman (che interpreta il padre Santo). La giovane fotograferà il padre di nascosto e posterà la fotografia sui social, dando il via (inconsapevolmente) ad un effetto domino di morte e ad una scia di pura violenza.
La pellicola è un omaggio ai tanti film di origine statunitense del filone revenge, di cui ne prende sicuramente le tematiche e gli stilemi. Il terzo film diretto da Cosimo Gomez racconta una storia che fa leva in particolar modo sul sentimento probabilmente il più umano che esiste al mondo. Si tratta della vendetta! Sicuramente non è un sentimento positivo ma, come insegna la storia del film, anima l’umanità molto di più della pietà e la compassione. Ma com’è possibile che una semplice foto postata sui social possa innescare una tale spirale di violenza? Lo scatto che ritrae Santo viene intercettato da persone che a quanto pare lo cercano da circa vent’anni e che hanno intenzione di fargli pagare un certo conto in sospeso.
Don Angelo (interpretato da Remo Girone), è il capo del clan che sta cercando Santo, e il figlio primogenito è stato ucciso proprio da quest’ultimo. Per questo il mafioso inizierà a lanciare una scia di sangue in cui la principale vittima è la moglie di Santo nonché madre di Sofia, costringendo i due sopravvissuti, padre e figlia, a scappare via. Sofia però non si dà pace, non riesce ad accettare il fatto che il padre facesse parte della ‘ndrangheta, ma quando riuscirà a metabolizzare la questione in lei scatterà una molla: la vendetta, che servirà fredda insieme al padre.
Il mio nome è vendetta è l’esempio perfetto di come Netflix sia capace di lavorare a livello globale, il film è ambientato in Italia e fa leva su tematiche e attori che sono capaci di non disorientare il pubblico di casa nostra. Sotto questo velo rassicurante però si cela un film coraggioso e lontano dalla maggior parte delle produzioni italiane, ragion per cui è in grado di essere apprezzato anche da un pubblico straniero.
La pellicola ricalca un action che nell’ultimo periodo è molto in voga ma altrettanto poco radicato all’interno della tradizione cinematografica. Gassman interpreta un padre di famiglia che però è a metà fra John Wick e Bryan Mills (portato sullo schermo da Liam Neeson nel famoso film Io vi troverò). È un personaggio che rappresenta un eroe complesso, un uomo che ha lavorato per il crimine organizzato e sa perfettamente che cosa sta sfilando e chi sta sfidando.
Il concetto di base non è altro che l’hobbesiano homo hominis lupus, pezzi di famiglia che decidono di uccidere prima di essere uccisi. È un’idea molto semplice ma che funziona soprattutto, è facilmente comprensibile a qualunque latitudine. Ed è proprio ciò che Netflix vuole in questo momento, in cui produrre film o serie con star di Hollywood o comunque con nomi celebri a livello internazionale è sempre più difficile.
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