Il mondo del rap è maschilista? Un’ex concorrente di X Factor ha risposto a questa domanda

La musica italiana (soprattutto il rap) è maschilista? In effetti questa domanda non necessita di una risposta esplicita, perché basta guardarsi intorno e osservare gli esponenti di questo genere: sono quasi tutti uomini. Un’ex concorrente di X Factor ha provato a sviscerare finalmente questo problema, di cui si parla sempre troppo poco.

Rapper
Rapper – Nanopress.it

La parola rapper è uno dei cosiddetti nomi invariabili, che restano quindi uguali sia al maschile che al femminile. Eppure, in Italia, la maggior parte delle volte la ascoltiamo declinata al maschile e basta: questa è la denuncia di un’ex concorrente di X Factor, che ha parlato di un mondo discografico poco inclusivo nei confronti delle donne, che restano sempre un passo indietro rispetto agli uomini.

Il mondo del rap è maschilista

Il mondo discografico italiano – soprattutto quello rap – è maschilista? Questa è una domanda che aleggia da qualche ora su un mercato (oggettivamente) popolato da poche donne. Lo riconobbe qualche mese fa anche Maria De Filippi implicitamente, quando parlò di quanti pochi banchi fossero stati assegnati alle cantanti (basti pensare che a inizio anno ve ne era solo una, Federica, a cui poi si è aggiunta Angelina solo un mese fa e poi Valeria, la cui permanenza è durata però solo una settimana, per altri motivi).

Farsi strada in un mondo in cui i posti di rilievo sono assegnati – che sia per cultura, per abitudine, per via di una scala gerarchica invisibile di cui nessuno parla – a tantissimi uomini e pochissime donne è complesso. Lo vediamo nelle aziende, i cui vertici sono riservati a un numero davvero limitato di donne, nella politica (e il governo Meloni in questo senso rappresenta un evento storico di immensa portata), ma anche nella vita quotidiana.

Le donne sono considerate spesso ancora oggi il “sesso debole”, sono spesso viste come figure inadatte a ricoprire ruoli essenziali, quando in realtà tecnicamente nel corso degli anni diversi studi hanno affermato che la verità è diametralmente opposta a quello che molti credono.

Non sono bastate le declinazioni femminili alla fine delle professioni per cambiare una mentalità radicata ormai da troppi anni in quello che dovrebbe essere un Paese evoluto, ma che in realtà a quanto pare lo è davvero pochissimo: le donne continuano a restare un passo indietro (scusaci Amadeus per la citazione) rispetto agli uomini. Ovunque. Anche nella musica a quanto pare. E ha fatto luce su questa tematica una ragazza tanto giovane quanto scaltra, che ha cercato e sta cercando di abbattere il muro del pregiudizio e di sgomitare – colpendo anche qua e là rapper e trapper – per poter arrivare in vetta, contando solo sul suo talento.

Luna Melis
Luna Melis – Nanopress.it

Stiamo parlando di Luna Melis, concorrente di X Factor nel 2018 e conduttrice della striscia quotidiana dello stesso talent l’anno successivo.

La denuncia dell’ex concorrente di X Factor

Luna Melis è tornata sul mercato discografico con un nuovo singolo ABC, prodotto da Big Fish, arrivato come un fulmine a ciel sereno, che in realtà anziché farle fare passi avanti, le sta consentendo di tornare alle sue origini. Ci spieghiamo meglio: la cantante sentiva l’esigenza di ricominciare a fare quello che le viene meglio e che ha sempre amato, rappare. Il post-X Factor, la pandemia, la sua giovane età (quando partecipò al talent aveva solo 16 anni) in questi anni l’avevano indotta a sperimentare, spaziando tra nuovi generi e questo l’aveva in un certo senso allontanata dalla sua prima forte passione.

Ecco perché è arrivato il singolo che, come lei stessa ha raccontato a AllMusic Italia, “nasce dopo anni in cui mi è stato chiesto di tornare a fare rap per come lo facevo ai tempi di X Factor. La gente voleva ascoltare roba simile a Los Angeles”. Del resto, la stessa Luna non ha mai nascosto che questo genere le permette di “volare in altri mondi”, fermo restando che nel suo futuro vorrebbe iniziare a calpestare un territorio per adesso quasi del tutto da lei inesplorato, quello dell’R&B, che le dà “delle vibes che gli altri generi non mi danno”.

Detto ciò, il succo del discorso è un altro: in Italia ci sono talenti femminili che, a parità di bravura, restano sempre in ombra rispetto ai loro corrispettivi maschili. Se andassimo a pescare nomi nel mare magnum dei rapper italiani, ne troveremmo tantissimi declinati al maschile – Fedez, J-Ax, Fabri Fibra e potremmo continuare all’infinito – e pochissimi al femminile.

Sempre nella succitata intervista rilasciata a AllMusic Italia, Luna Melis ha detto la sua a questo proposito: “C’è da rivedere qualcosa nella scena rap italiana, è davvero tanto maschilista. Da artista mi accorgo di dinamiche interne che negli ultimi anni ci sono state. Dalla pandemia in poi tutti sono diventati rapper, troppi, e attualmente è una situazione molto confusa. A volte sento e vedo delle cose che mi fanno pensare a come siamo arrivati a questo punto”.

Che sia questa una (non molto) velata frecciatina agli artisti – anzi, presunti tali – emersi grazie al web, poco cambia: il discorso è che anche loro sono sempre uomini e quasi mai donne. “L’industria musicale e il pubblico sono maschilisti, punto. Non esistono ragazzi di 20 anni che vanno di proposito ad ascoltare la musica di una rapper donna, vengono trascinati dalle ragazze. Il problema maggiore, però, è la credibilità di molte donne rapper che tentano di voler per forza fare l’uomo della situazione”: queste le parole dell’artista e lasciano davvero poco spazio all’interpretazione.

Il problema quindi è culturale, stilistico, artistico? Probabilmente una somma di tutto questo. Da un lato troviamo una cultura che vuole ancora oggi, nel 2023, che il rapper sia visto come un duro, che non ha paura di dire quello che pensa, tra dissing e barre rilasciate qua e là, e che ha un’immagine forte, quasi distaccata da chi lo segue. Dall’altro c’è da dire che anche la fitta schiera di sostenitori del rap italiano, probabilmente segnati da queste idee in qualche modo, sono soliti seguire molti uomini e poche donne a loro volta. E qui subentrano anche le esponenti del rap che, prese dalla smania di piacere a tutti i costi, tentano addirittura di emulare i loro colleghi maschi, finendo poi per sembrare quasi una loro “brutta copia”.

Questo problema chiaramente altrove non esiste. Un esempio lampante è gentilmente fornito dagli USA, in cui ormai praticamente non vi è differenza di genere in questo genere musicale (il gioco di parole non è puramente casuale). Andando oltreoceano, infatti, troviamo artiste del calibro di Cardi B, Iggy Azalea, Missy Elliott: i nomi sono tantissimi, sarebbe impossibile elencarli tutti, perché di donne che sono partite da lì per poi arrivare a rendere note le loro canzoni praticamente in tutto il mondo (Italia compresa) ce ne sono innumerevoli.

Certo, sradicare una cultura così consolidata nel tempo non sarà affatto facile per nessuna, questo è certo. Un’idea però Luna ce l’ha, per cercare di mettere almeno un seme, da cui un giorno potrà crescere una pianta rigogliosa: cercare di collaborare con altre rapper, così da creare un’unione difficile poi da spezzare. Non sa neanche lei quando questo progetto potrà diventare realtà, considerando che non tutte le donne sono disposte a collaborare tra loro (e poi, come la stessa Luna ha detto: “Alcune sono molto più in hype di me quindi non so se vorrebbero”), ma già il fatto che ci sia quest’idea è abbastanza rincuorante.

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