Il monito di Amel Nona, ex arcivescovo caldeo di Mosul torna virale

I cristiani di Qaraqosh rifugiati a Erbil

Abbandonare i valori dell’Occidente e usare la violenza per fermare l’Isis prima di diventare vittime delle persone che sono state accolte. È questo il nocciolo del monito di Amel Nona, ex arcivescovo caldeo di Mosul, che ha ripreso vigore sul web dopo l’attacco alla chiesa di St. Etienne du Rouvray, vicino a Rouen, in Francia. La morte di padre Jacques Hamel, sgozzato per mano di due persone che l’Isis dichiara essere suoi soldati, ha riportato a galla le dichiarazioni dell’arcivescovo rilasciate nel 2014 al Corriere della Sera durante un reportage da campo profughi cristiani di Erbil. “Anche voi siete a rischio. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, a costo di contraddire i vostri principi“, disse all’epoca. Oggi queste parole circolano sul web e sui social con la solita rapidità e spesso alimentano l’islamofobia: cosa ha detto di preciso Amel Nona? E perché quelle frasi sono tornate attuali proprio ora?

La morte di un prete cattolico all’interno di una piccola chiesa nella provincia francese ha lasciato tutti sgomenti. È come se si fosse valicata l’ultima frontiera e il terrorismo di matrice islamica avesse dichiarato apertamente lo scontro di religione e di civiltà. Molti utenti sui social sono così andati a ripescare le parole di monsignor Nona risalenti all’agosto 2014.

Nel corso di un reportage dal campo profughi per cristiani di Erbil, Lorenzo Cremonesi intervista le autorità cristiane locali: l’avanzata dell’Isis a Mosul ha portato morte e distruzione all’interno della minoranza cristiana irachena che è dovuta fuggire e trovare riparo in un campo profughi. Tra di loro c’è mons. Amel Shamon Nona, ex arcivescovo caldeo di Mosul (oggi trasferito a capo dell’eparchia caldea di San Tommaso Apostolo a Sydney, Australia) che parla volentieri con il giornalista italiano.

Le nostre sofferenze di oggi sono il preludio di quelle che subirete anche voi europei e cristiani occidentali nel prossimo futuro“, esordisce mons. Nona che prosegue. “Per favore, cercate di capirci. I vostri principi liberali e democratici qui non valgono nulla. Occorre che ripensiate alla nostra realtà in Medio Oriente perché state accogliendo nei vostri Paesi un numero sempre crescente di musulmani. Ance voi siete a rischio. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che gli uomini sono tutti uguali, ma non è vero. L’Islam non dice che gli uomini sono tutti uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra“. Questa è la dichiarazione che a distanza di due anni viene ripresa.

PERCHÈ L’ITALIA NON È STATA (ANCORA) ATTACCATA DAI TERRORISTI

Che qualcosa sia cambiato con l’avvento dell’Isis in Iraq lo notò anche l’arcivescovo di Erbil, Bashar Warda. “È l’antica cultura della nostra convivenza con i musulmani che viene cancellata. Il meccanismo della coesistenza pacifica si è inceppato. Siamo di fronte a un Medio Oriente diverso da quello che avevamo sempre conosciuto“, disse il religioso a proposito degli uomini di al-Baghdadi.

Monsignor Shamon Nona ha confermato il suo pensiero in un’altra intervista, rilasciata al settimanale cattolico Tempi. Se da un lato esortava a “non svuotare l’amore che è nel nostro cuore per reazione alle violenze dei terroristi“, per non diventare come loro, “senza amore, così possono giustificare meglio l’odio che provano verso di noi“, dall’altra riteneva necessario “trovare un modo per fermare questo male e sradicare questo pensiero” con “qualunque atto necessario, anche aggressivo“.

Una reazione poco ecclesiastica

L’Iraq è uno dei paesi che più sta pagando la creazione del presunto Stato Islamico e i numerosi attentati anche recenti lo dimostrano. Le vittime della violenza di Daesh, altro nome con cui viene indicato l’Isis (non amato dai miliziani che lo reputano offensivo), si rivolge a tutti gli avversari, musulmani in primis, e non ammette la presenza di altre confessioni nei loro territori. L’Iraq è uno dei paesi in cui i cristiani sono più perseguitati: secondo la World Watch List 2016 redatta dall’organizzazione OpenDoors, è al secondo posto, dietro solo alla Corea del Nord.

I cristiani sono nel mirino dei fondamentalisti islamici e non solo: l’India di Narendra Modi ha visto aumentare le persecuzione nei loro confronti con il crescere di un nazionalismo sempre più spinto, facendo salire il paese al 17esimo posto nell’annuale classifica.

LA CARTINA DELLE PERSECUZIONI NEL MONDO CONTRO I CRISTIANI [PDF]

La violenza dell’Isis si abbatte sui cristiani iracheni, ma tutte le minoranze sono nell’obiettivo dei miliziani: a Baghdad si continuano a colpire gli sciiti in quella che è una guerra dichiarata a tutti i credi religiosi.

SCIITI E SUNNITI, LE DIFFERENZE DOTTRINALI TRA LE DUE CORRENTI DELL’ISLAM

La reazione di monsignor Shamon Nona è più che comprensibile, ma è poco “ecclesiastica“. Papa Francesco ha espresso il “dolore” per “l’orrore” di quanto avvenuto a St. Etienne ma ha anche espresso “la condanna più radicale di ogni forma di odio“. I vescovi francesi, riuniti a Cracovia per le Giornate della Gioventù ha chiesto che “non prevalgano l’odio e la violenza” perché l’attentato ha colpito tutta la Francia e non solo la comunità cattolica.

La Chiesa Cattolica dunque risponde al terrorismo dell’Isis con la ricerca di un dialogo che in Europa è ancora possibile, prima di cadere nella spirale di odio e violenza.

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