Il suo nome è Giuseppe Cimarosa e la sua “colpa” (che ovviamente di fatto colpa non è) è essere imparentato con Matteo Messina Denaro. Sua madre e il boss sono cugini di primo grado – le loro madri a loro volta erano sorelle – e questo legame di sangue ha macchiato irrimediabilmente la sua vita. Eppure, fin da quando era un ragazzino, Giuseppe aveva capito già di voler percorrere la strada della giustizia: il suo punto di riferimento è sempre stato Peppino Impastato e si è sempre dissociato da suo zio. Nonostante ciò, però, la società lo ha emarginato, a partire dai suoi stessi amici che all’improvviso gli hanno voltato le spalle. Adesso che il boss non è più a piede libero, Cimarosa ha deciso di rompere il silenzio e raccontare cosa abbia significato per lui questa parentela.
Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro sono stati interrogati vari suoi parenti: tra questi vi sono la figlia, Lorenza Alagna, che di fatto non ha mai conosciuto e alcuni nipoti. Tra questi ultimi ve n’è uno che, a quanto ha dichiarato, non ha mai avuto paura di dissociarsi completamente dallo zio ed è sempre rimasto dalla parte della giustizia: si chiama Giuseppe Cimarosa e ha deciso di raccontare la sua storia in un’intervista rilasciata a Repubblica.
Da giorni ormai non si fa altro che parlare dell’arresto di Matteo Messina Denaro, giustamente. Erano 30 anni che era ricercato e finalmente pare che un incubo sia finito. In tutta questa valanga sono stati coinvolti anche i suoi parenti: dalla figlia – che però di fatto il boss non ha mai conosciuto e che ha detto esplicitamente di non voler sapere nulla di questa storia – ai nipoti, molti sono stati interrogati sulla vicenda.
Tra questi ultimi compare un nome: Giuseppe Cimarosa. 40 anni, un lavoro, una vita vissuta all’insegna della lealtà e della giustizia, ma macchiata irrimediabilmente da questa parentela. Sua madre, Rosa Filardo, è la cugina di primo grado del boss (la madre in sostanza era la sorella di Lorenza Santangelo, madre di quest’ultimo) e questo ha reso la sua vita per molti aspetti assai complicata.
Avere a che fare con gli occhi della gente che ti guardano come se fossi un criminale per via di questo legame di sangue, vedere le chiamate da parte dei propri amici non arrivare più, sono tutte “punizioni” che ha dovuto scontare negli anni, ma la più grande in assoluto è stata un’altra: convivere con la paura di morire.
Di questo e di molto altro lo stesso nipote di Messina Denaro ha parlato in un’intervista rilasciata a Repubblica, in cui ha raccontato molto del suo passato, ma anche di come sta vivendo un presente in cui lo zio non è più a piede libero.
“Sì, ho visto quei 500 ragazzi che sono scesi in piazza a Castelvetrano dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. Ma sarò davvero contento solo quando manifesteranno i genitori, non i figli. Questo è il momento di ritrovare un briciolo di coraggio”: queste le parole di Giuseppe Cimarosa, il nipote di Matteo Messina Denaro. Sua madre, Rosa Filardo, come abbiamo anticipato, è la cugina di primo grado del latitante, quindi la loro è una parentela “lontana” potremmo dire. Eppure non lo è stata mai abbastanza da riuscire a tenerlo alla larga dal pregiudizio, dai preconcetti nei suoi confronti, dal vociare della gente che lo ha giudicato per il suo legame di sangue e non per i suoi ideali.
E infatti quando era un ragazzino, mentre i suoi “compagni di classe parlavano del boss con ammirazione”, per lui “non c’era nulla di cui vantarsi”. Il suo punto di riferimento, infatti, era Peppino Impastato: dopo aver conosciuto la sua storia Giuseppe capì subito che quella sarebbe stata la figura ideale a cui legarsi e non “la parentela lontana che gli ha rovinato l’infanzia e l’adolescenza, come uno stigma”.
A causa dello zio, infatti, la società lo ha emarginato: gli amici da un giorno all’altro gli hanno letteralmente voltato le spalle e hanno smesso completamente di rispondere al telefono, alcuni ragazzi che frequentavano il suo maneggio – Giuseppe è istruttore di equitazione e regista di teatro equestre – sono andati via improvvisamente. Cimarosa, in sostanza, si è sentito abbandonato da tutti a un certo punto della sua vita, eppure lui si è sempre dissociato da Messina Denaro.
Oggi Giuseppe, come abbiamo anticipato, ha 40 anni, ha un lavoro e ha una visione molto chiara di quello che è accaduto alla sua famiglia. Anche il rapporto con suo padre, Lorenzo Cimarosa, è stato assai controverso, soprattutto dopo che quest’ultimo fu arrestato (la prima volta lui aveva solo 15 anni), anche se, come lo stesso Giuseppe ha affermato “ha scontato cinque anni ingiustamente. Non aveva commesso lui quel reato, però non disse nulla. Così, una volta tornato libero, fu ritenuto affidabile e venne nuovamente assoldato”.
Circa dieci anni fa, suo padre diventò collaboratore di giustizia e lì arrivò per lui il momento di fare una scelta importantissima, che per lui però alla fine fu una vera e propria condanna: decise infatti di rifiutare il programma di protezione. “Ho una mia identità di persona onesta che ho costruito negli anni e con fatica. Non ci rinuncio per colpa di Matteo. Non sono un eroe, ho fatto una scelta, ho preferito la libertà e rimanere a casa mia. Però ho pagato un prezzo”. Quale? Quello di vivere nella paura di morire da un momento all’altro. Basti pensare che, dopo la morte di suo padre nel 2017, Cosa Nostra ha distrutto la sua tomba, per ben due volte.
Oggi, a chi è arrivato a definire un errore l’arresto del boss, suo nipote risponde: “Sono schifato. Lo trovo avvilente. Capisco che molti abbiano paura, ma se non volete parlare, almeno state zitti”.
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