Non è un giorno qualunque il 28 ottobre, non lo è soprattutto per il Partito democratico, che ha deciso di commemorare la marcia su Roma, a cent’anni dalla presa di potere di Benito Mussolini e quindi dall’inizio del fascismo, per dare il via a una nuova direzione. Tanti i temi toccati dal segretario, Enrico Letta, che lascerà ufficialmente il suo ruolo a marzo, quando verrà scelto il sostituto.
Il Covid, per esempio, e la gestione della pandemia da parte del nuovo governo, il rapporto con le altre opposizioni, soprattutto con il terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. O, ancora, le proposte sul tetto al contante della maggioranza di centrodestra. Ma anche un attacco a Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio, che ancora non ha parlato, appunto, della marcia su Roma.
Prima un omaggio a Giacomo Matteotti, il deputato (e segretario) socialista ucciso il 10 giugno del 1924 dai fascisti, poi la direzione del Partito democratico, per il segretario Enrico Letta.
Una giornata importante, dice, “storica per la democrazia“, e infatti non è scelto a caso il 28 ottobre, perché “ricorre il centesimo anniversario della pagina più buia dell’Italia: la marcia su Roma fu l’inizio della fine“, che certo è stata fondamentale, continua, “negli avvenimenti che hanno sconvolto il secolo scorso“. Non solo, però, perché in Grecia, il 28 ottobre, si ricorda il 1940 con la festa del No, il no all’invasione di Benito Mussolini. Quindi alla direzione del Pd, si richiama quel no al fascismo, “che è elemento costitutivo del nostro fare politica. Facciamo di tutto perché questo lavoro sia un lavoro vincente“.
Che parte anche da nuove proposte, come quella di un percorso “più concreto, stringente, con date e obiettivi. Oggi, cento anni dopo la marcia su Roma, comincia il percorso costituente del Pd“, che sarà ancora più vincente, ammette, perché “oggi non si sa già chi lo vince“, e questo non è mai successo prima. “In tutti i congressi – spiega -, quando cominciavano si sapeva già chi aveva vinto e gli sfidanti lo facevano per tenere una bandiera di posizione“. Apertura, dunque, reale, rinnovamento e partecipazione.
A gennaio, quindi, dopo aver riflettuto a sufficienza, si avrà “manifesto dei valori e dei principi, frutto del lavoro complessivo“, poi ci confronterà con un voto: le primarie saranno il 12 marzo, ma le candidature dovranno essere presentate entro il 28 gennaio, prima il percorso, però, che prenderà via il 7 novembre con un appello alla partecipazione. Un appello a cui potrebbero rispondere anche da Articolo Uno secondo quanto dice il coordinatore nazionale e deputato, Arturo Scotto.
Ma non c’è solo il processo interno al partito di cui parlare per Letta. “Siamo opposizione e abbiamo cominciato a cambiare il nostro vocabolario, la nostra testa e il nostro modo di porci rispetto a una politica che ci ha visto negli ultimi anni sempre al governo“, precisa nel suo intervento al Nazareno.
Una nuova vita e una nuova storia, in cui non ci si deve spaventare perché il governo ora è in una fase di “evidente luna di miele, un evidente vento in poppa e noi siamo in una fase complessa e complicata“. “Il nostro dover costruire l’opposizione, a partire da un voto che ha dato vita a un governo di destra, dobbiamo essere determinati perché il governo Meloni non ha perso tempo rispetto alle indicazioni con cui muoversi, riportando le lancette indietro“. L’affondo riguarda soprattutto quello che verrà fatto con la gestione della pandemia da Covid, che punta, dice, a “disattendere la filosofia complessiva delle scelte che abbiamo fatto in questi anni con il ministro della Salute, Roberto Speranza“.
Il messaggio che vogliono mandare dal governo, secondo Letta, è quello del liberi tutti, l’esatto contrario di quello per cui loro hanno lottato in questi ultimi due anni e mezzo, ma un messaggio anche “sbagliato nei toni e nei tempi, che sottintendono la volontà di fare un regolamento di conti sul passato“. E questo lo si vede, per esempio, continua anche per la proposta di alzare il tetto all’uso del contante, che “ha il senso di strizzare l’occhio agli evasori“. “Una frase più infelice di ‘aumentare il tetto del contante è un favore ai poveri’ la presidente del Consiglio non poteva dirla. Questo, assieme alla volontà di abolire il reddito di cittadinanza rende l’idea della direzione in cui questo governo intende muoversi“.
Per cui le opposizioni, che dovrebbero essere unite, e con cui si è disponibili a dialogare, ma senza farsi prendere in giro. “C’è un’opposizione – attacca di nuovo il segretario – che della opposizione non ha nulla e che ha già trasferito le tende nel campo della maggioranza“, perché chi passa il suo tempo a sferrare colpi a loro (o al MoVimento 5 stelle) “è solo una stampella della maggioranza“, conclude riferendosi, ovviamente e implicitamente, a Matteo Renzi e Italia Viva, con cui in realtà, neanche ai tempi del Partito democratico, è mai stato amore.
Tornando un attimo al governo, poi, Marco Miccoli, esponente dem, fa notare come a mezzogiorno e “da Giorgia Meloni nemmeno una parola sulla marcia su Roma“.
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