“Deve andare a denunciare, se viene le mandiamo una macchina”. La risposta del 112 al padre di Alberto Scagni, prima del delitto della sorella.
Poteva evitare la morte di Alice Scagni, quella telefonata al 112 del padre? Alberto ucciderà la sorella con 19 coltellate, proprio dopo la segnalazione del padre, in quel primo maggio. La polizia era stata allertata, delle minacce e della preoccupazione della famiglia. Il padre al telefono aveva detto di essere preoccupato soprattutto per l’incolumità di Alice e del marito. La riposta della Questura: “Non funziona così, deve andare a denunciarlo, poi mandiamo una macchina“.
La telefonata al 112 del padre di Alberto Scagni, Graziano, è stata resa a disposizione delle parti, dopo essere rimasta coperta dal segreto istruttorio. Condivisi anche i primi 6 minuti da Repubblica, nell’estratto della registrazione si nota tutta la preoccupazione del padre di Alice, che di lì a poco perderà la figlia, uccisa dopo le ripetute minacce.
Il primo maggio 2022 infatti, Alberto aveva raggiunto la sorella sotto casa colpendola con 19 coltellate mentre questa stava portando a spasso il cane.
Una tragedia evitabile? Le segnalazioni da parte dei genitori pare fossero arrivate, ripetute anche, come si chiarisce dalla registrazione della telefonata del padre in cui l’uomo chiede aiuto alla polizia. Nella telefonata infatti chiaramente il padre richiede l’invio di una pattuglia a causa delle minacce del figlio: “Mi ha detto che se non gli do i soldi mi taglia la gola”.
La Questura infatti risponde invitando l’uomo a esporre denuncia anche ai carabinieri, ma soprattutto, di non poter fare niente perché quelle minacce di morte erano arrivate a telefono: “Noi come facciamo a sapere dov’è se le minacce ve le ha fatte a telefono?”.
Ma Graziano Scagni insiste, chiedendo aiuto. L’agente al telefono insiste: “Se suo figlio torna non apra la porta e ci ricontatti, e noi mandiamo la macchina. La denuncia non so se può farla adesso. La faccia domani che non è festa.
Le perplessità del padre rimangono: “E se esco e mi taglia la gola per strada?”. Sorte che, tristemente, è toccata alla figlia. L’appello del padre eppure era arrivato: “Perché non intervenite a casa di mio figlio?”, ma la risposta del 112 era stata: “Non possiamo arrestarlo, lei non ha fatto una denuncia contro suo figlio”.
E così Graziano Scagni e Antonella Zarri, genitori di Alberto e Alice, hanno puntato il dito contro i mancati interventi delle forze dell’ordine, nonostante i solleciti ripetuti da parte della famiglia, le minacce ricevute, le segnalazioni e le chiamate. La Procura, nel caso del delitto, ha indagato due funzionari della questura di Genova. Due agenti sono stati interrogati la settimana scorsa, proprio nell’ambito della telefonata durata 15 minuti tra il padre di Alberto e il funzionario del 112.
Alcuni giorni fa lo stesso Alberto – adesso in carcere a Genova – ha richiesto un interrogatorio, dicendo che non c’era alcun poliziotto il giorno del delitto a controllare l’abitazione della sorella: “Alice mi aveva detto che sotto casa c’era sempre, ma quel giorno non c’era”.
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