Il padre di Filippo Turetta – accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin – ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera.
Nicola Turetta si è detto devastato per quanto accaduto.
Nicola Turetta, padre di Filippo, il 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa di Vigonovo trovata morta lo scorso sabato mattina in un canalone del lago di Bàrcis, ha concesso un’intervista al Corriere della Sera. L’uomo si è detto devastato per l’efferato crimine di cui si è macchiato il figlio e ha negato di aver cresciuto Filippo in un clima di cultura patriarcale.
“Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto di mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza di genere. Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto”, ha raccontato Nicola Turetta.
“Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio”.
Per quanto riguarda l’ipotesi della premeditazione, che potrebbe essere contestata a Filippo, Nicola Turetta nega che il figlio possa aver organizzato l’omicidio: “Gli sarà scoppiata qualche vena nel cervello, non so darmi una spiegazione”.
Mentre il giudice per le indagini preliminari ha cercato di ricostruire gli ultimi istanti di vita di Giulia, da qualche ora circola la notizia che nell’auto di Filippo Turetta – al momento detenuto nel carcere di Halle in Germania – gli inquirenti abbiano trovato un coltello. Sul luogo della prima aggressione a Giulia, era stato trovato un altro coltello, con una lama di 21 centimetri. Presumibilmente è con quello che Turetta ha colpito Giulia. Quella sera, nel parcheggio vicino casa di Giulia, Filippo ha aggredito la ragazza a mani nude, mentre erano in auto. Un vicino di casa, allarmato dalle urla di Giulia, ha allertato i carabinieri, ma quando i militari sono arrivati non c’era più nessuno. A quel punto Filippo si è diretto verso l’aria industriale di Fossò e lì è avvenuta l’aggressione mortale. Giulia ha tentato di fuggire dall’auto, ma Filippo l’ha inseguita e l’ha colpita con un coltello. Giulia è finita a terra, battendo violentemente la testa sul marciapiede. A quel punto Filippo l’ha caricata in auto e poi – dopo circa due ore – ha gettato il corpo in un dirupo, dove poi, esattamente una settimana dopo, è stato rintracciato da un cane della Protezione Civile.
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