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Cronaca

Il padre di Saman Abbas sarà presente al processo in videocollegamento

Tra pochi giorni si terrà la nuova udienza del processo per la morte di Saman Abbas. Il padre indagato parteciperà in videocollegamento. L’uomo è accusato di aver ucciso con altri parenti la giovane e averne occultato il corpo, sparendo poi dall’Italia.

Saman Abbas – Nanopress.it

A Reggio Emilia prosegue il processo nei confronti dei parenti di Saman Abbas, giovane di appena 18 anni sparita nel nulla quasi due anni fa. I suoi resti sono poi stati ritrovati nel novembre scorso in un casolare abbandonato. È di pochi minuti fa la notizia che il 14 aprile, data della prossima udienza, il padre Shabbar sarà in videocollegamento dalla prigione di Islamabad dove si trova detenuto.

Omicidio Saman Abbas: il padre in collegamento video. I motivi

Il 19 novembre scorso, in un casolare abbandonato di Novellara, vicino all’abitazione della famiglia, i resti di Saman sono tornati alla luce. L’autopsia ha rivelato come la ragazza sia morta a causa di uno strangolamento, come ha rivelato una frattura al collo.

Shabbar Abbas – Nanopress.it

Per la sua morte tutti i familiari della diciottenne sono sotto processo: lo zio Danish Hasnain, i due cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, oltre al padre Shabbar e la madre Nazia Shaheen, tuttora latitante. L’accusa, gravissima, quella di omicidio premeditato e soppressione di cadavere.

Il padre della giovane, che aveva fatto perdere le sue tracce tornando nel natìo Pakistan, pochi giorni prima del ritrovamento del cadavere viene arrestato nel Paese in attesa di estradizione in Italia.

Il 10 febbraio scorso, il processo per l’omicidio della Abbas è cominciato, ma finora, a causa dei continui rinvii da parte di Islamabad, Shabbar non era mai apparso in aula. Non accadrà nemmeno il prossimo 14 aprile, ma perlomeno sarà in collegamento video dalla sua prigione pakistana.

Omicidio di Novellara: le tappe della triste vicenda

Saman scompare nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio del 2021, a Novellara, paese in provincia di Reggio Emilia dove viveva con la sua famiglia, originaria del Pakistan.

Gli Abbas si erano trasferiti in Italia nel 2016, e il rapporto tra la ragazzina e i parenti non era mai stato dei migliori, al punto che pochi mesi prima della sua scomparsa li aveva denunciati poiché volevano imporle un matrimonio combinato nel Paese di origine.

La ragazza era quindi stata affidata a una comunità d’accoglienza e nel frattempo aveva iniziato una relazione con un ragazzo, Saqib. Ad inizio aprile 2021, tuttavia, Saman era tornata dalla famiglia, con tutta probabilità per recuperare i suoi documenti. La madre l’aveva pregata di rimanere con loro, promettendole che non avrebbe più ricevuto pressioni.

Il 22 aprile, tuttavia, proprio la 18enne aveva denunciato nuovamente i parenti per sequestro dei documenti. Alcuni giorni dopo, la scomparsa. Proprio il fidanzato Saqib, allarmato nel non riuscire più a contattarla, ne aveva denunciato la sparizione, dando avvio alle indagini da parte delle forze dell’ordine.

Nel frattempo, i genitori della ragazza spariscono, e a rispondere alle domande degli inquirenti rimangono solo il fratello minore e lo zio Danish, i quali spiegano come la coppia sia dovuta tornare in Pakistan per assistere una parente malata.

Il fidanzato di Saman, però, è in possesso di un messaggio vocale della ragazza ricevuto il 30 aprile, in cui afferma di temere per la sua vita e di aver ascoltato i genitori parlare di un piano per toglierle la vita.

Shabbar dal Pakistan afferma durante un’intervista che la figlia si trova in Belgio, e che a breve darà sue notizie, tornando il 10 giugno in Italia. Gli inquirenti non gli credono, e il 7 giugno iscrivono tutti i parenti nel registro degli indagati.

Saman, lo sdegno delle associazioni antiviolenza

Al processo iniziato lo scorso 10 febbraio, Trama di Terra si è costituita parte civile. Si tratta di un’associazione fondatasi nel 1997 a Imola e che lotta contro ogni tipo di violenza contro le donne e quella verso le discriminazioni di genere.

Saman Abbas – Nanopress.it

“Abbiamo deciso di costituirci parte civile nel processo per sottolineare e gridare che è necessario mettere in campo tutte le risorse per prevenire i reati di matrimoni forzati e i più gravi reati di femminicidi” hanno spiegato le responsabili.

Si spera ora che la richiesta di estradizione firmata dall’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia, venga finalmente accettata. Così facendo il padre di Saman potrà essere infine estradato e processato per il suo orribile crimine, anziché limitarsi ad assistere alle fasi del processo in collegamento.

Amanda Merli

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