Prosegue il viaggio di Papa Francesco in Ungheria, dove oggi ha trattato il tema dei migranti parlando di “porte chiuse”.
Nel suo ultimo giorno di visita apostolica si è rivolto ai fedeli durante l’omelia della messa in Piazza Kossuth Lajos a Budapest, ai quali ha detto che è necessario accogliere e ascoltare chi è in difficoltà, con chiaro riferimento ai migranti. “Ci sono troppe porte chiuse verso chi cammina accanto a noi ogni giorno. La nostra società rischia di atrofizzarsi nella solitudine, allontanando ciò che è diverso, migrante, straniero o povero” queste le parole del pontefice in una piazza gremita di persone, che hanno voluto partecipare alla sua messa prima di salutarlo per il ritorno in Italia, previsto per oggi.
Papa Francesco si trova in Ungheria nel suo secondo viaggio apostolico di quest’anno, iniziato il 28 aprile. In questi 3 giorni ha incontrato i rifugiati e i più sfortunati, visitato alcune comunità locali che si occupano dell’assistenza a persone fragili, accolto in ogni piccolo spostamento da una folla acclamante che gli ah dimostrato molto affetto e amore in questi gironi.
In Ungheria il Papa ha portato temi di pace toccando diversi luoghi simbolo di Budapest come la meravigliosa Basilica di Santo Stefano dove una folla da stadio è accorsa a rendergli omaggio al suo arrivo. Nel Paese il pontefice ha incontrato le autorità e i membri del clero, toccando diversi temi importanti come il conflitto in Ucraina, il futuro del cristianesimo e l’emergenza relativa agli immigrati.
Papa Francesco è una persona che sa parlare ma sa anche ascoltare, lo ha fatto in questi giorni con i rifugiati che ha incontrato e dei quali ha ascoltato le storie. L’abbraccio con i profughi è stato il momento più toccante della giornata di ieri, insieme a quello in cui ha ricevuto alcuni bambini ipovedenti e disabili. Tante sono le persone che si trovano nel Paese per scappare dalla guerra in Ucraina, ricordiamo infatti che i luoghi che sta visitando Bergoglio distano solo 160 chilometri dalle zone più calde della guerra.
Queste giornate di viaggio sono state molto intense ma hanno trovato il Papa in buona salute nonostante la fedele carrozzina che lo accompagna nei suoi spostamenti, sostituita a volte dal bastone da passeggio. L’avanzare dell’età porta il Papa ad arrancare ma mai a fermarsi perché il suo spirito è giovane e più forte che mai. Un pontefice buono, semplice, umile e pronto ad ascoltare chi si affida a lui.
Ha raccolto le parole della toccante testimonianza di Oleg e Lyudmila Jakovlev, rifugiato ucraini dall’inizio della guerra che alla fine dell’incontro con il Papa hanno eseguito un brano al sax e fisarmonica dimostrando la loro bravura allo speciale ospite. Oltre alle loro parole, il pontefice ha ascoltato anche quelle di altre persone che hanno contribuito a rendere forte la comunità cattolica locale, come un diacono che ha fondato una casa per i senzatetto. Le parole pronunciate durante la visita alla Basilica di Santo Stefano a Budapest hanno voluto omaggiare ogni piccolo gesto:
“grazie per come avete accolto i profughi ucraini. anche nel dolore e nella sofferenza si ritrova il coraggio di andare avanti qaundo si trova una mano amica a sostenerci. è la forza che aiuta a credere che non è tutto perduto e che un futuro diverso è possibile. la nostra fede non deve distaccarci dalla vita reale e le preghiere non devono diventare un egoismo spirituale basato sulla propria situazione ma devono invitare ad aiutare il prossimo”.
Il pontefice ha ricordato che il vero fedele è quello che aiuta gli altri e non quello che guarda solo alla soddisfazione propria e del suo piccolo nucleo, inteso come i cari più prossimi. La vera fede è quella scomoda, quella che fa uscire incontro ai poveri.
Gli stessi concetti sono stati espressi poi nella visita all’Istituto cattolico per i bambini ciechi, ipovedenti e disabili di Budapest. Qui dopo aver ascoltato una ragazza non vedente e disabile, cantare l’Ave Maria, ha pronunciato alcune parole di ringraziamento verso gli ospiti della struttura. Ha ringraziato anche il direttore del centro per il suo lavoro.
Dopo l’intenso programma di ieri con la visita alla comunità greco-cattolica, l’incontro con i giovani alla “Sportarena” e poi quello con i confratelli Gesuiti in Nunziatura, anche oggi l’agenda di Papa Francesco prevede un ultimo appuntamento importante, alle 16 infatti incontrerà il mondo universitario e della cultura presso la Facoltà di Informatica e Scienze Bioniche dell’Università Cattolica “Peter Pazmany”. Poi ci sarà la cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale di Budapest alla presenza del vice primo ministro Zsolt Semjen, lo stesso che lo ha accolto al suo arrivo.
La partenza per Fiumicino è prevista intorno alle 18, con arrivo alle 19.55.
Sicuramente uno dei discorsi più toccanti di Bergoglio è stato quello di questa mattina, in tema migranti. Il Papa ha parlato in Piazza Kossuth Lajos, dove ha tenuto una messa che è iniziata alle 9, che è stata seguita dal Regina Caeli. Hanno partecipato all’evento 50mila persone, di cui 30mila solo nella piazza, questo riferisce la Sala stampa vaticana.
Si tratta della piazza principale della nazione ungherese, qui sorge l’edificio neogotico del Parlamento ungherese, simbolo della capitale, ma anche il Museo Etnografico e il Ministero dell’Agricoltura e dello sviluppo Rurale. Ci sono poi vari monumenti, statue e memoriali che contribuiscono a donare uno scenario unico alla messa del Papa, ospite d’onore di questi 3 giorni.
Al suo arrivo nella piazza, ha fatto il giro sulla papamobile per salutare i tanti fedeli accorsi. Bergoglio è felice nel vedere che il suo arrivo ha avuto un feedback più che positivo e ringraziando del calore umano ricevuto, ha parlato in un discorso rivolto ai tanti presenti, fra cui la presidente Katalin Novak e il primo ministro Viktor Orban, concentrandosi sul tema migranti.
“è triste vedere tante porte chiuse verso chi cammina ogni giorno accanto a noi. stranieri, poveri, migranti, vengono emarginati e la nostra società rischia di atrofizzarsi sull’individualismo, guardando solo a sé stessi in una sorta id egoismo spirituale”
Papa Francesco ha ricordato che tutti possono fare la loro parte per una società più inclusiva verso chi è svantaggiato, con un gesto, con le parole e con le piccole attività quotidiane. Prendendo esempio da Gesù, non bisogna sbattere la porta in faccia a chi chiede aiuto.
“Bisogna aprire le porte e questo vale anche per me stesso, per i vescovi, per i sacerdoti e tutti i pastori. lo dico a tutti, aiutiamo i nostri fratelli e creiamo una comunità inclusiva che porge la mano e accoglie la parola del signore”.
Sono tanti coloro che si trovano nel Paese per fuggire dagli orrori e dalle persecuzioni della propria terra d’origine, qualunque essa sia. Qualsiasi sia la ragione, l’invito del Papa è quello di accogliere e non respingere perché tutto il mondo deve essere una grande comunità dove ognuno si sente a casa e fra persone amiche. Solo così si abbatteranno i muri dell’odio, che molto spesso derivano dalla non conoscenza verso ciò che è diverso.
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